Quando la città guardò Napoli da pari a pari
di Tommaso Garofalo
Nel corso dell’Ottocento, Bari visse un risveglio silenzioso ma inarrestabile. Da città sonnolenta affacciata sull’Adriatico, si trasformò progressivamente in capoluogo moderno, animata da una nuova borghesia desiderosa di cultura, eleganza, europeismo. In questo processo di crescita civile, economica e urbana, furono i teatri – luoghi simbolici per eccellenza – a segnare la svolta.
La costruzione di ben quattro teatri monumentali in poco più di mezzo secolo non fu solo espressione estetica, ma atto politico e culturale, manifesto concreto di una città che voleva competere con Napoli, allora cuore pulsante della musica e del teatro italiani.
Il Teatro Piccinni (1854), Il sogno di una Bari che si risveglia
Primo teatro stabile cittadino, voluto dal Comune e intitolato al grande compositore barese Niccolò Piccinni, rappresentò l’ingresso di Bari nella modernità teatrale. Luogo pubblico per eccellenza, accolse melodrammi, prosa e concerti, rendendo accessibile la cultura a una cittadinanza in fermento.
Era il segnale che la cultura non era un privilegio, ma un diritto.
Il Teatro Petruzzelli (1903) sogno di una grandeur borghese
Nato dall’iniziativa privata dei fratelli Petruzzelli, mercanti triestini trapiantati in città, il teatro omonimo divenne il quarto più grande d’Italia, vero orgoglio cittadino. La sua costruzione senza fondi pubblici è la testimonianza di una borghesia intraprendente e visionaria, che voleva dare alla città un palco degno della grande lirica nazionale.
Il Teatro Margherita (1914) fascino e bellezza marinara
Audace nei materiali (ferro e cemento), elegante nello stile liberty, e persino ingegnoso nella collocazione – su palafitte in mare per aggirare vincoli legali – il Margherita fu espressione di una cultura in fermento, più popolare e accessibile, e di una Bari che voleva affacciarsi al mondo con leggerezza e charme.
Il Kursaal Santa Lucia (1925) e lo spirito mitteleuropeo a Bari
Concepito già nell’ultimo Ottocento, ma inaugurato negli anni Venti, il Kursaal rappresenta l’anima più colta ed elegante della città, unendo teatro, cinema, musica da camera e mondanità. Affacciato sul mare, richiama le atmosfere di Trieste e Vienna, ma con uno spirito profondamente barese: accogliente, aperto, dinamico.
Una riflessione in chiave rotariana: la cultura come servizio
Oggi, da rotariano del Distretto 2120 Puglia – Basilicata, non posso non leggere questa pagina della storia cittadina come una grande opera di servizio alla comunità.
Costruire un teatro nell’Ottocento significava educare al bello, al confronto, all’ascolto. Significava offrire uno spazio dove le diversità sociali potessero incontrarsi sotto un unico tetto. Significava costruire cittadinanza e identità.
In un tempo in cui le nostre città sono in cerca di nuovi orizzonti, il modello di quella Bari ambiziosa, colta e coraggiosa ci ricorda che investire nella cultura significa costruire pace, dialogo, inclusione.
Proprio ciò che il Rotary, da sempre, si impegna a realizzare.
La cultura non è un lusso: è un atto di responsabilità. Bari, nell’Ottocento, lo comprese. E lo mise in scena, a sipario aperto.
Tommaso Garofalo
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Nota del redattore
Tommaso Garofalo scrive per il web su diverse testate giornalistiche, occupandosi di storie del
territorio, dialogo interculturale e cooperazione.
È attivo nel Rotary e promotore di iniziative tra Italia e Balcani.