Orsini elogia ancora la Zes unica ed apre alla proposta di allargare semplificazioni a tutta Italia

Economia & Finanza

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Bene il Governo sull’idea di estendere a tutto il Paese la semplificazione degli investimenti introdotta dalla Zes unica nel Mezzogiorno con risultati a dir poco positivi e incoraggianti. Ma Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, che chiude il Convegno dei Giovani imprenditori di Capri, non si limita a incoraggiare l’iniziativa anticipata venerdì proprio al meeting dal ministro Tommaso Foti. «Il modello Zes ci piace, lo abbiamo detto da parecchi mesi. Se con uno stanziamento di risorse pubbliche di 4,8 miliardi negli ultimi due anni sono stati generati oltre 28 miliardi di investimenti e 35mila posti di lavoro, con un Pil prodotto del 4 per cento, vuol dire che è la via giusta da percorrere per la crescita del Paese».

E dunque, insiste Orsini, «è un modello che dobbiamo richiamare, deve diventare il modello principe per la legge di bilancio del futuro. La ricchezza del Paese non la fai con l’Irpef o le pensioni, ma la fai generando lavoro e rendendo il Paese competitivo. Quindi mi auguro che le imprese e gli investimenti siano al centro». La preoccupazione di Confindustria è garantire al Paese «una visione industriale triennale. Perché abbiamo bisogno che le nostre imprese possano fare investimenti. Lo stiamo dicendo in tutti i modi». E il modello Zes, che è riuscito «ad anestetizzare la Pubblica amministrazione» imponendo ben altri tempi per le autorizzazioni agli investimenti, è la chiave per scardinare un sistema burocratico che a livello europeo è ancora ben ramificato e che, spiega Orsini, «solo per l’energia costa qualcosa come 78 miliardi all’anno al Paese. Con il pericolo che un settore chiave come il farmaceutico sia costretto a emigrare in altri continenti». Un dato, quest’ultimo, che poco prima era emerso anche dalle parole di Lucia Aleotti, vicepresidente di Confindustria per il Centro studi: «La Cina ha superato l’Europa per numero di brevetti nel farmaceutico. È bello continuare a parlare di smart working ma bisogna garantire prima il working», sottolinea l’ex presidente del Gruppo Menarini. 

Orsini promuove l’ipotesi di un super e iper ammortamento» sugli investimenti, plaude alla stabilità dei conti come a quella politica del governo. Però dice: «Non c’è solo il rigore. Va bene l’Irpef, ma la ricchezza del Paese non la fai con l’Irpef o con le pensioni. La fai generando del lavoro e rendendo l’Italia competitivo». In questa direzione il modello è appunto la Zes Unica per il Sud, «che ha generato posti di lavoro e che con quegli stessi denari impegnati ha fatto raccogliere in due anni con l’Iva generata dagli investimenti».

Secondo Bernardo Mattarella, amministratore delegato di Invitalia, «rendere gli strumenti agevolativi sempre più fruibili e più semplici da utilizzare è l’obiettivo che abbiamo oggi». Per esempio, ha sottolineato l’importanza di «snellire e velocizzare gli iter di approvazione» e di «avere una costanza di dotazione finanziaria attraverso la dotazione di un Fondo unico per gli incentivi che consenta al soggetto gestore di attivare i fondi a seconda della domanda». 

Sulla estensione della Zes unica a tutto il paese è pienamente d’accorod anche la leader dei giovani di Confindustria, Maria Anghileri “Guardando a questa meravigliosa terra che ci ospita da 40 anni, il Mezzogiorno, la semplificazione introdotta con la Zes unica ha dato risultati straordinari: 800 autorizzazioni uniche rilasciate, 28 miliardi di investimenti, 35.000 nuovi posti di lavoro. E tutto questo a fronte di 4,8 miliardi da parte dello Stato in due anni. E allora, di fronte a questo successo abbiamo alcune domande per il Governo: perché la Zes unica, che ha dato risultati straordinari per il Mezzogiorno, non diventa una misura strutturale?”.  ha detto la presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria, nella sua relazione in apertura del 40esimo convegno dell’associazione, in corso oggi e domani a Capri, dal titolo ‘RITMO – Il tempo dell’impresa che cresce’. E ancora, “perché si cerca di cambiare una misura che funziona con un ennesimo cambio di governance attraverso la creazione del Dipartimento del Sud? Infine, perché la semplificazione, che dovrebbe essere la regola, non possono averla tutte le imprese in tutto il Paese?”.

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