Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ottenuto oggi un ulteriore rinvio del processo a suo carico per corruzione. Il Tribunale distrettuale di Gerusalemme ha accolto parzialmente la richiesta, sospendendo le udienze previste per il 30 giugno e il 2 luglio.
Netanyahu ha giustificato la richiesta citando “priorità nazionali urgenti”, legate a questioni di sicurezza, diplomazia e interesse pubblico. Il tribunale non ha specificato una nuova data, lasciando aperta la possibilità di riprendere le udienze non appena le condizioni lo consentano.
“A seguito delle valutazioni condotte sulle argomentazioni presentate, (…) accettiamo in parte la richiesta e disponiamo l’annullamento, in questa fase, delle udienze previste per il signor Netanyahu il 30 giugno e il 2 luglio”, si legge in una nota del tribunale, che in precedenza aveva respinto la richiesta di rinvio avanzata dal Primo Ministro israeliano.
Giovedì, il legale di Benjamin Netanyahu aveva chiesto la sospensione delle udienze – la cui ripresa era calendarizzata per la prossima settimana – facendo riferimento alle “tensioni internazionali e regionali” dopo lo scontro con l’Iran e al protrarsi del conflitto a Gaza.
Il primo ministro è “tenuto a dedicare tutto il suo tempo e tutte le sue energie alla gestione delle questioni nazionali, diplomatiche e di sicurezza di primaria importanza”, ha dichiarato Amit Hadad in un ricorso presentato alla corte.
Domenica mattina, su richiesta di Benjamin Netanyahu, il capo dell’intelligence militare e il direttore del Mossad sono stati interrogati dal tribunale.
L’interferenza di Donald Trump nel processo a Netanyahu
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato sabato di “non tollerare” la continuazione del processo per corruzione a carico del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, definendolo un ostacolo alle delicate trattative con Hamas. Poche ore dopo, Netanyahu lo ha ringraziato pubblicamente per il sostegno.
Le critiche di Trump
Trump ha espresso il suo disappunto in modo netto: “Netanyahu sta negoziando un accordo con Hamas che potrebbe portare al rilascio degli ostaggi. Come può il Primo Ministro di Israele concentrarsi su questioni vitali se è costretto a passare intere giornate in tribunale?”.
Lo stato del processo
Benjamin Netanyahu, che ha sempre respinto ogni accusa, è sotto processo dal maggio 2020, con numerosi rinvii che hanno prolungato il procedimento. Le imputazioni principali riguardano:
- Corruzione: Lui e la moglie Sara sono accusati di aver ricevuto beni di lusso (sigari, gioielli e champagne) per un valore di oltre 260.000 dollari da miliardari, in cambio di favori politici.
- Frode e abuso di fiducia: In due casi separati, Netanyahu avrebbe cercato di ottenere una copertura mediatica più favorevole da parte di importanti testate israeliane.
Le reazioni e il contesto politico
L’intervento di Trump ha riacceso il dibattito sull’indipendenza della giustizia israeliana e sulle pressioni esterne. Alcuni osservatori lo interpretano come un tentativo di influenzare non solo il processo, ma anche le relazioni USA-Israele in un momento critico per la sicurezza regionale.
Mentre Netanyahu ribadisce la sua innocenza, il caso continua a dividere l’opinione pubblica israeliana, tra chi vede un’ingerenza inaccettabile e chi considera le accuse un ostacolo alla stabilità del governo.
Il processo, intanto, procede tra tensioni e incertezze, con possibili ripercussioni sia sulla politica interna israeliana che sulle relazioni internazionali.