Sono 200 mila gli edifici distrutti al 90% , 61 milioni le tonnellate di macerie, da decontaminare suoli, acque superficiali e sotterranee. Costruzione di ospedali, reti elettriche ed idriche. Ottanta miliardi di dollari il costo stimato per la ricostruzione. Fondi sovrani arabi, grandi banche USA, banca Mondiale coinvolti nel finanziamento. Lavori per la romana Cementir di Caltagirone, la Buzzi e Webuikd ( gruppo Salini ). Eni nella partita su gas e petrolio. Giacimento palestinese Gaza Marine sarà sbloccato da Israele ?
Una repentinità encomiabile ! A Gaza immediato bando di gara da 170 milioni di dollari , per i servizi sanitari. Succulento il costo per la ricostruzione : 80 miliardi di dollari. Duecentomila gli edifici distrutti al 90% . Tutto da rifare: strade, reti elettriche e idriche, stazioni di telecomunicazioni, impianti di depurazione, ospedali . In prima posizione i grandi gruppi USA e del Regno Unito.
Il più grande cantiere del Medio Oriente , riguarda un territorio di 353 chilometri quadrati e due milioni di abitanti.
Disastro ambientale e sociale
Un disastro ambientale immane: le più recenti valutazioni delle Nazioni Unite stimano un volume di detriti pari a 61 milioni di tonnellate e da decontaminare suoli , acque superficiali , sotterranee e recuperare 12 mila corpi sotto le macerie .
Società , fondi USA e banche
Pronti i fondi USA come McNally Capital e Safe Reach Solutions, due società vicine a Witkoff, il negoziatore, palazzinaro e ambasciatore di Trump sia a Gaza che in Ucraina. Un immobiliarista finanziato dai fondi sovrani arabi e dalle banche USA. Il settore dove è specializzato il Gruppo Witkoff è quello, dei grandi hotel di lusso e la riconversione di territori degradati.
Witkoff in Medio Oriente come ambasciatore di pace ha operato con Jared Kushner, marito di Ivaka figlia di Trump. Le macerie saranno rimosse da imprese israeliane.
Secondo l’OMS, serviranno oltre 7 miliardi per rimettere in piedi i servizi sanitari.
La Lega Araba ha già redatto il Gaza Reconstruction Plan, finanziato da Qatar, Emirati, Arabia Saudita ed Egitto, sotto il coordinamento della World Bank e delle Nazioni Unite.
Le priorità riguardano rimozione delle macerie, ospedali, rete idrica.
Insieme ai gruppi USA , avranno priorità nei bandi i gruppi dell’area Mena (Middle East and North Africa), che comprende il Medio Oriente e il Nord Africa.
Pronti per i bandi le egiziane Orascom Construction e Arab Contractors, la libanese-qatariota Consolidated Contractors Company, l’Organi Group, le turche Limak Holding e Tekfen, insieme al colosso immobiliare Talaat Moustafa Group, figurano già nei dossier preliminari della Lega Araba. Aziende USA garantite dagli accordi di pace e dalla regia della Casa Bianca.
Intanto in Italia volano le azioni di Cementir del romano Caltagirone, di Buzzi e di Webuild (Gruppo Salini).
A Gaza c’è anche un’altra partita da giocare, quella dei giacimenti di gas e petrolio che interessano Israele e anche il nostro ENI.
Gaza Marine
Ignoto il futuro del grande giacimento di gas dei palestinesi denominato Gaza Marine. Dista 36 chilometri dalla costa palestinese, e si trova a 610 metri di profondità. Un giacimento che contiene 1000 miliardi di metri cubi di gas e , che garantirebbe entrate per miliardi di dollari consentendo ai palestinesi di avere energia per lo sviluppo della economia e , soprattutto per alimentare gli impianti di desalinizzazione dell’acqua. Un giacimento scoperto nel 2000 ma bloccato per motivazioni politiche. La concessione per lo sfruttamento a British Gas è del 1999, prevedeva il coinvolgimento del Palestine Investment Fund e di Consolidated Contractors Company (società di appaltatori consolidati) la più grande impresa edile del Medio Oriente.
Tutto però è fermo: mancato riconoscimento internazionale della Palestina e controllo della fascia di Gaza dal 2007 da parte di Hamas. Comunque è Israele a controllare questo giacimento dei palestinesi. Sul business ricostruzione anche la Commissione UE ha messo a punto l’EU Gaza Facility, dotata di circa 1,6 miliardi di euro con il compito di coordinare i flussi della Banca Europea per gli Investimenti e gli organismi di sviluppo nazionali nei settori dell’energia, dell’acqua e nella gestione dei rifiuti.
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Ottima analisi delle vicende