Dal mito di Ippocrate alle Linee Guida Nazionali: viaggio nell’uso del cavallo a scopo terapeutico – Parte 5

Equitazione

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Dal mito di Ippocrate alle Linee Guida Nazionali: viaggio nell’uso del cavallo a scopo terapeutico – Parte 5

 

Il luogo che cura: organizzare spazi, tempi e strumenti nella Terapia Assistita con il Cavallo; Dallo spazio equestre al setting terapeutico

Introduzione Dopo aver conosciuto i protagonisti dell’équipe interdisciplinare, ci spostiamo nel luogo dove la Terapia Assistita con il Cavallo (TAC) prende forma: il setting. Organizzare lo spazio, scegliere i tempi, curare l’ambiente e gli strumenti non è solo un atto logistico, ma una componente fondamentale dell’intervento terapeutico.

  1. Dallo spazio equestre al setting terapeutico I contesti in cui si svolge la TAC sono spesso maneggi sportivi o centri equestri adattati. Il termine “maneggio” deriva dal francese manège, a sua volta dal latino manus (mano) e agere(condurre): indicava originariamente l’arte raffinata di addestrare e condurre il cavallo, in un rapporto di sensibilità e ascolto. Nel tempo, il significato si è progressivamente ridotto a quello di spazio chiuso per l’equitazione, spesso utilizzato per fini sportivi o ricreativi, perdendo parte della sua ricchezza relazionale e formativa.

Recuperare quella complessità significa riconoscere che il maneggio può diventare un vero e proprio ambiente terapeutico, se progettato o adattato con criteri specifici:

  • accessibilità universale (rampe, servizi igienici adattati, percorsi sicuri),
  • spazi differenziati per grooming, attività a terra, interazione a cavallo o agli attacchi e momenti di osservazione,
  • attenzione alla qualità sensoriale (rumore, luce, odori, temperatura),
  • assenza di stimoli stressanti per il cavallo (es. musica ad alto volume, gare, pubblico eccessivo).

Poiché questi contesti ideali sono rari, è importante identificare e ridurre le criticità presenti, cercando di rendere ogni spazio il più funzionale, sicuro e rispettoso possibile per utente, cavallo ed équipe.

  1. Indoor o outdoor? Strutture possibili e adattamenti necessari La TAC può svolgersi in spazi all’aperto, coperti o indoor riscaldati, ciascuno con vantaggi e attenzioni specifiche:
Tipo di setting Vantaggi Considerazioni
All’aperto Stimolazione naturale, regolazione emotiva Esposto a condizioni meteo, necessita alternative in caso di maltempo
Coperto (non riscaldato) Protezione da pioggia e vento Può essere freddo, attenzione all’acustica e all’illuminazione
Indoor riscaldato Comfort termico, continuità stagionale Possibile riduzione di stimoli naturali, attenzione alla qualità dell’aria

L’adattabilità del setting è indice di competenza clinica: è fondamentale valutare quale ambiente sia più adatto a ciascun utente, obiettivo e stagione, privilegiando la sicurezza, il benessere del cavallo e la qualità relazionale.

  1. Tempi terapeutici: struttura, flessibilità e significato clinico La gestione del tempo nella TAC richiede equilibrio tra una struttura di base, che definisca durata minima e massima della seduta, e una certa flessibilità nel rispetto del ritmo dell’utente e del cavallo.

Una seduta può durare generalmente tra 30 e 60 minuti, e si articola in:

  • un’accoglienza iniziale che permetta l’orientamento dell’utente,
  • fasi di grooming e interazione a terra,
  • fase di interazione a cavallo o agli attacchi, se prevista e clinicamente indicata,
  • una chiusura che favorisca rielaborazione e distacco.

La frequenza degli incontri (ad esempio settimanale) dovrebbe essere sufficientemente stabile per garantire continuità terapeutica, ma modulabile in base a situazioni cliniche, stagionali o emotive.

Il tempo, nella TAC, non è solo una misura cronologica, ma anche tempo relazionale: fatto di pause, sguardi, attese condivise, sincronizzazioni corporee tra utente, cavallo ed équipe. Anche quando, per esigenze organizzative, si stabiliscono tempi fissi, sono proprio questi segnali relazionali e sensoriali a determinare il “tempo giusto” della seduta per quella persona in quel momento.

  1. Strumenti e accorgimenti: ogni dettaglio conta Ogni attrezzatura e accessorio utilizzato nella TAC è parte integrante del processo terapeutico:
  • selle adattate secondo esigenze posturali e cliniche, staffe, fascioni da volteggio, bardature specifiche per tipi di monta e per gli attacchi,
  • pedane, sollevatori e supporti per facilitare la salita e la discesa,
  • abbigliamento e dispositivi protettivi adattati (cap, stivali, imbottiture personalizzate),
  • aree grooming protette, dove si favorisca la relazione iniziale in sicurezza,
  • elementi naturali già presenti nel maneggio, la cui disposizione ordinata, stabile e riconoscibile può favorire l’orientamento sensoriale e la comprensione dello spazio. Ogni zona dovrebbe essere identificabile con chiarezza per vista, tatto, olfatto e udito:  ad esmpio la zona alimentazione del cavallo e quella di ristoro per gli utenti, i punti di accesso all’acqua per cavalli e persone, la “palestra in sabbia” usata per il lavoro e il gioco motorio del cavallo e lo spazio palestra per l’attività dell’utente ecc…

La disposizione ben delimitata di superfici come sabbia, legno, pietra, erba o acqua permette anche a chi ha gravi difficoltà sensoriali di orientarsi con maggiore sicurezza, e agli altri di cogliere la varietà e il valore comunicativo dei materiali.

La chiarezza e la coerenza dell’ambiente non impoveriscono l’esperienza, ma la rendono accessibile, significativa e rassicurante.

  1. Il setting come co-terapeuta Il setting può sostenere:
  • la motivazione intrinseca (desiderio spontaneo di esplorare e partecipare),
  • l’esplorazione motoria e relazionale (muoversi nello spazio, interagire con il cavallo e con gli altri),
  • la regolazione emotiva condivisa, ovvero la co-regolazione emotiva: la capacità dell’utente di modulare le proprie emozioni grazie alla presenza rassicurante del cavallo e dell’équipe,
  • il senso di competenza, ossia percepirsi capace di fare, scegliere e interagire attivamente (agency), favorendo autostima e protagonismo.

Nel modello ICF, lo spazio è un “facilitatore ambientale”: un elemento attivo nel processo, che può ridurre barriere e potenziare abilità. Anche un piccolo miglioramento strutturale può avere un impatto significativo.

  1. Adattarsi al clima, senza interrompere la relazione terapeutica Quando l’attività outdoor è impossibile, si possono prevedere:
  • l’utilizzo di spazi coperti o riscaldati,
  • attività indoor complementari (grooming simulato, rielaborazione video, attività sensoriali con materiali equestri),
  • pause programmate che mantengano la relazione anche senza la presenza del cavallo.

Garantire continuità e coerenza, anche in ambienti diversi, rafforza il senso di fiducia dell’utente e la valenza del percorso terapeutico.

Conclusioni Il setting della TAC è un elemento clinico, relazionale e simbolico. Progettarlo con cura significa favorire la salute, la sicurezza e il rispetto di tutti gli attori coinvolti.

Ogni scelta ambientale dovrebbe essere orientata al benessere della triade utente–cavallo–équipe. Anche in contesti non ideali, è possibile costruire ambienti terapeutici, passo dopo passo, con competenza e riflessione.

Prossima tappa – Parte 6
Nel prossimo articolo esploreremo le fasi della seduta di TAC: accoglienza, grooming, lavoro a terra, attività a cavallo o agli attacchi, chiusura. Analizzeremo modalità operative, scelte cliniche e il ruolo attivo del cavallo in ciascuna fase. Sarà una  panoramica con  anticipazione di futuri approfondimenti.

Riferimenti bibliografici

  1. Ministero della Salute. (2015). Linee guida nazionali per gli interventi assistiti con gli animali. https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2119_allegato.pdf
  2. IAHAIO. (2018). Definitions for Animal Assisted Intervention and Guidelines for Animal Welfare. https://iahaio.org/wp/wp-content/uploads/2018/04/iahaio_wp_updated-2018-final.pdf
  3. Fine, A. H. (2019). Handbook on Animal-Assisted Therapy (5th ed.). Academic Press.
  4. Francia, N., Borgi, M., Collacchi, B., & Cirulli, F. (2019). Metodologie per la valutazione dell’idoneità e del benessere animale negli Interventi Assistiti con gli Animali. Rapporti ISTISAN 19/4. https://www.iss.it/documents/20126/0/19_4_web.pdf
  5. Ulrich, R. S. (1984). View through a window may influence recovery from surgery. Science, 224(4647), 420–421.
  6. Cirulli, F., Francia, N., & Borgi, M. (2021). Animal-assisted interventions: What’s behind the efficacy? Frontiers in Psychology, 12, 697346. https://doi.org/10.3389/fpsyg.2021.697346

Dott.ssa Barbara Montagnana

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