La maggiore Longevità femminile è un vecchio mistero, tra i centenari sono donne l’85%
Per la nobiltà europea era stato realizzato nel 1763 l’Almanacco de Gotha, un registro in grado di fornire notizie sulle linee genealogiche secondarie con cui gli aristocratici si erano imparentati.
L’almanacco fornisce informazioni su circa 200.000 nascite, matrimoni e decessi, la notizia scontata è che i ceti elevati vivono più a lungo ma anche che le donne vivono più degli uomini. Dai dati dell’almanacco, i figli maschi arrivavano in media a 64,6 anni mentre le figlie femmine a 73,5 anni forse per abitudini maschili a rischio.
Un altro motivo possibile può essere la “maledizione della madre” che ipotizza una grande importanza al DNA mitocondriale che si riceve solo dalla madre, infatti la selezione naturale sarebbe in grado di eliminare mutazioni legate al sesso e dannose, solo per le donne, mentre per i maschi le mutazioni si accumulerebbero come per la motilità degli spermatozoi.

Festa per centesimo compleanno nella Clarewood House Senior Community con 8 donne e 2 uomini
Nel 1899 Mary Beeton cercò di capire se la longevità fosse ereditaria, cercò tra i documenti di famiglia riuscendo a dimostrare che padri longevi hanno figli maschi longevi ma studi successivi hanno confermato che il modo migliore di assicurarsi una vita lunga, è scegliersi genitori longevi con una maggiore influenza della madre a conferma dell’importanza dei geni mitocondriali trasmessi sempre dalla madre.
I centenari vengono ripartiti in tre categorie:
- Sopravvissuti, quelli che tirano avanti nonostante soffrino di cattiva salute prima degli 80 anni
- Ritardatari, chi inizia a star male in tarda età
- Fuggitivi, quelli che non hanno patologie evidenti
L’85% dei centenari sono donne con un 50% che ha una storia familiare di vecchiaia estrema, uno studio sui centenari ha rilevato che una buona metà di loro mostrava segni di demenza non necessariamente collegata al morbo di Alzheimer.
Umberto Palazzo