Un nuovo caso di morte per esposizione all’amianto scuote le Forze Armate italiane: il Tar del Lazio ha condannato il Ministero della Difesa al pagamento di 200.000 euro di risarcimento alla famiglia di U.G., sottufficiale della Marina Militare, scomparso a causa di un mesotelioma pleurico contratto durante il servizio.
Per quasi quarant’anni, U.G. ha prestato servizio a bordo di numerose unità navali – Nave Palinuro, Carabiniere, Artigliere, Stromboli, Tanaro, Doria – e in diverse basi strategiche come Mariscuola Taranto, Venezia e Maridist Ostia, venendo costantemente esposto ad amianto e ad altre sostanze cancerogene senza adeguati dispositivi di protezione né informazione sui rischi.
La diagnosi, arrivata nel 2018, ha segnato l’inizio del drammatico epilogo: U.G. è deceduto all’età di 81 anni e solo un anno dopo, nel 2019, la sua malattia è stata formalmente riconosciuta come dipendente da causa di servizio; poi, nel 2022 il Ministero ha emesso il decreto che lo equiparava a vittima del dovere.
Durante la sua lunga carriera militare, U.G. si era distinto per dedizione e merito: era stato insignito del titolo di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana nel 1960, e successivamente aveva ricevuto la Croce d’Oro di anzianità di servizio, con e senza stelletta.
Ma a nulla sono valsi i riconoscimenti quando si è trattato di fronteggiare gli effetti letali dell’amianto.
L’Osservatorio Nazionale Amianto ha promosso il ricorso al Tar del Lazio e il Tribunale Amministrativo, dopo l’istruttoria, ha accolto integralmente le richieste della vedova e del figlio, riconoscendo il danno “Iure hereditario” (cioè trasmissibile agli eredi) e la responsabilità diretta dell’Amministrazione militare.
Un altro valoroso difensore della Patria stroncato dall’amianto: i numeri purtroppo parlano chiaro: i casi di decesso tra i militari della Marina continuano a crescere, confermando i dati epidemiologici allarmanti”.
Andrea Gentili