“A Milano sembra di essere tornati agli anni di piombo” dice Beppe Sala

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È un momento difficile, riconosce il sindaco, Beppe Sala, per il quale le misure per la zona rossa devono valere anche per quella gialla. E pensa a una campagna di rilancio con Armani e giovani rapper. “In un paio di mesi ne saremo fuori”

 
Coronavirus Sala Milano rilancio 

© Nicola Marfisi / AGF – La riapertura alle visite turistiche del Duomo di Milano con numeri contingentati

“Milano sta tenendo botta, i servizi continuano a funzionare” ma certo per superare questo momento difficile legato all’emergenza sanitaria, “ci vorranno almeno 2 mesi” e servirà l’aiuto del governo, il sostegno alle categorie in difficoltà, un bilancio comunale straordinario e dopo, una campagna per rilanciare l’immagine della città nel mondo. Lo ha spiegato il sindaco di Milano Giuseppe Sala durante una intervista in diretta sul sito del Corriere della Sera. 

“I conti del Comune prenderanno una botta significativa”  ha detto, chiedendosi “i 120 milioni di dividendi di Sea messi a bilancio quanti saranno con tutti i voli annullati? Certamente di meno”. “I conti del Comune sono importanti però oggi serve soprattutto un intervento rapido sulle categoria in difficoltà, turismo, bar e ristorazione. Il Governo dovrebbe estendere quanto fatto nella zona rossa anche alla zona gialla”. Questa la richiesta di fondo. Sala fa riferimento ai 500 euro al mese per i lavoratori autonomi e anche a una Cig in deroga per gli alberghi sotto i 15 dipendenti. Quanto ai tributi, “il minimo è rinviarli ma si può anche pensare che per 2-3 mesi  non si pagano. Bisogna capire chi proteggere cercando di fare la cosa giusta”.

E quando l’emergenza sarà passata, almeno “tra un paio di mesi, se si guarda all’esempio della Cina”, servirà una campagna per rilanciare l’immagine di Milano e renderla appetibile come prima del Covid-19. “Certo servirà del tempo – osserva – ma torneranno a chiedere di essere parte di questa Milano. La comunicazione e i contenuti vanno di pari passo. Adesso non è tempo, ma sto già dicendo ai protagonisti della città, da Armani al giovane rapper ‘vi chiamerò’, dobbiamo trovare un formula professionale da indirizzare al mondo con questo obiettivo”.

Un danno di immagine c’è. “Ma lo stigma su Milano è oggettivamente eccessivo. E’ anche vero – ammette – che nella fase iniziale qui si facevano tamponi a go-go. Nelle altre città europee” la situazione è diversa, “una mia amica mi ha raccontato che in un ospedale in Svizzera le hanno chiesto 500 franchi per fare il tampone. Noi siamo partiti in maniera un po’ troppo garibaldina”. 

Insomma la vocazione internazionale della città va preservata, ritrovata. “Senza apertura al mondo Milano si affloscia – dice senza mezzi termini Sala -. Non penso a Milano come città stato ma come città mondo, in quanto inserita in un sistema mondiale che trae benefici dalla sua reputazione”. Giusto per capirci, “l’anno scorso abbiamo avuto 10 mln e passa di turisti, quest’anno saranno 5 o 4 milioni. Se non torniamo a vivere di questa dimensione aperta non ce la facciamo” osserva.

I cambiamenti si vedranno presto nel settore immobiliare: “Mi attendo un po’ meno investimenti, una fase più riflessiva”. Il sindaco si è detto tranquillo sul fatto che il mondo privato reagirà e più incerto sul fatto che la politica sia in grado di fare la stessa cosa. In questa fase difficile “Serve una qualità della classe politica che deve essere migliore di quella di ieri”.  

Milano sta vivendo un momento molto complicato, “se dobbiamo guardare indietro bisogna pensare ad esempio agli Anni di piombo” ma “ho la tranquillità di chi sa che, contando su questa città, con le risorse che ci sono, ci riprenderemo” ha concluso il sindaco. 

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