di Michela Cinquilli
Le misure previste dal Governo a sostegno dell’occupazione femminile rappresentano un segnale importante di attenzione verso le donne e le famiglie. È un indirizzo condivisibile e necessario, perché la crescita del Paese passa attraverso la piena partecipazione femminile al lavoro.
In questa stessa direzione, si può compiere un ulteriore passo: estendere la decontribuzione non solo alle imprese, ma direttamente alle donne lavoratrici. Una misura concreta, che per tre anni sospenda la trattenuta contributiva sul reddito delle madri, restituendo loro maggiore libertà economica e possibilità di scelta.
La proposta del Segretario Nazionale UCID Donne, dott.ssa Stefania Brancaccio, Cavaliere del Lavoro e Presidente movimento donne UCID, per restituire alle madri ciò che è loro, all’indomani della approvazione della legge di Bilancio. “Si tratta di introdurre una decontribuzione per le madri lavoratrici – afferma il Segretario Nazionale di UCID donne – è lo strumento per valorizzare il ruolo della donna ed incidere con positività sull’inverno demografico che stiamo vivendo”.
Le sue parole sono forti e chiare senza equivoci da donna, madre ed imprenditrice di successo.
“È ora di dirlo con chiarezza – sottolinea Brancaccio – non servono più bonus, servono visioni.
Non servono più sussidi agli imprenditori che assumono donne, servono diritti economici restituiti direttamente alle donne”. Brancaccio, vice- Presidente della COELMO SPA, 3 figli e 9 nipoti, tra le prime manager cattoliche a promuovere la carriera delle lavoratrici per poter conciliare lavoro e maternità, mettendo al centro la persona e i suoi talenti, contribuendo all’impresa e alla società, conosce profondamente su quali leve economiche puntare nella concretezza.
Da anni la società si comporta come se la maternità fosse un peso da compensare – continua Brancaccio – “Ogni volta che si premia chi assume una madre, si lancia un messaggio distorto: che quella madre rappresenti un costo, una difficoltà, una deroga alla normalità. È una narrazione tossica, che offende la dignità delle lavoratrici e tradisce la realtà”.
La verità è che una madre al lavoro non pesa sull’economia, la sostiene.
E allora, se davvero vogliamo agire con coraggio, spostiamo la prospettiva: non decontribuzione per le imprese, ma decontribuzione per le madri, in questo si sostanzia la proposta di UCID Donne nella persona del suo Segretario Nazionale.
Per tre anni, sospendiamo la trattenuta contributiva – oggi vicina al 33% – e riconsegniamo alle donne la parte del loro salario restituendo loro la libertà economica di scegliere, di investire, di crescere. È una misura semplice, concreta, ma cambia radicalmente il messaggio culturale: non sei un costo da coprire, sei valore da liberare.
L’Italia non ha bisogno di leggi compassionevoli, ma di atti di giustizia economica e quindi atti che riconoscono la maternità come una forma di produttività sociale.
Ogni madre che lavora contribuisce due volte: alla ricchezza del Paese e alla sua continuità demografica, quella stessa continuità che oggi è il più grande problema economico dell’Italia.
“Dalle quote alle aliquote rosa” non è uno slogan, ma un atto di verità.
Significa rimettere la leva fiscale al servizio della persona, come insegnano gli economisti e come chiede il magistero sociale della Chiesa: trasformare, non solo riformare.
Perché una società che tassa la maternità e sussidia chi la sopporta è una società che ha smarrito il senso della propria sopravvivenza. Restituire alle madri ciò che è loro — la parte del lavoro che producono e che oggi viene sottratta — significa riaccendere il motore del futuro.
La proposta del Cav. del Lav. Dott.ssa Stefania Brancaccio, rappresenta l’unica soluzione veramente innovativa per coinvolgere il mondo imprenditoriale nella lotta alla denatalità, al vero empowerment femminile e pari dignità nel lavoro, coniugando magistralmente le istanze di un modello di impresa proattiva allo sviluppo economico sostenibile ed equity friendly.
Comitato UCID Donne














