Il viaggio nella memoria del prof. Aurelio Tommasetti attraverso la Campania continua, tra paesi, archivi e incontri che riportano alla luce figure straordinarie del nostro passato.
Questa volta la tappa è Cava de’ Tirreni, dove il racconto si intreccia con la vita di un personaggio di grande rilievo dell’Ottocento: Giovanni Alfonso Adinolfi.
Avvocato stimato, principe del foro di Salerno e più volte sindaco di Cava, Adinolfi si distinse per cultura, impegno civile e amore per la sua città. Nel 1848 pubblicò un’opera preziosa e unica nel suo genere: “La storia di Cava de’ Tirreni in tre epoche”, testo fondamentale per la memoria storica del territorio e testimonianza di un profondo legame con le proprie radici. La famiglia Adinolfi, marchesi di antica nobiltà, fu per generazioni protagonista della vita civile e culturale del territorio.
Diego, padre di Giovanni, fu magistrato e sposò Clorinda Trezza. Giovanni Alfonso, a sua volta, sposò Rachele Salsano, dalla quale ebbe Maria Michelina e Clorinda.
Maria Michelina unì la propria vita al pittore napoletano Nicola Coda, da cui nacque Sofia, futura sposa di Diego, marchese di Ortodonico nel Cilento — dove, come ricorda il prof. Tommasetti, si sono svolti di recente diversi eventi culturali.
Clorinda, invece, sposò il letterato Carlo Coda, fratello di Nicola: due fratelli e due sorelle, uniti per rafforzare un legame familiare e culturale destinato a durare nel tempo. Da quest’ultima unione nacque Vincenza Adinolfi Coda, che sposò Luigi Babuscio, direttore di carcere e figlio di Raffaele Babuscio di Benevento.
Un intreccio di storie, famiglie e passioni civili che attraversano l’Ottocento e il Novecento, arrivando fino a noi e restituendoci l’immagine di una Cava colta, viva e profondamente legata alle proprie radici, fino a connettersi idealmente con il Cilento, nel vecchio comune di Ortodonico (oggi parte di Montecorice), e con Benevento, la città dei Longobardi.

A volte basta una passeggiata o una chiacchierata davanti a un antico palazzo per riscoprire che il passato non è mai davvero passato: continua a parlarci, se solo sappiamo ascoltarlo.
E così, il prof. Aurelio Tommasetti, seduto ad ascoltare con occhi colmi di stupore, si lascia ancora una volta affascinare dalle voci della storia — consapevole che solo ricordando chi siamo stati possiamo comprendere davvero chi siamo oggi.
Valentina Vicale














