Milano scopre Cuba con Bertolini

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Alla rassegna “Cuba & Cinema”, presso la Biblioteca Chiesa Rossa, due documentari del regista milanese offrono una lettura non convenzionale dell’isola

La rassegna “Cuba & Cinema“, appena conclusasi presso la Biblioteca Chiesa Rossa di Milano, ha proposto, di fronte a un pubblico numeroso e attento, uno sguardo articolato sull’isola caraibica, lontano sia dalla retorica celebrativa sia da quella ideologica. Due film documentari di Luigi Bertolini hanno offerto al pubblico milanese una prospettiva inedita su una nazione che continua a interrogare l’immaginario collettivo occidentale.

“Cuba è una nazione viva, complessa e resiliente” ha dichiarato il Console Generale di Cuba a Milano, Marcos Hernández Sosa, nell’inaugurare l’evento. “Ciò che più ci preme è che il mondo la guardi senza filtri ideologici, ma con rispetto, apertura e desiderio di ascolto”.

Hernández Sosa ha sottolineato l’importanza di occasioni culturali come questa “in cui si supera la superficie per restituire, attraverso il cinema, la musica e la memoria storica, tutta la stratificazione della nostra realtà: dalle conquiste sociali agli ostacoli quotidiani, dai simboli della lotta rivoluzionaria alle voci, spesso silenziate, di chi oggi cerca un futuro dentro l’isola”.

 

Il Che trent’anni dopo

La rassegna si è aperta con la proiezione di Il Che a Cuba trent’anni dopo, lungometraggio prodotto e distribuito dall’Istituto Luce. Realizzato a tre decenni dalla morte del guerrigliero argentino, il film analizza come la memoria  del Comandante si rifletta sulle attuali condizioni sociali e politiche dell’isola.

Come ha ricordato il Console “la figura del Che continua a parlare anche alle nuove generazioni, ma oggi Cuba deve misurarsi con urgenze concrete: l’accesso ai beni essenziali, l’emigrazione giovanile, le sfide economiche aggravate da un embargo anacronistico”.

 

il Console Generale di Cuba a Milano Marcos Hernández Sosa

La seconda serata ha proposto altre due opere inedite di Bertolini. Il primo documentario racconta il rientro a Cuba dei resti del Che nel 1997, evento che ha segnato una tappa significativa nel consolidamento del mito rivoluzionario. La cerimonia, voluta dal governo cubano, ha avuto un forte impatto interno e ha rilanciato all’estero l’immagine di un paese che ancora fonda parte della propria identità sulla narrazione della rivoluzione del 1959.

 

La ferrovia come metafora

Il secondo film, El ferrocarril de Cuba, ripercorre invece la storia della prima ferrovia dell’America Latina, inaugurata nel 1834, e tra le più antiche al mondo. Un’infrastruttura che per decenni ha simboleggiato il progresso, ma che oggi versa in condizioni critiche. Secondo un rapporto pubblicato nel 2023 dal Ministerio del Transporte de Cuba, oltre il 60% del materiale rotabile risulta inutilizzabile e più di 5 mila chilometri di binari richiedono manutenzione urgente. La ferrovia è diventata così metafora di un paese bloccato tra memoria storica e presente incerto.

La serata è stata arricchita dalle composizioni musicali originali del maestro Berardo Mariani. Il Che, un oratorio ispirato alla figura di Guevara, e Infinity, una composizione pop che fonde elettronica e racconto civile. Per Mariani la musica è “uno strumento per attraversare il tempo. Gli autori e gli uomini passano, ma le opere e le idee restano per sempre”.

 

da sx: Bruno Contardi, il musicista Berardo Mariani, Giovanni Ierfone (ph G.B.)

Oltre i cliché

“Le opere di Bertolini” ha sottolineato il giornalista Giovanni Ierfone, “contribuiscono a costruire una narrazione che supera le semplificazioni. Non la Cuba da cartolina fatta di musica e spiagge, né esclusivamente quella del regime e della repressione. Piuttosto, un paese in cui convivono contraddizioni profonde e dove ogni gesto quotidiano, come prendere un treno, accendere una radio o raccontare una storia, è parte di un equilibrio fragile tra resistenza e rassegnazione”.

La rassegna, condotta con interventi colti e ben argomentati da Bruno Contardi, e organizzata da Rita Castronovo e Laura Ricchina, rispettivamente curatrice e direttrice della Biblioteca Chiesa Rossa, ha rappresentato un’occasione per osservare con maggiore attenzione una realtà complessa, spesso appiattita da letture ideologiche o strumentali.

Eventi come Cuba & Cinema restituiscono profondità a una realtà troppo spesso ridotta a slogan. Dimostrano come il cinema, la musica e l’arte in genere possano diventare ponti culturali, capaci di offrire strumenti di comprensione che vanno oltre le contrapposizioni ideologiche per raccontare la stratificazione di una società in continua trasformazione.

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