Gaffe della Schlein, i salari degli italiani sono crollati prima del governo Meloni

Economia & Finanza

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“Giorgia Meloni continua a negare il crollo degli stipendi, ma i dati ISTAT raccontano un’altra storia: dal 2021 il salari reali degli italiani sono calati del 9%”. ha dichiarato la segretaria del Pd, Elly Schlein, dopo la lettura dei dati Istat sul potere d’acquisto, che parla di un calo del 8,8% dal 2021 dei salari.

“Questo significa che, in media, chi lavora perde uno stipendio all’anno. L’inerzia del governo Meloni sta portando sempre più famiglie in difficoltà: stipendi bassi e prezzi in crescita rappresentano la vera emergenza del Paese. Sempre ISTAT oggi dice che 5,6 milioni di lavoratori ancora attendono i rinnovi contrattuali. Adesso servono politiche serie, non propaganda.

Ma la segretaria del Pd non racconta che il crollo dei salari è avvenuto nel biennio 2021-2022, prima che Giorgia Meloni salisse a Palazzo Chigi. Una gaffe l’ennesima di una segretaria dei dem sempre piu in difficolta sia all’interno che al di fuori del suo partito, come subito hanno fatto notare alcuni esponenti di Fdi

“Nuova figuraccia per la segretaria dem: i dati Istat parlano chiaro. Il vero crollo dei salari è avvenuto proprio sotto i governi sostenuti dal Pd. Il calo di 9 punti percentuali cui fa riferimento Schlein è avvenuto nel biennio 2021-2022, quando Pd e Cinquestelle governavano. È allora che l’inflazione è aumentata di quasi 10 punti percentuali a fronte di un incremento inferiore al 2 per cento dei salari contrattuali, erodendo il potere d’acquisto delle famiglie e lasciando gli italiani più poveri. Con il Governo Meloni, invece, la musica è cambiata”. I conti li fa il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati, Galeazzo Bignami.

“Da ottobre 2023 – specifica – i salari reali crescono più dell’inflazione. E  nei primi nove mesi del 2025 le retribuzioni contrattuali sono salite del 3,3 per cento rispetto all’anno precedente, dopo il +3,1 per cento del 2024. Numeri che certificano un’inversione di tendenza netta: l’Italia torna a respirare e gli stipendi recuperano terreno. In sintesi: con il Pd al governo gli italiani si impoveriscono, con Meloni tornano a guadagnare. Forse perché oggi i soldi non vengono più buttati in bonus a pioggia e spese inutili, ma investiti in misure concrete, crescita e lavoro vero”.

Un altro appunto, un altro aspetto che la segretaria dem omette di osservare. “Schlein smemorata, con il governo Meloni ci sono più rinnovi di contratti”, fa notare il senatore di Fratelli d’Italia, Francesco Zaffini, presidente della Commissione Lavoro. “Come segnalato dall’Istat, e rilanciato da Schlein, oggi 5,6 milioni di lavoratori – circa il 43% del totale – attendono il rinnovo del contratto. Peccato che la segretaria dem dimentichi di dire che nel 2021 la percentuale di lavoratori in attesa di rinnovo era del 62,5% e nel 2022 del 52,7%. Anche qui, quindi, la tendenza è chiara: con questo governo la situazione è migliorata. E continueremo a lavorare per accelerare i rinnovi, anche grazie alle misure incentivanti previste dalla legge di bilancio”.

“Dopo anni di stagnazione, il lavoro viene finalmente valorizzato e retribuito in modo più equo, con aumenti del 3,1% nel 2024 e del 3,3% nel 2025. È un segnale concreto di fiducia: le famiglie recuperano potere d’acquisto e l’economia cresce perché investe sulle persone e sulla qualità dell’occupazione. Proseguiremo su questa strada per rafforzare i risultati e rendere il lavoro sempre più sicuro, stabile e ben retribuito”. Lo scrive in una nota Walter Rizzetto di Fdl, presidente della commissione Lavoro della Camera.

La realtà sembra quindi molto differente da quella evidenziata dalla Schlein, perchè secondo l’Istat proprio dal 2022 è cominiciata una lenta risalita dei salari in rapporto all’inflazione. Un recente rapporto della Bce ha denotato come le misure fiscali come la riduzione dell’IRPEF e la decontribuzione hanno compensato il fiscal drag nel periodo 2022-2024, restituendo ai contribuenti italiani circa il 40% dell’impatto fiscale generato dall’aumento dei redditi nominali dovuto all’inflazione.

I dati ISTAT di settembre 2025, evidenziano che la retribuzione oraria media nel periodo gennaio-settembre 2025 è aumentata del 3,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Tuttavia, l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie, che a settembre segna un +2,6% su base annua, rivela dinamiche diverse tra i settori:

  • Pubblica Amministrazione: l’aumento è più marcato, raggiungendo il 3,3%. I settori in testa sono Ministeri (+7,2%), Militari-Difesa (+6,9%) e Vigili del Fuoco (+6,8%).
  • Industria: la crescita si attesta al 2,3%.
  • Servizi Privati: l’incremento è del 2,4%.

Questa differenza ha portato a un rallentamento complessivo della dinamica salariale nel trimestre, pur restando la crescita al di sopra dell’inflazione. L’indebolimento è dovuto a un freno nel settore industriale e una sostanziale stabilità nei servizi privati, a fronte di una lieve accelerazione nel comparto pubblico legata all’indennità di vacanza contrattuale.

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