Dal mito di Ippocrate alle Linee Guida Nazionali: viaggio nell’uso del cavallo a scopo terapeutico – Parte 4

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Dal mito di Ippocrate alle Linee Guida Nazionali: viaggio nell’uso del cavallo a scopo terapeutico – Parte 4

L’équipe che cura: ruoli, competenze e formazione nella Terapia Assistita con il Cavallo

 

Introduzione

Dopo aver esplorato il passaggio dal feeling ai dati, è giunto il momento di entrare nel “motore” della Terapia Assistita con il Cavallo (TAC): l’équipe interdisciplinare.
Non basta mettere insieme figure con competenze diverse (modello multidisciplinare); è fondamentale che queste interagiscano in modo integrato, condividendo obiettivi, linguaggi e responsabilità terapeutiche. La TAC, per sua natura, esige connessione, ascolto reciproco e costruzione comune del percorso.

  1. Un modello integrato: chi fa parte dell’équipe?

Le Linee Guida Nazionali (2015) e l’Accordo Stato-Regioni (2015) identificano chiaramente le figure chiave negli Interventi Assistiti con Animali (IAA):

  • Responsabile di progetto (sanitario o educativo, secondo obiettivo).
  • Referente d’intervento (in TAC, spesso un professionista della riabilitazione).
  • Coadiutore del cavallo (gestione e benessere dell’animale).
  • Veterinario esperto in IAA (supervisione del cavallo).
  • Medico di riferimento dell’utente (non sempre presente direttamente ma coinvolto nel percorso).

Come in ogni percorso riabilitativo efficace, anche nella TAC è richiesta un’équipe interdisciplinare: non solo figure diverse, ma professionisti capaci di integrare le proprie competenze.
Ciò che rende la TAC peculiare è la presenza del cavallo come co-terapeuta, che introduce una complessità relazionale, corporea ed etologica unica. Questo richiede che l’équipe sviluppi una competenza condivisa nella lettura della triade utente–cavallo–ambiente, integrando osservazioni cliniche, emotive, comportamentali e biomeccaniche.

  1. Competenze: oltre i titoli, la mentalità interdisciplinare

Non basta “esserci”: serve mentalità di squadra. La TAC richiede professionisti che sappiano:

  • ascoltare attivamente,
  • leggere il linguaggio non verbale di cavallo e utente,
  • costruire obiettivi comuni e rivederli nel tempo,
  • gestire conflitti tra approcci professionali diversi.

Il vero valore aggiunto non è la somma delle singole competenze, ma la capacità di cooperare in modo dinamico attorno a un processo terapeutico vivo e in continua evoluzione.

  1. Formazione: requisiti minimi e sviluppi possibili
    I percorsi formativi previsti dalla normativa italiana (es. 120 h per coadiutore del cavallo) sono indispensabili ma non sufficienti.
    La qualità nasce dalla formazione continua, che sviluppi competenze trasversali e approfondisca aspetti cruciali come:
  • l’approccio bio-psico-sociale alla disabilità e alla riabilitazione,
  • la conoscenza e applicazione dell’ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento),
  • l’etologia applicata e il benessere equino,
  • la comunicazione aumentativa e le strategie relazionali non verbali.

Formazione tecnica e crescita personale devono procedere insieme, perché lavorare in TAC è anche confrontarsi con la propria capacità di stare nella relazione, nel silenzio e nell’incertezza.

  1. Riflettere per adattarsi: la TAC richiede più che azione

In ogni ambito riabilitativo è buona pratica che l’équipe si fermi periodicamente a riflettere. Ma nella TAC, questa esigenza è ancora più marcata. Il cavallo è un partner attivo e sensibile: il suo comportamento, come quello dell’utente, può variare di seduta in seduta. Questo richiede una continua capacità di adattamento clinico, etologico e relazionale da parte dell’équipe.

Uno strumento chiave è il debriefing: un momento strutturato di confronto tra i membri dell’équipe, subito dopo l’intervento. È lo spazio in cui:

  • si condividono osservazioni (comportamenti, segnali corporei, tono emotivo),
  • si rilevano segni di stress o benessere del cavallo o dell’utente,
  • si discutono decisioni da rivedere o intuizioni emerse.

Inoltre:

  • la supervisione clinica ed etologica aiuta nei casi complessi;
  • gli audit periodici trasformano l’esperienza in apprendimento organizzativo.

Nella TAC, riflettere non è un lusso, ma una necessità imposta dalla ricchezza e imprevedibilità del setting triadico.

  1. E il cavallo? Parte dell’équipe a pieno titolo

Il cavallo non è un mezzo, ma un soggetto con sensibilità e memoria. Il suo stato emotivo e fisico influisce profondamente sull’intervento.
Monitorarne il benessere, riconoscerne i segnali, adattare il lavoro alle sue condizioni è un atto clinico, etico e relazionale.
Un’équipe competente sa che prendersi cura del cavallo significa prendersi cura dell’intervento stesso.

Conclusioni e prospettive

La TAC non si fonda solo sulla passione per il cavallo, ma su un lavoro di rete professionale consapevole e formata. L’équipe è il cuore pulsante dell’intervento: solo se coesa, riflessiva e competente può garantire:

  • sicurezza per utente e cavallo,
  • efficacia clinica,
  • dignità scientifica all’intervento.

Prossima tappa – Parte 5: ci sposteremo dal chi al come, esplorando l’organizzazione del setting TAC: maneggio, spazi, tempi, strumenti e accorgimenti per trasformare un ambiente naturale in un luogo terapeutico strutturato.

Riferimenti essenziali

  1. Snider, L., Korner-Bitensky, N., Kammann, C., Warner, S., & Saleh, M. (2007). Horseback riding as therapy for children with cerebral palsy: Is there evidence of its effectiveness? Physical & Occupational Therapy in Pediatrics, 27(2), 5–23.
  2. Cirulli, F., Borgi, M., Berry, A., Francia, N., & Alleva, E. (2011). Animal-assisted interventions as innovative tools for mental health. Annali dell’Istituto Superiore di Sanità, 47(4), 341–348.
  3. Fine, A. H. (2019). Handbook on animal-assisted therapy: Foundations and guidelines for animal-assisted interventions (5th ed.). Academic Press.
  4. Ministero della Salute. (2015). Linee guida nazionali per gli interventi assistiti con gli animali. https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2119_allegato.pdf
  5. Regioni.it. (2015). Accordo tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano relativo alle “Linee guida nazionali per gli interventi assistiti con gli animali (IAA)” (Repertorio atti n. 60/CSR del 25 marzo 2015).
  6. Francia, N., Borgi, M., Collacchi, B., & Cirulli, F. (2019). Metodologie per la valutazione dell’idoneità e del benessere animale negli Interventi Assistiti con gli Animali (Rapporti ISTISAN 19/4). Istituto Superiore di Sanità. https://www.iss.it/documents/20126/0/19_4_web.pdf
  7. IAHAIO. (2018). The IAHAIO definitions for animal assisted intervention and guidelines for wellness of animals involved in AAI. https://iahaio.org/wp/wp-content/uploads/2018/04/iahaio_wp_updated-2018-final.pdf

Dott.ssa Barabara Montagnana

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