In vista del tanto atteso incontro tra Donald Trump e Vladimir Putin, previsto per il 15 agosto in Alaska, i leader europei hanno deciso di unire le forze per un appello congiunto. Mercoledì 13 agosto, la Cancelliera tedesca ha organizzato una videoconferenza con il Presidente americano, alla quale parteciperanno anche il Capo di Stato ucraino, il Premier italiano e i leader di Francia, Regno Unito, Polonia e Finlandia.
L’obiettivo è chiaro: cercare di orientare le discussioni tra Trump e Putin a favore degli interessi dell’Ucraina, in un momento delicato per gli equilibri geopolitici continentali. Un ultimo, intenso scambio prima che i due protagonisti della scena internazionale si confrontino a quattrocchi, con l’Europa che spera in una mediazione risolutiva.
I leader europei stanno intensificando i loro sforzi per influenzare la posizione di Donald Trump in merito alla questione ucraina, prima del cruciale incontro con il presidente russo previsto ad Anchorage, in Alaska. Preoccupati che il vertice possa concludersi con esiti svantaggiosi per Kiev dopo tre anni e mezzo di guerra, stanno cercando di persuadere il presidente americano a sostenere gli interessi ucraini entro venerdì.
Friedrich Merz, Cancelliere tedesco, ha proposto un incontro tra Trump, il vicepresidente J.D. Vance e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, previsto per mercoledì. Alla riunione parteciperanno anche i leader di Italia, Francia, Regno Unito, Polonia e Finlandia. Intanto, martedì, i capi di Stato e di governo dell’Unione Europea – con l’eccezione dell’Ungheria – hanno ribadito l’importanza di garantire agli ucraini il diritto di “determinare liberamente il proprio futuro”. Hanno inoltre evidenziato che eventuali trattative significative potranno avvenire soltanto in presenza di “un cessate il fuoco o di una de-escalation del conflitto”.
Negli ultimi giorni, Vladimir Putin ha intrattenuto conversazioni con diversi leader mondiali di rilievo, tra cui i suoi alleati più stretti: il presidente cinese Xi Jinping, il primo ministro indiano Narendra Modi, il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva e il leader nordcoreano Kim Jong-un.
Nel frattempo, Volodymyr Zelensky non è stato incluso tra gli invitati al vertice svoltosi in Alaska, un incontro al quale Kiev e i Paesi europei nutrono timori riguardo a possibili accordi tra Donald Trump e Vladimir Putin, finalizzati a esercitare pressioni sull’Ucraina affinché ceda porzioni di territorio.
Dinamiche territoriali nel conflitto ucraino
Donald Trump ha mantenuto un tono ambiguo riguardo alle sue intenzioni verso Vladimir Putin, limitandosi a dichiarare di voler “valutare la situazione” e di ritenere “un gesto di grande rispetto” accogliere il leader russo su suolo americano. Ha inoltre espresso una certa irritazione per le dichiarazioni di Volodymyr Zelensky, che ha ribadito la necessità di un mandato costituzionale per qualsiasi cessione di territori. “Perché alla fine si arriverà a un ridimensionamento dei confini”, ha osservato Trump, alludendo alla porzione di territorio ucraino – circa il 20% – attualmente sotto controllo russo.
Prima del suo ritorno alla Casa Bianca, l’ex presidente aveva sostenuto con sicurezza di poter chiudere il conflitto, ormai triennale, in “sole 24 ore”. Tuttavia, questa prospettiva si è scontrata con la realtà dei fatti, in particolare con l’esito infruttuoso dei tre cicli di negoziati tra Ucraina e Russia tenutisi in Turchia.
Sul fronte militare, le forze russe continuano a consolidare le loro posizioni, avanzando progressivamente da mesi. L’esercito ucraino ha ammesso una significativa penetrazione nemica di diversi chilometri in un’area strategica della regione di Donetsk, a nord-est di Pokrovsk. Intanto, Zelensky, in un discorso a Kiev, ha messo in guardia contro le reali intenzioni di Mosca: secondo lui, la Russia non sta cercando la pace, ma si sta preparando a “nuove offensive”. Ha inoltre bollato l’incontro tra Trump e Putin come un “successo personale” per il Cremlino, ribadendo la ferma opposizione a qualsiasi concessione territoriale nell’Ucraina orientale come parte di un eventuale accordo.
La Russia esige che l’Ucraina riconosca la sua sovranità su quattro aree parzialmente controllate (Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson), oltre alla Crimea, già incorporata nel 2014, e che rinunci agli aiuti militari occidentali e a ogni possibile ingresso nella NATO. Tali condizioni sono ritenute inammissibili da Kiev, che invece reclama il completo ritiro delle forze russe dai suoi territori e la garanzia di un sostegno internazionale, inclusi rifornimenti bellici continui e l’invio di truppe europee a difesa della sua sicurezza.
Fonte immagine:













