8 marzo: le donne e la salvezza dell’Italia   

Arte, Cultura & Società

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A proposito della ennesima emergenza nazionale che stiamo  vivendo,  è stata contestata  la scarsa presenza delle donne sia nel Parlamento sia negli altri incarichi. E tale assenza è particolarmente delicata se si pensa che tutti i malanni che opprimono l’Italia in ogni aspetto sono emanazioni, da sempre, solamente dei signori uomini. La presenza della donna è perfino impellente, è la primaria possibilità di salvezza che ha l’Italia, per non continuare a sprofondare: le donne sono mille volte più sane e corrette e ligie, meno sensibili a intrugli e sofisticazioni partitiche e politiche, mille volte più colte e responsabili: mille volte, per impiegare un termine banale, più serie e attive, oltre che capaci ed oneste. Stando così le cose, le donne sono la sola e vera alternativa al cambiamento e alla possibilità della rinascita,  la sola garanzia.

A proposito della incombente ricorrenza, mi piace richiamare alla memoria alcune donne  che incontriamo  a Roma nell’arco del secolo appena trascorso, donne  fuori del comune per coraggio, maturità, cultura, senso civico, altruismo e anche fascino e bellezza. Le donne sono tutto questo e ancora di più. In  Ciociaria abbiamo avuto e ancora abbiamo,  di tali donne: ricordo Tina Lattanzi di Alatri, Gina Lollobrigida di Subiaco, Maria Antonietta Macciocchi di Isola del Liri, Linda Evangelisti di Pignataro I./Canada, Caterina Valente di S.Biagio S./Parigi, donne ognuna fuori del comune nel proprio ambito, che lascio al lettore di conoscere meglio nella rete e che vengono tutte ricordate nel libro ORGOGLIO CIOCIARO/Ciociaria Pride che molto raccomando. Ancora due donne, di scienza, a noi più vicine, che è molto poco definire straordinarie: Alessandra Buonanno, Cassino, fisica, direttrice del Max Planck Institut di Potsdam e professoressa a Berlino, un titano di donna, futuro Nobel a mio avviso, come pure  Francesca Mariotti, Frosinone, economista, che siede nel Consiglio di Amministrazione della Mediaset SpA e titolare di altre prestigiose cariche.

Nel corso del secolo scorso due donne diedero sensibili contributi alla crescita morale e civile:  per prima ricordo Teresa Labriola: in quegli anni, inizi 1900, così prepotentemente maschilisti, la prima  a conseguire la laurea in giurisprudenza, altresì, con perseveranza, a ottenere la libera docenza e, con grande lotta contro gli ostruzionismi, a divenire anche prima avvocatessa. Era figlia di Antonio Labriola, cassinate, il professorissimo a Roma. Teresa abbandonò la università a seguito degli eccessivi ostacoli frapposti e continuò una intensissima attività scientifica e politica con pubblicazioni e saggi nonché la pratica dell’avvocatura. Notevole il suo impegno nell’affrancamento delle donne dalle discriminazioni e quindi la lotta per la emancipazione in ogni contesto, specie in quello politico: fu il movimento delle cosiddette suffragette europee cioè il diritto al voto, che Teresa venne a rappresentare in Italia. La sua opera riverberò anche negli altri aspetti quali il divorzio, il controllo delle nascite, la indipendenza economica, l’accesso alle professioni, la parità salariale…Altre due donne incredibili  che però si realizzarono nel mondo dell’arte, della musica, della letteratura a Roma furono Anna Letizia Pecci originaria di  Carpineto pronipote di Leone XIII e l’americana Marguerite Chapin che andò sposa a un membro del Casato principesco dei Caetani, un cui merito impagabile fu il restauro e la valorizzazione del giardino incantato di Ninfa presso Sermoneta, nella Ciociaria Pontina. La rete fornirà i particolari esistenziali su queste affascinanti donne.

Ora solo i nomi perché lo spazio è tiranno ma è già una informazione di rilievo alla quale la rete  fornirà altri dettagli agli interessati. Roma in quegli anni del Novecento conservava  il suo fascino cosmopolita insieme alla presenza del Vaticano: la rivoluzione russa del 1917  fu la causa di una fortissima fuga verso l’Europa libera, tra cui Roma. E qui affiorarono donne specialmente sovietiche, colte, quasi tutte professioniste, alcune artiste: Ksaenija Guina fu una medico  lituana  che sposò Francesco Ingrao, anche lui medico e collezionista d’arte;  Olga Resnovic, russa, anche lei medico, scrittrice e giornalista  e significativa traduttrice,  sposò un famoso medico di Roma Angelo Signorelli col quale divise tra l’altro la passione per l’arte e anche l’attenzione ai derelitti. Altra russa romana fu Ekaterina Botkina, vedova di un celebre medico russo, fece parte di quel cenacolo mai abbastanza onorato  che fine 800-inizi Novecento si dedicò e prese in cura la umanità derelitta e abbandonata delle paludi Pontine e/o Agro Romano con particolare riguardo ai bambini e adolescenti per i quali tra l’altro aprirono  scuole e strutture apposite: Olga Signorelli, Giovanni Cena, Sibilla Aleramo, Angelo Celli e la infaticabile moglie tedesca Anna Fraentzel che enormemente fece per questi derelitti e la menzionata Ekaterina Botkina.  Altra russa,  colta, poliglotta  a Roma dove non perse occasione di soccorrere e aiutare i fuggiaschi russi fu Zinaida Jusupova, di origini nobiliari. Tatiana Pavlova, morta nel  1975, fu attrice cinematografica e teatrale e, soprattutto, regista teatrale,  innovatrice e riformatrice. Daria Olsoufieff  fuggì con tutta la famiglia  a Roma allo scoppiare della rivoluzione. Aveva studiato  pittura e letteratura, sposò il celebre principe Junio Valerio Borghese che così tanta parte ha avuto nella storia d’Italia, non solo in regime mussoliniano; Daria praticò il giornalismo e curò la letteratura russa: apprezzata la sua biografia sugli anni italiani di Gogol. Darina Laracy scrittrice e giornalista irlandese, è passata alla storia  quale moglie dello scrittore  Ignazio Silone e anche curatrice  e traduttrice infaticabile  e fedele delle sue opere. Altra donna affascinante anche russa scappata dalla rivoluzione, moglie di un archeologo di spicco nella Roma dei primi decenni del 1900, fu Sachoskaya Nadezda, portò nella capitale una ondata di cosmopolitismo e di apertura sul mondo: pianista di qualità,  il suo salotto divenne il centro dei grandi artisti  e compositori dell’epoca: Liszt,  Wagner,  Rubinstein,  Grieg…  Ma sarà ricordata di più per il suo interessamento concreto e duraturo per i bambini bisognosi di Roma per i quali a proprie spese gestì una scuola per molti anni e poi, invecchiata, passò ad Olga Signorelli che abbiamo menzionato. Terminiamo questa rassegna cosmopolita con la figura di Nina Petrovna moglie del  principe Golicyn. anche lei donna intrepida nella Roma dell’epoca: famose  le sue alte qualità di danzatrice. La figlia Irene Galitzine, come è ben noto, è stata famosa stilista di moda. In questa ricorrenza un cenno non si può omettere di altre donne inimmaginabili, umili creature, illetterate e analfabete, nate nella miseria e nel degrado, indennizzate dalla natura con la bellezza e il fascino impareggiabili: le ammiriamo nei musei e gallerie di tutto il mondo grazie agli artisti che le hanno letteralmente eternate nelle loro opere: sono le modelle di artista, Loreta, Agostina, Antonia, Carmelina, Rosalia, Adele, Rosa, Marianna…

 Michele Santulli

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