“Come membro del Parlamento europeo per il Gruppo ECR e Fratelli d’Italia, respingo con decisione l’obiezione contro il regolamento delegato della Commissione del 24 luglio 2025, che rinnova la deroga concessa all’Italia per la raccolta delle vongole a partire da 22 millimetri”. Lo dichiara Carlo Cicciolo, eurodeputato di Fratelli d’Italia/ECR e componente della commissione PECH. E prosegue: “Lo STECF ha confermato che la pesca a 22 millimetri non compromette la sostenibilità della specie: la popolazione è stabile, il reclutamento non cala e la mortalità da pesca resta entro limiti sicuri. Inoltre, questa taglia riduce la pressione sui banchi naturali, contribuendo a mantenere l’equilibrio dell’ecosistema costiero.
Chi oggi attacca questa deroga non contesta l’Italia, ma la scienza. È inaccettabile che si metta in discussione il lavoro degli esperti europei e si voglia colpire un settore che rappresenta un pilastro economico e sociale per le comunità costiere. Le famiglie che vivono di questa pesca non chiedono privilegi, ma solo di poter continuare a lavorare nel rispetto delle regole, che sono già rigorose e continuamente monitorate.”
Si torna a parlare insomma a Strasburgo di taglia minima delle vongole. Il prossimo 16 ottobre la Commissione Pesca del Parlamento europeo sarà chiamata a votare sull’obiezione presentata da alcuni eurodeputati spagnoli del Partito Popolare Europeo (PPE) contro la deroga alla taglia minima delle vongole a 22 mm, concessa all’Italia dal 2016 e attualmente valida fino al 31 dicembre 2025.
L’Italia gode di un regime speciale che consente la raccolta delle Chamelea gallina a 22 millimetri, anziché i 25 previsti dal regolamento generale dell’Unione europea. Una misura introdotta per tener conto delle peculiarità biologiche e ambientali del Mare Adriatico, dove le vongole difficilmente raggiungono la taglia standard a causa della minore salinità e della diversa composizione dei fondali.
Le evidenze scientifiche elaborate a suo tempo dal MIPAAF e validate dallo STECF (Comitato Scientifico, Tecnico ed Economico della Pesca) dimostrano che, nell’Adriatico settentrionale, la maturità riproduttiva delle vongole si raggiunge prima dei 25 millimetri. È su questa base che la Commissione europea ha concesso la deroga, giudicandola compatibile con gli obiettivi di sostenibilità previsti dalla Politica Comune della Pesca.
L’obiezione, presentata dagli eurodeputati spagnoli Carmen Crespo Díaz, Gabriel Mato e Francisco José Millán Mon, sostiene che la deroga italiana rappresenti un vantaggio commerciale scorretto per il nostro paese, rispetto agli altri Stati membri che mantengono la soglia dei 25 mm.
Una posizione che però divide lo stesso PPE, perché l’eurodeputata italiana Anna Maria Cisint (Lega), si è schierata contro l’iniziativa spagnola, difendendo la legittimità scientifica della misura e l’interesse delle marinerie italiane.
La discussione non riguarda soltanto gli aspetti economici. Gli studi scientifici che hanno portato alla deroga mostrano che la vongola adriatica raggiunge la maturità riproduttiva già intorno ai 18–20 mm: per questo, fissare la taglia minima a 22 mm non compromette la capacità di ripopolamento degli stock, ma garantisce una gestione sostenibile adattata alle condizioni locali. È la linea su cui insistono i consorzi di gestione italiani, che chiedono all’Europa una politica più flessibile e rispettosa delle specificità ambientali dell’Adriatico.
Se l’obiezione degli eurodeputati spagnoli venisse accolta, il rinnovo della deroga verrebbe bloccato e l’Italia non potrebbe estenderla oltre il 31 dicembre 2025. L’attuale regime resterebbe in vigore fino a quella data, ma senza ulteriori proroghe.
Il voto del 16 ottobre rappresenta quindi un passaggio cruciale per la filiera italiana. In caso di bocciatura dell’obiezione, la deroga potrà essere prorogata fino al 2030, come auspicano i rappresentanti italiani in Commissione Pesca e le organizzazioni di categoria. Difendere la deroga alla taglia minima delle vongole a 22 mm significa salvaguardare un modello di pesca costruito su solide basi scientifiche, capace di conciliare sostenibilità, redditività e specificità ambientali dell’Adriatico, come sostiene l’eurodeputato marchigiano membro della commissione Pech del Pe, Carlo Ciccioli. “Respingere il regolamento delegato significherebbe penalizzare ingiustamente migliaia di pescatori italiani e soprattutto, minare la credibilità dell’Unione europea, che non può permettersi di ignorare le proprie basi scientifiche quando queste non coincidono con interessi politici di parte. Noi difendiamo la buona gestione, la trasparenza e la responsabilità. Invito quindi i colleghi del Parlamento europeo a respingere questa obiezione e a confermare la scelta della Commissione” conclude Ciccioli.














