Il peso dello stile di vita

Longevità, prevenzione & stili di vita

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Nonostante i progressi farmacologici, gli esperti della longevità danno più peso alla qualità della vita

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Viviamo periodi di grande entusiasmo per la riduzione del peso corporeo con farmaci innovativi capaci di combattere non solo obesità e diabete ma anche la massa grassa nemica della salute cardiovascolare. Personaggi del mondo dello spettacolo appaiono improvvisamente dimagriti, giurando su risultati ottenuti solo grazie a una ritrovata forza di volontà adolescenziale.

Intanto i fatturati delle Big Pharma consentono anche inserzioni a pagamento su social e TV, per consigli apparentemente disinteressati sull’obesità, da poco riconosciuta malattia a tutti gli effetti mentre ben presto la classe di farmaci GLP1 agonisti sarà affollata da nuove molecole, come lo è stato in passato per ACE inibitori e Sartani nell’ipertensione.

In questo scenario di aumento del business farmaceutico e consigli interessati anche per integratori e analisi cliniche in farmacia, gli esperti della longevità sono insoddisfatti per un diffuso stile di vita incapace di portare la popolazione verso una vera direzione di sana longevità.

Il prof. Valter Longo nel suo ultimo libro “Il peso della Longevità” evidenzia come:  

preoccuparsi solo del grasso corporeo e del peso è un errore, se l’obiettivo è vivere in salute fino a 110 anni. Perfino l’obesità risulta essere un fattore di rischio molto limitato per cancro, malattie cardiovascolari e Alzheimer, se paragonata a trent’anni di invecchiamento. Infatti, l’impatto di trent’anni di invecchiamento sulla nostra salute è talmente importante e rilevante che, a confronto, gli effetti dell’obesità, dell’ipertensione, del fumo e dell’alcol sono quasi trascurabili (Figura 1.2). Ovviamente è molto più facile ridurre l’accumulo di grasso che invecchiare più lentamente. Per questo motivo, entrambi questi fattori sono importanti ed è fondamentale focalizzarsi e intervenire sui due fronti.

Grafico tratto da “Il peso della Longevità” di Valter Longo

Effetto dell’obesità e di altri fattori di rischio specifici per malattia rispetto a trent’anni di invecchiamento. I principali fattori di rischio specifici per malattia – come il consumo di alcol, il fumo e l’obesità per il cancro; l’ipertensione, il fumo e l’obesità per le malattie cardiovascolari; il genotipo APOE (una variante genetica associata al rischio di Alzheimer), il fumo e l’obesità per la malattia di Alzheimer – hanno però un impatto molto basso se confrontati con l’effetto di 30 anni di invecchiamento, in particolare tra i 35 e i 65 anni di età (modificata da una comunicazione personale con Matt Kaeberlein e basata su dati dei CDC americani – Centers for Disease and Control Prevention, Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie).

 

Dai recenti studi dello stimatissimo prof. Valter Longo sembrerebbe che si corrono più rischi affrontando una “vita spericolata” dai 35 anni in poi che con con malattie conclamate nella tarda età.

Umberto Palazzo

Editorialista de IlCorriereNazionale.net

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