Agosto rilancia la lite nel centrodestra in Sicilia, Miccichè vs Musumeci

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L’ultima puntata della faida nel centrodestra siciliano è andata in onda mentre a Roma la coalizione si concentra sulla campagna elettorale per le politiche.

AGI –  “Agosto moglie mia non ti conosco”. Servirebbe l’umorismo di Achille Campanile – che traeva spounto dalla saggezza dei proverbi popolari – per descrivere l’ultima puntata della faida nel centrodestra siciliano, andata in onda mentre a a Roma la coalizione si concentra sulla campagna elettorale per le politiche.

“Che colpa ho io se Musumeci ha avuto un atteggiamento arrogante e sleale nei confronti dei suoi alleati? Adesso la colpa è di chi non lo vuole?”, ha esordito Miccichè in un intervista pubblicata oggi su Repubblica a poche ore dall’ennesimo vertice di coalizione.

Apriti cielo: “Se c’è una sola parola che non si può utilizzare nei confronti del presidente Musumeci, fino a considerarla infamante e diffamatoria, è proprio ‘sleale'”, ha replicato l’assessore alla Salute, Ruggero Razza, fedelissimo di Musumeci e, ancor peggio per Miccichè, catanese.

“In cinque anni, senza un solo giorno di crisi – ha aggiunto Razza –  non c’è alleato che non abbia avuto il pieno rispetto dei patti, perché pochi uomini politici hanno il senso della parola come il presidente della Regione. Semmai la lealtà non sempre è stata ricambiata, persino da chi ha incassato nomine concordate ed il giorno dopo votato norme bloccanomine”.

“Ormai è chiaro a tutti che quella di Miccichè – ha sottolineato Razza – è una vera e propria ossessione, che fa male a tutta la coalizione. Al contrario, dal presidente Musumeci non è mai nata alcuna polemica, essendosi fatto interprete più di tutti della unità del centrodestra. Miccichè, la stessa persona che ha parlato di miglior governo della Sicilia solo pochi mesi fa, non parla di risultati del governo, che sono stato copiosi e significativi. Non parla di niente che riguardi i siciliani. L’unico suo problema è meramente un costante attacco alla persona. Gli chiediamo maggiore equilibrio e cerchi di essere più rispettoso anche di Giorgia Meloni e di chi, come Ignazio La Russa, ha lavorato fin dal primo istante per l’unità della coalizione”.

Il presidente del’Ars è rimasto zitto di fronte alla furia dell’alleato, ma solo in apparenza. Miccichè ha lasciato briglie sciolte ai suoi parlamentari, e così, alla vigilia di un nuovo anticiclone che trasformerà la Sicilia in un inferno, ha fatto parlare capogruppo e vicecapogruppo di Forza Italia nel parlamento regionale:  “Il presidente Miccichè è la persona più rispettosa che io abbia mai conosciuto, specie in politica. L’assessore Razza parla di nomine incassate. Restiamo sbalorditi! Le nomine si incassano o vengono fatte a quelli che dovrebbero essere i migliori? Il blocca nomine. Forse è proprio qui che si annida il vero problema. Abbiamo evitato che si facesse shopping elettorale sei mesi prima del voto. Bisognava garantire la libertà di voto di milioni di siciliani. Se sarà il caso, parleremo di cosa è avvenuto a margine della votazione del blocca nomine. Il presidente Micciché non ha nessuna ossessione, o forse sì, ma solo dei buoni principi, della buona politica e del rispetto degli alleati. Legga il collega avvocato Razza la storia personale e politica di Gianfranco Miccichè. Sulle difficoltà di relazioni con il presidente Musumeci parla la storia di questi cinque anni e dei rapporti che quest’ultimo ha intrattenuto con i Partiti. Il presidente Musumeci ha parlato forse solo con gli assessori, mai con i partiti. Con Forza Italia non lo ha certamente fatto, o non lo ha fatto nei modi e nei termini che la buona politica richiede”, ha detto il primo, Tommaso Calderone.

“E se forse – si è chiesto il secondo, Michele Mancuso – le dichiarazioni dell’Assessore Razza sono in realtà il pretesto per mettersi in luce nei confronti del suo nuovo partito, ovvero Fratelli d’Italia? Se fosse così, a noi di Forza Italia interessa ben poco. Per noi, la cosa che più conta è garantire la totale disponibilità per creare una coalizione solida, in grado di consegnare ai siciliani un governo stabile”.

Il romanzo di Achille Campanile, che sbeffeggia le ipocrisie della piccola borghesia fascista, alla fine trovava una soluzione all’andazzo di amori e frustrazioni di cui lo scrittore si prendeva gioco. Servirebbero le chiavi delle cinture di castità, ma al momento – come in Agosto, moglie mia non ti conosco – non si trovano o sono andate definitivamente perdute.

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