Dal litorale romano parte il percorso nei Municipi promosso dal segretario Fabio Desideri: ascolto dei cittadini per una politica costruita sul territorio
Non parte da Palazzo Senatorio, né dalle stanze dei talk show televisivi, ma dai marciapiedi dei quartieri più marginali della Capitale il “Tour dei Municipi” lanciato da Pensiero Popolare Italiano.
Il primo incontro si è svolto giovedì scorso a Ostia, non a caso. Quartiere simbolo, e allo stesso tempo sintomatico, del fallimento di decenni di politiche pubbliche su gestione del territorio, servizi e sicurezza. Il litorale romano è spesso al centro della cronaca per vicende di criminalità organizzata, emergenze ambientali e degrado urbano, ma resta largamente ignorato nei circuiti della rappresentanza politica. “Invece di aspettare i cittadini in sede, andiamo noi nei luoghi in cui vivono. È il minimo che la politica dovrebbe fare”, dice Fabio Desideri, segretario nazionale del PPI, che incontriamo a margine della manifestazione tra i palazzi di Nuova Ostia e le piazze dimenticate del lungomare.
Cosa vi ha portato a cominciare proprio da Ostia?
Ostia è uno specchio impietoso dello stato in cui versa Roma. Un territorio che dovrebbe essere una risorsa strategica, culturale, ambientale ed economica, e che invece da anni è vittima di incuria, rovina e abbandono. I cittadini ci parlano di rifiuti, mancanza di trasporti, occupazioni abusive, criminalità, ma soprattutto di un senso di isolamento cronico. Non da oggi. Da decenni. Eppure, nulla cambia. I numeri sono chiari. Nel solo X Municipio, oltre il 30% degli alloggi popolari presenta gravi carenze strutturali. Più di 600 nuclei familiari vivono in regime di occupazione informale o ai margini della legalità abitativa. Emblematica è la situazione del Piano di zona Colle Fiorito B48 dove venti famiglie rischiano lo sfratto. Il Campidoglio le considera “abusive”, nonostante abbiano acquistato case popolari e da anni paghino canoni doppi rispetto a quelli previsti. Da mesi aspettano un semplice documento dal Comune, che basterebbe a sanare la loro posizione.
In che modo il PPI intende affrontare questi nodi strutturali?
Intanto partendo dall’ascolto. Ci rifiutiamo di scrivere programmi a tavolino, nei comitati elettorali. Vogliamo partire da chi vive nei quartieri, da chi conosce i problemi sulla propria pelle. A Ostia abbiamo raccolto segnalazioni concrete. Disservizi sanitari, canoni insostenibili per chi vive nelle case popolari, concessioni balneari opache, impianti sportivi in crisi perché costretti a pagare l’IMU, anche per gli anni in cui erano chiusi a causa della pandemia. Parliamo di realtà sportive di base, che rischiano la chiusura, per un’imposta che in altri Comuni è stata sospesa o cancellata. E parliamo di cittadini che pagano oltre 1.000 euro di indennità d’occupazione, pur vivendo in edifici senza manutenzione, con ascensori rotti, infiltrazioni, servizi essenziali assenti.
Oltre a Ostia, quali criticità emergono nei Municipi?
Molte sono trasversali. La sanità, ad esempio. Il pronto soccorso è al collasso, con oltre 1.200 pazienti in attesa in una sola giornata di giugno. Di questi, 425 aspettano un ricovero o un trasferimento, mentre altri 500 sono bloccati per ore in triage come codici azzurri o verdi. Un pediatra di libera scelta segue in media circa mille bambini. Un carico insostenibile. Chi non può permettersi il privato, semplicemente resta indietro. E questo avviene nella Capitale d’Italia. Poi c’è il nodo rifiuti. Secondo ISPRA, Roma produce oltre 600 kg di immondizia pro capite all’anno. La raccolta differenziata, secondo Legambiente, si ferma al 44,8%, ben lontana dagli obiettivi europei. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Cassonetti stracolmi, marciapiedi invasi, gabbiani giganti fuori controllo. La città si è trasformata in un ecosistema urbano tossico e nessuno si assume la responsabilità del fallimento.

Fabio Desideri: “Ascoltare chi vive nei quartieri è il punto di partenza per ogni proposta credibile” (ph PPI)
Gualtieri parla di una città in ripresa. È davvero così?
I numeri raccontano un’altra storia. Le aggressioni notturne sono aumentate del 19% nell’ultimo anno, secondo i dati della Questura. Servono fino a 15 mesi per ottenere una carta d’identità elettronica. La Polizia Locale è sotto organico. Nel frattempo, emergono rapporti economici ambigui tra esponenti dell’amministrazione e soggetti coinvolti in indagini per reati finanziari. E mentre il Comune continua a evocare l’immagine di una “Roma-Shanghai”, la realtà somiglia piuttosto quella delle oppiarie di fine Ottocento, cioè una città sregolata, dove pochi si arricchiscono e i cittadini affogano nei problemi quotidiani.
Avete l’impressione che ci sia un deficit di attenzione mediatica verso il PPI?
Non è un’impressione, è un dato di fatto. I grandi media parlano sempre degli stessi partiti, delle stesse figure. Chi costruisce un progetto politico dal basso, come stiamo facendo noi, viene sistematicamente ignorato o ridotto a nota a margine. Eppure siamo presenti, strutturati, portiamo proposte serie. Ma non ci fermiamo per questo. Continueremo a stare per strada, a costruire reti locali, a raccogliere voce per voce quello che la politica ufficiale non vuole ascoltare.
Prossime tappe del tour?
Andremo in tutti i Municipi. Da Tor Bella Monaca a Primavalle a San Basilio, Garbatella, Corviale. Ogni quartiere ha problemi specifici, ma la stessa richiesta: essere ascoltato. Non siamo in cerca di consensi facili. Vogliamo ricostruire un rapporto reale tra politica e cittadinanza. Finché questo legame non sarà ricostruito, ogni piano per Roma, per quanto ben finanziato, sarà destinato a fallire.