# Alle origini della nostra civiltà : visita a Cenova con lo storico Gianni De Moro

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L’oratorio di San Giovanni era posto in un punto strategico della Via del Sale

Per la nostra rubrica culturale “Alle origini della nostra civiltà”, con lo storico Gianni De Moro siamo tornati in Valle Arroscia, a Cenova, pesantemente colpita dalla recente e disastrosa alluvione, che ha quasi completamente distrutto l’oratorio cinquecentesco dei Santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista. L’edificio religioso, di origini medioevali, era posto al margine occidentale del paese, in punto strategico a lato della Via del Sale, importante asse viario del passato che collegava la Liguria con il Piemonte.

L’abitato, nel quindicesimo e sedicesimo secolo, fu sede della famosa e prestigiosa scuola dei ‘lapicidi di Cenova’, abili scalpellini che operavano in tutte le valli dell’estremo ponente ligure e non solo. La cifra estetica, misteriosa e ricca di simboli di questi maestri della pietra, divenne il “marchio” importante di uno stile unico, nel panorama scultoreo, all’inizio dell’età rinascimentale in Liguria. Il termine “lapicida” deriva dal latino ed è composto di “lapis”, che significa pietra, e “caedo”, che significa tagliare: dunque i Lapicidi erano coloro che tagliavano e scolpivano la pietra. I maestri cenoaschi firmarono opere importanti per conto dei potenti Conti di Ventimiglia, Signori a quel tempo, per diritto feudale, di ampi territori delle valli del Maro e di Prelà. In merito all’oratorio citato, Gianni De Moro ha notato per noi: “sulla facciata della porta d’ingresso, miracolosamente sopravvissuta all’alluvione, rimane un affresco di inizio Seicento (forse), di autore ignoto, che rappresenta i due protettori dell’oratorio: San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista. Ai lati dei due Santi, si notano due confratelli, uno con il viso scoperto ed uno con il viso coperto, che reca sulla spalla lo strumento per flagellarsi. Sopra l’altare è ancora ben visibile e conservata una trabeazione, sulla quale, putti in stucco sono in adorazione del piccolo San Giovanni”.

Christian Flammia 

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