L’epigenetica dimostra che ambiente e stile di vita influenzano la longevità di singoli organi

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Lo scarto tra età anagrafica e età biologica oggi si può misurare con un test di analisi genetica e di valutazione infiammatoria come la misurazione della lunghezza media dei telomeri nelle cellule del sistema immunitario.
I telomeri sono la parte terminale di ogni singolo cromosoma che ne protegge le estremità dall’accorciamento determinato nel tempo, dall’invecchiamento e dagli effetti dello stress ossidativo. Misurarne le dimensioni con tecnologie sofisticate, consente una valutazione attendibile dell’età biologica.
Ma le cellule non sono tutte uguali, ad esempio cellule del sangue vivono appena un paio di giorni (come per esempio i monociti) mentre i neuroni del cervello possono durare una vita intera e quindi invecchiano lentamente

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Ogni organo è programmato per invecchiare a una velocità differente: cervello e cuore sono più attrezzati per durare a lungo; muscoli, tiroide e tessuto adiposo sono un po’ meno longevi, mentre organi come fegato, rene, polmoni accusano di più il passare del tempo o altri ancora, come il tessuto che riveste l’utero, invecchiano molto rapidamente.
Le ovaie poi hanno un tasso di invecchiamento così rapido che Jennifer Garrison, docente del Buck Institute for Research on Aging in California, le definisce “geriatriche” già nelle trentenni.
Negli ultimi anni i ricercatori hanno provato a definire meglio la direzione di longevità di ogni singolo organo, se bevo molto alcol il fegato e il cervello ne risentiranno, se mangio troppo e male posso sovraccaricare cuore e sistema cardiovascolare.
L’epigenetica ci dimostra che ambiente e stile di vita influenzano la longevità dei singoli organi, ad esempio il vivere vicino a spazi verdi assicura polmoni sani più a lungo mentre polmoni più anziani del dovuto fanno del male a cuore e cervello.
La Ricerca più avanzata, punta a riconoscere l’età biologica di ogni singolo organo anche se un metodo standardizzato ancora non esiste.
Tony Wyss-Coray, dell’Università di Stanford (Usa), ha studiato in oltre 5.600 adulti dai 27 ai 104 anni l’espressione dei geni e di circa 5.000 proteine, individuandone 900 che sarebbero più direttamente connesse ai processi di invecchiamento di diversi organi e tessuti.

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L’Intelligenza Artificiale ha poi consentito un esame del sangue capace di indicare l’età biologica di undici organi: cuore, cervello, polmoni, intestino, fegato, muscoli, pancreas, reni, arterie, sistema immunitario e tessuto adiposo.
I risultati pubblicati su Nature, dimostrano che una persona su cinque ha almeno un organo invecchiato troppo velocemente rispetto alla sua età anagrafica e questo influenza altri distretti, ad esempio vasi sanguigni “anziani” favoriscono l’ipertensione, che a sua volta affatica e fa invecchiare reni e cuore.
Le principali direttrici su cui viaggia la longevità quando passano gli anni sarebbero quattro, diverse proprio in base agli organi che cedono prima. C’è chi ha il sistema immunitario che subisce di più i colpi degli anni, chi è più fragile nel fegato, chi sente l’età che avanza soprattutto nei reni e chi invecchia prima a livello metabolico. Per il genetista dell’università californiana di Stanford, Michael Snyder sarebbero individuabili quattro diversi “invecchiotipo” utili a inquadrare le proprie debolezze, conoscere l’età di ogni singolo organo e limitarne il declino con la dovuta attenzione.
Umberto Palazzo