Alla Cittadella della pace clima festoso e dialogo “alto” tra il presidente e le nuove generazioni. Il capo dello Stato: vanno ricercati ostinatamente punti di incontro
Il presidente Sergio Mattarella tra i ragazzi accorsi a Rondine – Ansa
«Presidente, noi di pace non parliamo quasi mai. La pace cerchiamo di viverla, di praticarla in concreto, oltre le parole vuote o la retorica. Ma ci sentiamo poco ascoltati…». Quella di Chiara, della provincia di Cuneo, è una delle voci di quei meravigliosi 8mila ragazzi – tanti ne hanno contato a fine giornata gli organizzatori – che si sono inerpicati, festosi e lieti, sotto il sole cocente, diretti alla spianata davanti alla Cittadella della pace di Rondine. L’occasione è la Youtopic Fest 2025, suggellata quest’anno da un ospite davvero importante. La domanda che rivolge al presidente Sergio Mattarella dà voce a questo popolo, a questa esperienza dove il dialogo fra “nemici” non solo è possibile ma è addirittura ricercato, praticato, insegnato.
Il rumore delle pale dell’elicottero presidenziale a un certo punto ha idealmente affiancato, dal cielo, il cammino di questi ragazzi, in larga misura provenienti dagli istituti scolastici della provincia di Arezzo, ma tanti anche i genitori, gli insegnanti e gli studenti delle oltre 30 sezioni Rondine di tutta Italia che, in crescita esponenziale e contagiosa, diventeranno oltre 60 il prossimo anno. Un serpentone lungo quasi 2 chilometri si è snodato in un tragitto di spettacolare bellezza fra i colli aretini: praticamente quando i primi erano già in cima, gli ultimi erano appena partiti.
Uno striscione prende in giro i nuovi padroni del mondo: «Make the peace great again», c’è scritto, a correggere il noto slogan trumpiano. Dialogo prima di tutto, quindi. Un vero e proprio “metodo Rondine” che si insegna e si impara alla World House, lo Studentato Internazionale di Rondine Cittadella della Pace che ospita l’evento. Il punto nevralgico di quest’esperienza è anche lo snodo centrale dell’intervento di Mattarella, che è arrivato qui, senza testi scritti, con l’idea di rispondere alle domande dei ragazzi. Dalla dimensione interpersonale a quella internazionale occorre «ostinatamente ricercare contatti, rapporti, collaborazioni, punti di incontro», dice Mattarella, che condivide pienamente questa idea di pace che nasce nei rapporti umani e richiama le istituzioni al loro ruolo.
Reduce dall’incontro con il Pontefice, «al quale – dice – ho portato l’affetto dell’Italia», Mattarella ricorda come la Repubblica italiana e il progetto dell’Unione Europea siano nati entrambi sulla parola pace e dunque si snaturano se di discostano da essa. La corsa al riarmo denunciata dai ragazzi per Mattarella è però il frutto amaro del «rifiuto del diritto internazionale e del ruolo delle organizzazioni internazionali», del «ritorno della politica di potenza e della volontà di dominio sulla base del vantaggio militare». Ma «l’equilibrio nel mondo non si realizza soltanto sul piano militare, si realizza ricostruendo un sistema di rapporti internazionali che ripristini il rispetto delle regole internazionali». Ed ecco il compito dell’Europa: «Divenire uno dei perni di una mediazione internazionale per ridisegnare tutti insieme un nuovo sistema di sicurezza, di coesistenza, di collaborazione che allontani gli spettri che stiamo vedendo, della guerra e del contrasto».
E qui Mattarella lancia, sul piano politico, il monito più forte: «La Ue deve essere unita, deve essere più efficiente resistendo agli attacchi dall’interno e dall’esterno. Questo è il compito dell’Europa», dice, indicando così nuovamente la necessità, sollecitata già a Bruxelles davanti alla Commissione Ue, di darsi una nuova governance più efficiente e meno vincolata al veto dei più riottosi.
Bernadette, studentessa del Mali, aveva portato la sua toccante testimonianza: «Nel novembre 2015 la guerra è entrata nella mia vita. Ha rubato la mia infanzia, ma non la mia speranza». Fondamentale la sua scelta di vivere due anni a Rondine insieme a coetanei provenienti da terre lacerate come Ucraina, Israele, Palestina, Russia, Caucaso, Balcani, America Latina e Africa, «per superare la logica del nemico e condividere il dolore». E anche per ribellarsi a una tendenza subdola, quella di ritenere i morti africani quasi ininfluenti. «Per chi ha la pelle come la mia, morire è quasi normale.
Ma a Rondine no», dice. «A nome dei miei compagni, in particolare russi, ucraini, israeliani e palestinesi – dice ancora, Bernadette – sono qui a chiedere a lei Signor Presidente e a tutta la comunità internazionale di compiere passi concreti verso una pace duratura sia in Ucraina che a Gaza e in tutti gli altri conflitti dimenticati: cessate il fuoco, liberate gli ostaggi e i prigionieri, accesso agli aiuti umanitari, riconoscimento reciproco e dei diritti di tutti i popoli, smettere di investire nelle armi per educare nuovi leader di pace».
Una presenza, quella del capo dello Stato, dice il fondatore e presidente di Rondine, Franco Vaccari, che «ha segnato un momento storico, profondamente simbolico e carico di emozione, nel cuore di un luogo che da decenni testimonia la possibilità concreta di trasformare il conflitto in relazione».
Mattarella indica ancora la prospettiva dell’Ue, che è nata grazie ad un «capovolgimento di prospettiva, davvero una straordinaria rivoluzione di pensiero». Un cambiamento culturale si impone e tocca anche il ruolo del web, «curiosamente nato per mettere in contatto le persone in tutto il mondo», oggi usato per creare conflitti, e che «rischia di far ignorare il rapporto umano, di far dimenticare la relazione personale e di isolare in una bolla di solitudine e quindi di ignorare l’umanità altrui».
Giacomo Marcario