Afghanistan – miopia americana in geopolitica e in politica estera

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Appena ho appreso la notizia delle truppe americane dall’Afghanistan ho pensato a 2 ipotesi: 1) i servizi di intelligence non hanno adeguatamente informato il presidente 2) il presidente se ne è infischiato delle informazioni ricevute dall’intelligence ed ha sbagliato in perfetta solitudine.

Tutti e due sarebbero stati degli errori, ma la spiegazione che Biden ha dato all’evento è addirittura peggiore.

Biden ha infatti dichiarato: “Siamo andati in Afghanistan quasi vent’anni fa con obiettivi chiari: prendere quelli che ci avevano attaccato l’11 settembre 2001 e assicurarci che Al Qaeda non avrebbe usato l’Afghanistan come base dal quale attaccarci di nuovo. Ci siamo riusciti. Abbiamo smantellato Al-Qaida in Afghanistan. Non abbiamo mai mollato la caccia a Osama bin Laden e lo abbiamo abbattuto. Il che è avvenuto un decennio fa. La nostra missione in Afghanistan non è mai stata quella di costruire la nazione. Non abbiamo mai pensato di dover costruire una democrazia centralizzata e unificata. Il nostro interesse vitale in Afghanistan rimane lo stesso: prevenire un attacco terroristico sul suolo americano”.

Questa è una controprova della miopia americana in geopolitica e in politica estera. Gli americani si sono dimostrati egoisti e hanno pensato solo ai loro interessi. Il primo obiettivo americano è stato quello di difendere i cittadini americani in America. Il secondo è stato quello di evitare morti tra i soldati americani.

La politica statunitense considera la sacralità della vita come principio assoluto ma valido soltanto per i cittadini americani.

Anche Trump aveva deciso di ritirarsi da Kabul. Niente di nuovo sotto il sole.

Pensavo che il peggior presidente americano fosse Trump ma nel giro di poco tempo mi sono ricreduto subito. Trump poteva risultare autoesaltato e deleterio per le sue esibizioni muscolari, ma Biden mi ha deluso profondamente.

Forse il popolo americano è d’accordo con la sua decisione, forse non ha perso consenso, ma in politica bisogna anche saper scegliere con il cuore, fare la cosa giusta a costo di risultare impopolari.

Non si può dare solo la colpa a Biden, ma la decisione è stata unilaterale: la responsabilità è stata esclusivamente statunitense come ha scritto giustamente Agnese Pini.

Oppure va detto che l’Europa non ha levato la sua voce, è rimasta a guardare, si è fatta piccola piccola.

Un altra questione cruciale è che probabilmente si tratta di un gravissimo errore però in buona fede degli Usa, che non pensavano che la situazione precipitasse così e che i talebani prendessero subito il potere. Invece nel giro di due settimane sono state prese 25 città più Kabul.

L’equilibrio era più precario di quel che si pensava. Era tutta questione di contrappesi e controbilanciamenti, che sono venuti a mancare. Eppure i talebani erano stimati tra i 55000 e gli 85000, mentre invece l’esercito nazionale era formato da circa il doppio degli uomini.

Ora non resta che addestrare, armare e finanziare la resistenza

Non resta che agire con l’intelligence. Nel 2019 la popolazione dell’Afghanistan era di 38 milioni di persone. I talebani sarebbero quindi una minoranza.

Comunque è difficile stabilire esattamente il consenso che hanno tra il popolo. La domanda che sorge spontanea è: quanti afghani democratici saranno disposti ad armarsi e ribellarsi?

In fondo è dagli anni novanta che i talebani compiono ingiustizie, violenze e sopraffazione sulla popolazione.

Ad onor del vero la responsabilità morale di tutti i morti che ci sono stati (vittime uccise dai talebani, persone morte nella calca all’aeroporto, etc etc) è da dividersi a mio modesto avviso tra talebani e americani.

I talebani hanno dichiarato l’amnistia. Ma un conto sono le dichiarazioni di facciata ed un altro la cruda realtà. Purtroppo il popolo afghano è stato lasciato solo in balia dei talebani.

La verità è che gli Usa sono stanchi di perdere soldi e vite americane in nazioni sperdute e lontane. Lo ha dichiarato lo stesso Biden.

Invece avrebbero dovuto guardare al bene collettivo dell’umanità. Hanno guardato solo al loro orticello. Ora la situazione è propizia per i terroristi islamici di tutto il mondo, per l’Isis.

Alcune fonti sostengono che l’Isis è già a Kabul

Qualcuno potrebbe obiettare che gli americani qualsiasi cosa facciano sbaglino.

Se intervengono in qualche nazione sbagliano, se si ritirano allora sbagliano. Ma a questo mondo è questione anche di gradualità.

C’è modo e modo di esportare democrazia, magari senza proclamarsi gendarmi del mondo. C’è modo e modo di ritirare le truppe. Inoltre quando si prende una decisione in politica bisogna pensare che siamo tutti collegati, che esiste una interdipendenza globale.

Poco fa Biden ha dichiarato che probabilmente bombarderanno gli arsenali americani. Non avrebbe potuto pensarci prima a disfarsi delle armi, prima del ritiro?

Quanti M4 e quanti M16 ora sono a disposizione americana? Quanti caccia, droni, elicotteri, carri armati sono a disposizione dei talebani?

Un conto era avere dei fucili di assalto usati. Quelle armi lasciate dagli americani potrebbero servire a fare attentati proprio nel suolo statunitense.

Hanno evitato qualche morto tra i soldati americani, ma quanti morti ci saranno tra gli afghani?

Si sono forse scordati che ritirando le truppe avrebbero rafforzato il terrorismo islamico e probabilmente sarebbe aumentata la probabilità di attentati terroristici negli Usa?

Probabilmente c’è anche bisogno di soldati in paesi sperduti e lontani, disposti a sacrificarsi in nome della libertà e della democrazia.

Ora la situazione è drammatica. Purtroppo la realtà fattuale è che per mantenere gli equilibri ed evitare il peggio talvolta bisogna anche prendere le armi.

Probabilmente le sole missioni di pace non bastano

Così come era una ipocrisia definire i talebani degli insorti. Ora cosa resta da fare? Con i talebani si intavola delle trattative, si accetta dei compromessi, si apre il dialogo, usando la diplomazia?

Oppure si dimostra intransigenza e fermezza con chi non rispetta i diritti civili, rifiuta la democrazia, fa i soldi col narcotraffico, finanzia il terrorismo islamico? Scriveva Karl Popper ne “La società aperta e i suoi nemici” che per ripristinare la libertà i dittatori devono essere uccisi.

Secondo il pensatore liberale la violenza era giustificata in nome di un valore prioritario e superiore. Una cosa per cui non ho mai fatto politica è che non mi vorrei mai trovare di fronte a responsabilità come queste.

Da una parte i politici possono godere di lauti stipendi se arrivano ai vertici, ma mi chiedo io se si possa prendere decisioni come questa senza sporcarsi le mani e la coscienza.

Preferisco di gran lunga delegare e farmi rappresentare. Non vorrei avere neanche un infinitesimo potere decisionale in questioni come questa.

Se in futuro si dovesse decidere tramite democrazia diretta, magari tramite voto sul web una entrata in guerra o meno preferirei astenermi. Ma in concreto l’Italia che cosa farà? F

rancamente ora siamo alle dichiarazioni di intenti. Quando ci saranno le elezioni la presa di posizione sull’ Afghanistan sarà uno dei punti programmatici di ogni partito.

Per ora le istituzioni si occupino di accogliere nel modo più umano possibile i profughi afghani. Sembrava quasi sconfitto il proclamato stato islamico ed ora ecco rinascere, rispuntare l’Emirato islamico.

Potete leggervi “Oriente ed Occidente” di Guénon, potete leggere “Divano occidentale-orientale” di Goethe, ma del Medio Oriente e zone limitrofe, come ha giustamente dichiarato Sansonetti non riesce a capirci niente nessuno.

Davide Morelli

 

Redazione Corriere Nazionale

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

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