Pronti 890 milioni per il nuovo piano casa del governo Meloni

Economia & Finanza

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Per il Piano casa ci sono i fondi stanziati direttamente in manovra, che ammontano a 600 milioni, e ci sono quelli che possono arrivare dalla revisione dei programmi europei con le Regioni e che «può triplicare le risorse destinate a questo ambito». A spiegarlo è stato il ministro per gli Affari europei, il Pnrr e le politiche di coesione, Tommaso Foti, ricordando che «dalle Regioni c’è una richiesta di 887 milioni».

Un piano casa che preveda prezzi ben più bassi, che permettano anche ai più giovani di avvicinarsi a mutui e compravendite. È questa una delle priorità del governo Meloni, su cui si sta lavorando anche alla luce dell’aggiornamento dei programmi sui fondi europei dopo le nuove linee guida giunte da Bruxelles. Al centro delle operazioni c’è il tentativo di sbloccare l’economia italiana così come di dare un aiuto concreto alle giovani coppie che faticano a pensare ad una famiglia. Senza casa, infatti, è più complesso pensare ad avere dei figli.

A chiarire quali sono i meccanismi su cui l’esecutivo sta riflettendo è Tommaso Foti, ministro per gli Affari europei, il Pnrr e le politiche di coesione. Proprio su questi strumenti di cui si occupa, infatti, si baserebbe la sostenibilità del nuovo Piano casa. Nello specifico, il fondo sociale per il clima e la revisione dei fondi di sviluppo e coesione sono i due settori da cui potrebbero essere reindirizzate le risorse per il piano Casa. “Dalle Regioni c’è una richiesta di 887 milioni“, ha annunciato con una certa soddisfazione.

Foti ha ricordato come, nella manovra dello scorso anno, siano stati stanziati 600 milioni di euro, che però potranno essere utilizzati solamente nel 2027. Nel frattempo, quindi, è necessario trovare altre fonti da cui recuperare questi fondi. Foti sembra piuttosto speranzoso: “Sulle politiche abitative stiamo perfezionando la revisione dei programmi di coesione con le Regioni, che può triplicare le risorse destinate a questo ambito“, ha spiegato, sottolineando che queste misure interesseranno l’intero territorio, non solo il Sud Italia.

Anche Bruxelles, insomma, ha preso atto della necessità di dare una risposta all’emerganza abitativa, mettendo la casa tra le sue nuove priorità. E lo ha ribadito di recente anche il vicepresidente della Ue, Raffaele Fitto “Il tema della casa e’ una priorita’ per questa Commissione europea e gia’ nel primo anno di mandato abbiamo compiuto pregressi concreti. Ad esempio l’edilizia abitativa e’ entrate tra le cinque priorita’ che abbiamo, offrendo ai Paesi membri e alle regioni nuove possibilita’ di investimento”. ha detto il commissario Ue per la politica regionale e di coesione, in un videomessaggio inviato all’assemblea di Assoimmobiliare tre giorni fa. “Molti paesi – ha aggiunto – hanno gia’ accolto questa possibilita’ rafforzando gli investimenti nell’housing: ben 18 Paesi hanno previsto investimenti per oltre 20 miliardi di euro e in piu’ la commissione sta lavorando ad un nuovo piano per l’edilizia abitativa accessibile. La crisi abitativa – secondo Fitto – resta una sfida complessa e la sola politica di coesione non basta. Servono strumenti complementari, come una sinergia tra fondi e una visione integrata che unisca politiche economiche, sociali e territoriali. Per rispondere a questa sfida e’ necessario agire su piu’ fronti: completare l’unione dei capitali, aggiornare le regole sugli aiuti di stato e rafforzare la cooperazione tra istituzioni, imprese e territorio”, ha concluso Fitto. L’obiettico della Ue sarebbe quello di raddoppiare i fondi destinati al piano casa.

Questo rende possibile lo spostamento delle risorse da parte del governo italiano. «Sulle politiche abitative stiamo perfezionando la revisione dei programmi di coesione con le Regioni, che può triplicare le risorse destinate a questo ambito, recependo una delle priorità sollecitate di recente dalla Commissione Europea accanto, ad esempio, all’innovazione tecnologica, alla resilienza idrica, alla transizione energetica e alla difesa», ha spiegato Foti, in un’intervista al Messaggero, chiarendo che non solo al Sud, ma anche «alcune Regioni del Centro e del Nord hanno previsto di riservare fondi per mettere a disposizione alloggi a prezzi accessibili».

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