Cerimonie e referendum

Interviste & Opinioni

Di

di Canio Trione
A nessuno è sfuggito che per l’ennesima volta nelle celebrazioni della Repubblica e delle forze armate si potevano ammirare da un lato le autorità e i militari celebrare la Repubblica mentre fuori dei recinti protettivi si accalcava plaudente la massa dei “semplici” come si chiamavano vari secoli fa le persone normali.
Cioè i mentre i pagatori di tasse stanno fuori, i percettori di tasse cui la Repubblica paga stipendi e divise, pensioni future e tasse attuali, ferie e diritti vari (sempre da loro stessi determinati) sono osannati e festeggiati… come se la Repubblica fosse cosa loro.
In sinistra concomitanza il sindacato ci chiama a votare per la modifica di dispositivi voluti dalla sinistra stessa che però nel frattempo si è divisa. Quindi chi dice “si” è dalla parte di una sinistra mentre chi dice “no” è dalla parte di un’altra sinistra…. ma sempre sinistra è!
Giustamente qualcuno dice non vado a votare per non passare per uno di sinistra… sinistra peraltro incerta su quello che vuole….
Ma la verità quale è? A guardare le celebrazioni anzi dette si capisce che esiste una Italia distaccata dalla maggioranza della popolazione. l’Italia amministrativa, quella fatta di diritti (come dicono i sindacati e cioè quelli che altrimenti si chiamano privilegi) per gli inclusi e di esclusione per gli altri,… mentre c’è un’altra Italia che produce, che è priva di diritti e che chiede di assumere senza troppi orpelli nuovi lavoratori; possibilmente a costi compatibili con le possibilità di spesa dei consumatori. Ma come si fa a garantire un lavoro continuo e ben pagato? Se i sindacalisti promotori del referendum avessero mai provato a raccogliere le olive in quel di Bitonto o le ciliegie a Turi o a riparare un pneumatico o confezionare una maglietta saprebbero che NESSUNO rimane senza lavoro neanche un giorno per la semplice ragione che vi sono molti padroni in gara tra loro nell’ accaparrarsi i pochi lavoratori disponibili…e van bene tutti perché il lavoro non può attendere. E questo è vero dappertutto nella Puglia barese. Dove il lavoro è precario? Dove i padroni non vi sono o sono avanzi di galera privi di cultura e di soldi. Cioè per dirla in altra maniera: se le imprese vi sono e hanno disponibilità, il lavoro c’è e nessuno che voglia lavorare rimane a casa. Se invece le regole sindacali e statali, la malavita e l’assenza di strutture, il fisco e la burocrazia hanno la meglio allora gli imprenditori se ne vanno e rimane il deserto.
Questo è assolutamente evidente ed è sotto gli occhi di tutti.
Quale schieramento politico dice chiaro e tondo che va favorita l’impresa -non certo dandole soldi e bonus- ma anche liberalizzando il lavoro? Quale schieramento dice che la precarietà produce in pochissimi anni l’afflusso di nuovi imprenditori? Quale schieramento dice che il sindacato deve cambiare totalmente pelle e deve dedicarsi interamente a difendere i lavoratori dalle grandi imprese e dalla pubblica amministrazione?
Quindi questo referendum intriso di concetti e idealità superate getta un’ombra sinistra sulla natura dell’Istituto referendario degradato a strumento di tattica partitica su temi che descrivono la distanza siderale tra la realtà di ogni giorno e la mentalità di questi promotori. Senza parlare della questione cittadinanza.
Non abbiamo tempo pere attardarci su queste disquisizioni! con il Poeta diciamo “non ragioniam di lor ma guarda e passa”.
 
Canio Trione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Traduci
Facebook
Twitter
Instagram
YouTube