Una scheggia in un dito provoca un’infiammazione acuta risultante vantaggiosa per riparare i tessuti, quella cronica detta “inflammaging” accompagna invece obesità e altre malattie neurodegenerative.
Già nel I sec. d.C. Celso descriveva l’infiammazione con i quattro segni caratteristici: rubor, calor, tumor, dolor, indicanti il tipico fenomeno messo in atto dall’organismo per riparare i tessuti cooinvolti con rossore, calore, tumefazione e dolore.
Negli anni 80 il famoso cardiologo Attilio Maseri ipotizzava fenomeni infiammatori nelle sindromi coronariche acute, confermati poi in numerose ricerche. L’infiammazione cronica o infiammazione metabolica o meta-infiammazione è persistente e perpetua la malattia.
Dal 2000 viene definita “inflammaging” su proposta del prof. Claudio Franceschi, Professore Emerito di Immunologia, che dichiara:
all’origine del processo ci sono stimoli infiammatori costituiti dalla fisiologica produzione di molecola spazzatura, che i sistemi dedicati a smaltire questi scarti non riescono più ad eliminare, provocando l’attivazione di alcune cellule del sistema immunitario innato che attivano la reazione infiammatoria per difendere l’organismo ed eliminare la spazzatura.

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L’infiammazione cronica è caratterizzata da alti livelli di Proteina C reattiva , che tendono ad aumentare con il passare degli anni. Il sistema immunitario si deteriora in un processo di immosenescenza con effetti sulle cellule immunitarie che producono più segnali pro-infiammatori.
Una infiammazione cronica negli anziani anche lieve potrebbe aggravare il declino e provocare l’insorgenza di malattie devianti dalla salutare Direzione di Longevità.
Una longevità sana si raggiunge attraverso la combinazione di strategie complementari: prevenzione, nutrizione e stile di vita, e diagnosi predittiva per identificare fattori di rischio invisibili che predispongono a sviluppo di malattie.
Mentre il sovrappeso va trattato con la dieta alimentare, sana e adeguata alle necessità caloriche dell’individuo, e associata al movimento, l’obesità grave merita un’attenzione speciale. Fortunatamente la Ricerca Farmacologica ha determinato un’ importante innovazione terapeutica con molecole efficaci.
Semaglutide e tirzepatide svolgono un’azione antinfiammatoria indiretta attraverso la perdita di massa grassa e il miglioramento della sensibilità insulinica, ma anche diretta con una duplice azione centrale neuronale e periferica sui meccanismi infiammatori. Gli studi clinici, come Select, dimostrano la riduzione dell’infiammazione cardiovascolare ipotizzata 50 anni fa dal prof. Maseri, con un’efficace protezione vascolare che addirittura precede il calo del peso e si traduce in una riduzione del 20% degli eventi avversi cardiaci maggiori (MACE).
Umberto Palazzo