Un’inchiesta di Haaretz documenta presunti crimini di guerra nei pressi dei centri alimentari. Il governo Netanyahu sotto accusa.
Gaza – Migliaia di persone affamate si riversano ogni giorno verso i centri di distribuzione alimentare nella Striscia di Gaza, dove il 90% della popolazione soffre di insicurezza alimentare secondo il World Food Programme (WFP), i centri di distribuzione del cibo sono diventati l’ultima speranza per 2,3 milioni di persone.
Ma i rapporti sul campo raccontano una realtà diversa: alla disperata ricerca di cibo, migliaia di persone cercano ogni giorno di raggiungere uno dei quattro centri di distribuzione alimentare aperti, con il sostegno di Israele e degli Stati Uniti, e dalla controversa “Gaza Humanitarian Foundation” (GHF) nell’enclave palestinese dalla fine di maggio. E quasi ogni giorno, dei gazawi ci lasciano la vita. In meno di un mese, sono stati registrati diciannove incidenti che hanno coinvolto l’esercito israeliano, causando la morte di 549 palestinesi e il ferimento di altri 4.000, secondo un bilancio del 24 giugno del ministero della Salute di Hamas, confermato dall’ONU.
Le testimonianze dei soldati: “Sparare per comunicare”
In un’inchiesta shock pubblicata il 27 giugno dal quotidiano israeliano Haaretz, decine di militari – tutti protetti dall’anonimato – descrivono pratiche che potrebbero configurare crimini di guerra. Le rivelazioni hanno riacceso il dibattito sull’operato dell’esercito, questa volta non solo sul piano strategico, ma anche su quello etico.
“Dove prestavo servizio, ogni giorno venivano uccise dalle una alle cinque persone”, racconta un soldato. “Li trattiamo come forze nemiche: niente metodi di controllo della folla, niente gas lacrimogeni. Solo fuoco letale con ogni arma disponibile: mitragliatrici pesanti, lanciagranate, mortai. Poi, quando il centro apre, cessano gli spari e [i civili] sanno di potersi avvicinare. Per noi, comunicare significa sparare”.
“Pesca miracolosa”: il macabro nome in codice
La strategia, secondo le rivelazioni, avrebbe persino un nome in codice: “Pesca miracolosa” – un riferimento biblico che trasforma la disperata ricerca di cibo in una caccia al bersaglio umano.
Le testimonianze dei militari sono unanimi e agghiaccianti, e hanno scatenato un terremoto politico in Israele. Il governo Netanyahu, già sotto pressione internazionale, dovrà ora rispondere non solo alle critiche sulla condotta di guerra, ma anche a quelle che minano la sua legittimità morale.
Reazioni internazionali:
• ONU e ONG: Chiedono indagini indipendenti e un cessate il fuoco. Il Segretario generale dell’ONU ha più volte denunciato l'”incubo umanitario” a Gaza.
• USA/Israele: Sostengono che la GHF contrasti l’influenza di Hamas, ma questa posizione è criticata quando gli aiuti si accompagnano a violenze.
La domanda che rimane è una sola: fino a che punto la sicurezza giustifica l’orrore?