Scopo dell’Unione Europea: fare guerra alla Russia

Attualità & Cronaca

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Avremmo potuto scriverlo da tempo, ma adesso, vicende inequivocabili ci dicono che l’esercizio di “disvelamento” si è compiutamente manifestato sotto la pressione della realtà.

ROMA – D’altronde, quando ci si trova davanti al quadro con tutte le tessere collocate al posto giusto, senza poter fare più nessun cambiamento, senza poter avere più nessun dubbio sul significato della figura che si è andata componendo, rimane una sconsolatissima certezza: la distruzione dell’Europa, delle sue Nazioni, della sua storia e civiltà si sarebbe completata nella guerra contro la Russia.  Il vero scopo dei “progettisti” dell’Unione Europea era quello di condurre gli Stati a suicidarsi mandandoli in aiuto all’Ucraina nel conflitto contro la Federazione Russa. Il “tremendum” disegno di una potenza tanto oscura, quanto fortissima e ignota è riuscito in questa devastante impresa.

Nel lontano 2010, l’antropologa Ida Magli, scriveva: “Occuparsi dell’Unione Europea, delle lentissime, incomprensibili e faticose fasi attraverso le quali si è realizzata fino a oggi, è come seguire la trama di un romanzo giallo in cui non appena si crede di essere giunti alla conclusione, che manchi ormai soltanto il nome dell’assassino, ci si trova davanti al cadavere del supposto criminale e si è costretti a ricominciare daccapo, a dover cercare una soluzione diversa da quella che fino a quel momento era sembrata convincente.

Contrariamente però ai classici dl giallo, il mistero Unione Europea si presenta come il meno appassionante, anzi il più noioso che sia mai stato immaginato, tanto che è necessaria molta perseveranza per non abbandonare le vicende, convincendosi che non vale la pena occuparsene. Si tratta, invece, di una precisa, accuratissima strategia: l’autore ha fatto in modo di non farvi accorgere che si tratta di un ‘giallo’, ossia che sta tenendo nascosti i gravissimi segreti che il dramma racchiude dentro di sé e le innumerevoli morti che comporta. Senza suscitare né curiosità, né brividi, i cadaveri degli assassinati vi passano davanti agli occhi camuffati in modo tale da farli credere casuali, superflui relitti pronti per la discarica, accompagnati da un monotono brusio di chiacchiere prive di senso di cui si finisce con il non accorgersi più” – Ida Magli, ‘La dittatura europea’ (BUR).

A distanza di qualche lustro possiamo dire che i responsabili, i ver manovratori dei politici, della connivente stampa e della maggior parte dei mezzi di informazione hanno sempre saputo che unificare l’Europa, continente del massimo concentrato storico di individualità di Stati, Nazioni, culture, lingue, letterature, arti, avrebbe significato che le forze, le energie vitali e creative della sua civiltà, sarebbero state annientate.

E se non risultava sufficiente destabilizzare le singole economie con l’avvento della moneta unica, sapevano che favorire anzi, provocare l’invasione di immigrati, avrebbe accelerato e sconquassato definitivamente l’unità culturale,  psicologica e fisica dei popoli europei; tenuti accuratamente all’oscuro delle mete che si volevano raggiungere affinché non potessero opporre neanche la più minima resistenza. Andando a ritroso, per cogliere alla luce dell’attualità il fallimentare dipanarsi della costruzione dell’UE, notiamo che essa è innanzitutto servita a innescare un passaggio, a favorire un ribaltamento: mettere i banchieri a governare e i politici a eseguire. Il Trattato di Maastricht, ampliato in quello di Lisbona nel 2007 ha siglato questo primato autoritario e coercitivo dei banchieri, pronti a limitare la libertà in molti campi, attraverso il loro sigillo, il denaro a debito, costantemente ridotto, per esercitare così il massimo controllo e il massimo domino. Ma se i banchieri dispongono di decisioni che poi i politici legiferano in ambito culturale, economico, sociale, politico e militare, la morte dell’Europa era inevitabile, sia per le scelte dei primi, che per il servilismo dei governanti, che avallano sempre certe direttive.   

Di recente il premier slovacco Robert Fico ha dichiarato: “Alcuni Stati dell’Unione Europea sono stai trasformati in un Gabinetto di guerra”. Affermazione per nulla esagerata alla luce dei fatti; considerando che dal 24 febbraio 2022, inizio della guerra tra Russia e Ucraina, provocata dalla Nato nel 2014, abbiamo assistito a numerosi tentativi di chiudere il conflitto. A iniziare dalle Trattative di Pace stabilite a Istanbul, già nel marzo 2022, poi fallite per la volontà dell’ex primo Ministro inglese Boris Johnson. Ma soltanto negli ultimi giorni, a seguito dell’incontro ferragostano tra il presidente americano e quello russo in Alaska, abbiamo avuto un succedersi significativo di eventi. Il 16 ottobre c’è la telefonata di Putin a Trump, viene stabilito un loro incontro a Budapest; subito dopo il Presidente ucraino va a Washington, torna il 19 ottobre e immediatamente il 21, parte il Segretario Generale della Nato, Mark Rutte per la capitale americana, in visita dal Presidente.

Trascorrono pochissimi giorni e viene annullato l’incontro tra Putin e Trump. Tra l’altro, appena annunciato il loro colloquio, vicino a Budapest c’è l’esplosione di una raffineria di petrolio e sempre in quei giorni, il Primo Ministro polacco Donald Tusk dichiara che Putin avrebbe potuto rischiare di essere arrestato sopra i cieli della Polonia, nel volo verso l’Ungheria.

Non sono state perciò eccessive le parole del Premier Fico, nel sostenere che l’Unione Europea ha cercato in tutti i modi di sabotare l’incontro tra il Presidente americano e quello russo, dato che Mark Rutte, non è andato da Trump per parlare come Segretario Generale della Nato, ma a nome e per conto degli Europei. L’enigma che pare irrisolvibile è dato dalla posizione dell’Unione Europea che arroccata su posizioni irreali e capace solo di alzare muri pur di non favorire una pace, sembra chiamata unicamente a eseguire ordini di occulti suggeritori, per sé sempre dannosissimi.

A tutto questo va aggiunto il fatto ignorare le richieste russe, che immutate nel tempo, consistono in legittime garanzie: evitare innanzitutto la Nato ai propri confini. Per tutta risposta abbiamo invece il Premier polacco Donald Tusk che dichiara: “La guerra si protrarrà ancora per due, tre anni”, invocando aiuti e finanziamenti, affinché l’Ucraina possa far fronte al conflitto. Dei 120 miliardi necessari, la metà dovrà metterla l’Europa, fa notare il polacco, senza precisare che dall’inizio del conflitto Bruxelles ha già speso circa 180 miliardi, tra aiuti finanziari, prestiti, supporto militare, assistenza umanitaria e sociale.

Denaro buttato in un Paese tra i più corrotti, dove scompaiono armi, soldi e alla popolazione arrivano le briciole lasciate dai governanti. In definitiva, la guerra continuerà anche se l’Ucraina subisce gravi sconfitte e c’è difficoltà nel reclutare i pochi giovani rimasti nel Paese. Secondo documenti attendibili, il rapporto tra le perdite ucraine e russe, è di 36 a 1; gli Ucraini hanno purtroppo raggiunto il milione di morti. Quindi, interverremo noi, i “volenterosi”, visto che i leader più guerrafondai e russofobi, quali il Premier tedesco e quello francese, supportando il Ministro polacco, hanno apertamente parlato di “possibilità concreta” di una guerra diretta fra Nato e Russia, tra il 2027 e il 2029.

Ma questa guerra che ci sta angosciando e impoverendo, come accennavamo, è soltanto l’epilogo di tante altre, non meno crudeli, imposte negli ultimi decenni ai popoli d’Europa. Nell’elenco possiamo inserire un graduale processo di deindustrializzazione avviato già negli anni Novanta con l’instaurarsi prepotente del sistema finanziario globalista; processo che adesso è arrivato al definitivo crollo della produttività per il prezzo altissimo dell’energia, dopo il divieto di comprare il petrolio russo. Insomma, la guerra portata avanti indefessamente da Bruxelles, sembra più che mai utile a sovvertire i popoli, depredandoli, a favore di élite transnazionali.

Alla piramide di questo “laboratorio oligarchico della distruzione” svetta la Commissione Europea, Istituzione composta da membri non eletti e presieduta al suo secondo mandato, dalla tedesca Ursula von der Leyen. Un recentissimo saggio, “Ursula Gates”, di frederic Baldan, la vede al centro di numerosi scandali per favoreggiamento a lobby private. L’autore, proprio in questi giorni ha subito la chiusura del conto corrente e dei componenti della sua famiglia. Eppure, tutto questo resta invisibile, perché l’’informazione che riceviamo è in mano alle oligarchie finanziarie, perciò completamente confezionata da un sistema di interessi, non da giornalisti indipendenti che ricercano la verità.

E un’informazione addomesticata non permette, come in questo caso, di cogliere la costruzione menzognera rappresentata da Bruxelles. Nelle cui Istituzioni si favoriscono appunto, interessi di leader privati, amministratori delegati di grandi società che a loro volta interloquiscono con i membri del Parlamento, del Consiglio e della Commissione, l’unica che ha poi facoltà di legiferare e premere ad esempio, per la vendita di determinati farmaci, di insistere sul climate change oppure, proseguire la guerra.

D’altronde, l’architettura istituzionale dell’Unione Europea è straordinaria per snellire i passaggi burocratici e decisionali. In un’unica sede si trovano politici in grado di prendere decisioni per tutti i 29 Stati. Sarebbe stato molto più complicato, forse impossibile da parte dei lobbisti, recarsi presso i Governi dei singoli Paesi e vedersi approvare le proposte. Dall’avvento dell’Unione Europea pertanto, non è esagerato dire che le Istituzioni pubbliche dipendono dai soldi di privati magnati, un fiume incontrollato di denaro che arriva regolarmente ai governanti dei singoli Stati. Quindi, le Nazioni d’Europa, grazie all’invenzione di Bruxelles, sono entità istituzionali ormai “privatizzate”, in balia di un “Potere profondo” che adesso pare giunto in Europa al suo atto finale: mandare la poplazione contro una potenza nucleare.

Magari non subito, tra qualche anno, nel frattempo una propaganda martellante convince i cittadini a sopportare come necessario il trasferimento coatto di denaro dalle proprie tasche a quelle degli oligarchi di armi, case farmaceutiche e impianti per l’energia green, invece che verso la sanità, l’istruzione, la ricerca, i trasporti. D’altronde, un’opinione pubblica consenziente, per orgoglioso spirito sacrificale può essere spinta alla rinuncia, alla povertà, alla malattia, alla morte.

Rosaria Impenna

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