Maria Corina Machado, leader dell’opposizione venezuelana e perseguitata dal regime comunista di Nicolas Maduro, ha ricevuto il premio Nobel per la pace, con una decisione presa nelle scorse settimane che ha di fatto tagliato fuori Donald Trump. Uno dei membri del comitato, Jorgen Watne Frydnes, ha spiegato che la donna è “una paladina della pace coraggiosa e impegnata”. Si tratta dunque di una persona che “tiene accesa la fiamma della democrazia tra crescente oscurità”. Machado viene considerata come la “Lady di ferro” del Venezuela, oltre ad essere l’incarnazione di “resilienza, tenacia e patriottismo”, come ha scritto il segretario di Stato americano Marco Rubio su Time magazine.
Poi ha aggiunto: “Non è scoraggiata da formidabili sfide, Maria Corina non si è mai tirata indietro dalla sua missione che è quella di combattere per un Venezuela libero, onesto, e democratico. Anche il suo “principio guida” è rimasto lo stesso: “Lasciare ai suoi figli, Ana Corina, Ricardo, Henrique, e ai figli del Venezuela un Paese libero da tirannia”, ispirata dalla frase “hasta el final” (fino alla fine ndr). “La sua leadership di principio è un faro di speranza, che rende la nostra regione e il mondo un posto migliore”
“Sono sotto shock!”, ha dichiarato Maria Corina Machado dopo l’annuncio del Nobel. Secondo il segretario del Comitato, ripreso dal Guardian, Machado ha affermato: “Questo è un premio per un intero movimento”.
Nata a Caracas il 7 ottobre 1967, María Corina Machado si è laureata in ingegneria industriale all’Universidad Católica Andrés Bello. Fin da giovane si è avvicinata alle battaglie civiche per la trasparenza elettorale e la partecipazione democratica, fondando nei primi anni Duemila l’organizzazione Súmate, che promuove il controllo civico dei processi elettorali in Venezuela.
Il suo impegno politico, inizialmente di natura civica, si è presto trasformato in una sfida diretta al potere. Machado ha rappresentato una delle prime figure pubbliche ad accusare apertamente il chavismo di derive autoritarie e di violazioni dei diritti umani.
Nel 2011 Machado è stata eletta deputata all’Assemblea Nazionale del Venezuela, ottenendo un record di consensi nello Stato di Miranda. La sua attività parlamentare è stata però breve: nel 2014 le autorità venezuelane le hanno revocato il mandato, accusandola di aver violato la Costituzione dopo la sua partecipazione, come rappresentante supplente di Panama, a una sessione dell’Organizzazione degli Stati Americani.
Da allora la leader di opposizione ha subito un’escalation di persecuzioni politiche, culminata nel 2023 con la sua inabilitazione per quindici anni a ricoprire cariche pubbliche. Una misura che non le ha impedito di restare una delle figure più popolari del Paese, sostenuta da milioni di venezuelani che vedono in lei un simbolo di resistenza civile. Nel 2024, pur esclusa dalle elezioni presidenziali, è riuscita a unire gran parte dell’opposizione intorno al movimento da lei fondato, Vente Venezuela, mantenendo viva la richiesta di elezioni libere e trasparenti
Proprio in quell’anno la futura premio Nobel aveva voluto ringraziare personalmente per il sostegno ricevuto alla sua causa e a quella dei venezuelani, la premier Giorgia Meloni, che da sempre è in prima linea per combattere il regime dittatoriale di Maduro nel paese sudamericano “Grazie all’Italia e alla presidente del consiglio Giorgia Meloni per il suo enorme appoggio al popolo venezuelano. Ci uniscono legami profondi e so che possiamo contare su di voi per affermare la nostra sovranità popolare e la decisione del 28 luglio”. Aveva scritto, a settembre dello scorso anno, la leader dell’opposizione venezuelana, Maria Corina Machado, ora appunto premio Nobel per la pace, sul suo profilo X per ringraziare la nostra premier del sostegno ricevuto.”La voce di Georgia Meloni all’Onu, che oggi presiede il G7 – proseguiva in quel post Machado – è la dimostrazione che le maggiori potenze mondiali comprendono la priorità per il mondo democratico di una rapida e pacifica risoluzione del conflitto in Venezuela”.















