Il Presidente Abbinante dialoga con il territorio alessandrino di PSA e di Riserva MaB UNESCO

Piemonte

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Si è svolto nella mattinata di giovedì 2 ottobre, nella Sala Consigliare della Provincia di Alessandria, l’incontro tra il presidente dell’Ente di gestione delle Aree protette del Po piemontese, Alessio Abbinante, e gli amministratori del territorio alessandrino.
Il confronto si è aperto con il saluto del presidente della Provincia di Alessandria, Luigi Benzi, promotore di questo colloquio, cui Abbinante ha aderito con entusiasmo.
Presenti al tavolo dei relatori la direttrice dell’Ente-Parco, Emanuela Sarzotti, e l’assessore regionale alla sanità, Federico Riboldi, cha ha rivolto i suoi ringraziamenti per la presenza ai sindaci, definiti dallo stesso Riboldi custodi del territorio con il compito di restituirlo migliore alle generazioni future.
Dalla sua istituzione alla fusione dei due enti, il Parco del Po – afferma Riboldi – ha avuto un ruolo importante nella relazione con le amministrazioni comunali, seppur talvolta sia stato anche un rapporto discusso, non facile.
Stare all’interno di un Parco significa avere delle restrizioni, applicare le direttive del Piano del Parco nella quotidianità della propria amministrazione, ricevendo in cambio l’immagine di un Comune che ha un’attenzione particolare all’ambiente perché risiede all’interno di un Parco.”
Riboldi e Abbinante sono accomunati dall’appartenenza alla cultura rurale: lo stesso Riboldi definisce entrambi ambientalisti, custodi del territorio, frequentatori del bosco, della natura e del fiume.
Continua l’assessore regionale “L’ambiente è unione, è armonia, che dal greco, significa andare insieme. Non può esserci divisione tra le categorie, tra agricoltura e caccia, tra ambientalismo e amministrazioni locali: occorre trovare una soluzione comune che consenta di amministrare l’Ente-Parco nel vantaggio di tutti. Abbinante può essere la persona di armonia per gestire un grande Parco come questo, e, con il supporto delle Province e della Regione Piemonte, arrivare a migliorare la fruizione del fiume e, perché no, la qualità delle acque.”
Prende la parola Abbinante che afferma: “Il Parco è un mosaico formato da grandi tessere: porzioni di territorio tutelato sono inserite in aree urbane, per cui è necessario conciliare l’indirizzo di conservazione del Grande Fiume con le necessità di sviluppo delle aree circostanti. Le aree urbane si intrecciano alla fitta rete fluviale del paesaggio alessandrino. Sulle Aree protette poi insistono norme di tutela in riferimento anche alla Rete Natura 2000. Ricucire il rapporto tra l’Ente-Parco e il territorio è una delle priorità del mio mandato!
Si affronta poi l’emergenza sanitaria della peste suina africana (PSA), tema molto sentito nell’alessandrino.
Dopo i primi interventi non risolutivi, si è reso indispensabile un cambio di strategia proposta dal commissario straordinario alla PSA, Vincenzo Caputo, e oggi perseguita dal commissario in carica Giovanni Filippini.
Il commissario per le Province di Alessandria, Asti e Cuneo, Giorgio Sapino, presente in sala, considera il territorio del Parco del Po come una zona calda per la diffusione della malattia, poiché ritiene che nell’areale del fiume si registri la massima concentrazione di cinghiali. L’arrivo della PSA creerebbe dunque problemi per il contenimento dell’epidemia.
Il personale di vigilanza dell’Ente-Parco, in collaborazione con il Settore Faunistico, è impegnato nelle attività di contenimento del cinghiale sia in modo diretto, sia nelle attività di coordinamento degli operatori selezionati all’interno delle Aree protette.
Il Piano di contenimento del cinghiale, a partire dal 2024, si avvale delle reti di cattura (tipo Pig Brig®): recinti mobili già utilizzati in via sperimentale nel 2023, che hanno consentito di catturare localmente piccoli gruppi di cinghiali, nel rispetto del benessere degli animali e con una riduzione del disturbo alla restante fauna.
Si tratta di un progetto di sperimentazione coordinato dall’Istituto Zooprofilattico del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta e realizzato con la collaborazione scientifica dell’ISPRA – Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale.
La trappola è costituita da una rete di nylon a maglia quadrata, di forma circolare, sostenuta da alberi e/o paletti e parzialmente ancorata al terreno tramite picchetti. Questa tipologia di trappola è stata ideata appositamente per ottimizzare le catture di cinghiale in qualunque situazione ambientale: dalle aree boschive, anche montuose, alle zone paludose e/o planiziali agricole. La trappola permette catture multiple, offrendo la possibilità di rimuovere anche interi branchi in una sola cattura, oltre ad essere facilmente trasportabile: con soli due operatori può essere allestita in qualunque contesto.
Nell’ambito delle iniziative del GOT per la gestione della PSA, a Bosco Marengo, ad agosto, è stata ospitata una esercitazione pratica che ha visto il coinvolgimento del personale di vigilanza degli Enti di gestione delle Aree protette piemontesi e delle Province.
Oltre al trappolaggio, si mettono in atto soprattutto tecniche di appostamento per attirare gli animali con foraggio. Altra tecnica utilizzata è quella denominata “di cerca”, che consiste nella ricerca notturna di animali con l’ausilio di termocamere, controllate dagli operatori appostati in auto.
Nel 2024 i guardiaparco sono stati coinvolti nell’attività di coordinamento dei 105 operatori selezionati, grazie ai quali sono state organizzate più di 950 uscite con oltre 530 abbattimenti.
I capi abbattuti sono stati per la maggior parte conferiti agli operatori selezionati, per risarcirli del tempo e delle energie che dedicano come volontari al contenimento della specie.
Circa 90 cinghiali sono stati ceduti a titolo gratuito e risarcitorio alle aziende agricole che hanno avuto danneggiamenti alle colture e che ne hanno fatto richiesta. Oltre 75 capi infine sono stati smaltiti grazie ai diversi macelli convenzionati (Parchi Reali, azienda La Kiuva) per la successiva lavorazione e commercializzazione delle carni.
Purtroppo, oltre 125 esemplari sono invece stati sottoposti a controlli sanitari e avviati allo smaltimento a causa della positività – effettiva o sospetta – alla Peste Suina Africana.
Nei primi sei mesi del 2025, nei Comuni delle Aree protette del Po piemontese sono stati abbattuti 200 cinghiali, principalmente con la tecnica dell’appostamento.
In questi giorni, l’Ente Parco sta organizzando un corso di formazione per operatori selezionati secondo le linee guida ISPRA come previsto dal Regolamento regionale 2/R del Piemonte.
L’Ente-Parco inoltre – prosegue Abbinante – ha sottoscritto convenzioni con diversi enti, per la gestione della PSA (Città Metropolitana di Torino, Provincia di Vercelli, Parchi Reali, Parco delle Alpi Cozie, Parco del Ticino Lago Maggiore, Parco Valle Sesia). Attualmente, è in fase di definizione un accordo operativo con la Provincia di Alessandria, con l’obiettivo di coordinare in maniera più efficace le attività di gestione e controllo sia all’interno, sia all’esterno del territorio delle Aree protette del Po piemontese”.
Passando al punto successivo dell’ordine del giorno, il presidente Abbinante pone l’accento sull’importanza dei riconoscimenti UNESCO per il territorio, anche dal punto di vista delle opportunità economiche.
Proposito del nuovo Consiglio dell’Ente-Parco è l’estensione della Riserva MaB UNESCO al Monferrato alessandrino, per promuovere una zona interessante dal punto di vista paesaggistico e ricca di opportunità di sviluppo economico.
Emanuela Sarzotti interviene a supporto di questa proposta affermando: “MaB UNESCO Collina Po è un riconoscimento ottenuto nel 2016 e attivato su iniziativa dell’Ente-Parco con il coinvolgimento del territorio anche esterno alle Aree protette. Dopo 10 anni, è il momento in cui bisogna rinnovare la candidatura. Nel frattempo, grazie al coinvolgimento dell’Autorità di Bacino del fiume Po, è stato sottoscritto un protocollo tra le Riserve MaB che insistono sul Po, a partire dal Monviso fino al Delta, con l’idea di mettere in collegamento le Riserve esistenti e fare in modo che tutto il territorio fluviale ottenga questo importante riconoscimento. Quindi, nei prossimi anni 2026 e 2027, le comunità locali del Parco e del territorio limitrofo verranno coinvolte per capire se sussiste l’interesse verso questo progetto, grazie al quale, la Collina Po ha ottenuto finanziamenti volti alla realizzazione di attività con le scuole, ad esempio, in tema di adattamento al cambiamento climatico.
Si tratta di una promozione del territorio in grado di generare fruizione e sviluppo sostenibile nell’ottica dell’attenzione verso l’ambiente. E questo incontro è occasione per lanciare il messaggio alle amministrazioni comunali interessate.
Alcuni amministratori locali, già in sede di riunione, hanno dimostrato interesse a questa nuova opportunità di promozione del loro Comune!
Il confronto si chiude con una dichiarazione di completa apertura al confronto, sia sui temi dibattuti, sia su eventuali altri argomenti, da parte del presidente Abbinante con il territorio delle Aree protette del Po. 

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