America2020: la musica di Nashville e le spade di Washington

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Nel repubblicano Tennessee l’ultimo dibattito, Trump e Biden a caccia degli indecisi. Il presidente vuole sollevare il caso Hunter

 
  

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AGI – Quale spartito suoneranno Donald Trump e Joe Biden? Lo scopriremo tra poche ore, le sale concerti di Nashville suonano tutte, qui del lockdown non echeggia una sola nota, la musica è a palla, le mascherine sono una rarità, s’indossano altri capi, cappelli da cow-boy e stivali da ranch, si entra e si esce dai locali di Broadway Street, un mondo che altrove è finito. Benvenuti in Tennessee. Stato repubblicano, mai in bilico (l’ultimo sondaggio di SurveyMonkey dà Trump in vantaggio 57 a 41 su Biden) sede del secondo dibattito tra Donald Trump e Joe Biden, palcoscenico della Belmont University. “Qui governa un repubblicano in gamba di cui non ricordo ora il nome – dice il tassista, un nero – io lavoro per la campagna di Joe Biden, ci sono state tre settimane di manifestazioni continue a Nashville dopo l’uccisione di George Floyd, tutti giovanissimi in strada, e noi democratici speriamo qui comunque in un buon risultato”. Il nome dimenticato del governatore è quello di Bill Lee, il cinquantesimo nella storia del Tennessee, repubblicano, figlio di una generazione di imprenditori (la Lee company è attiva dal 1944 nel settore delle costruzioni, manutenzioni e servizi per famiglie e imprese), pragmatico, guida lo Stato che ha la migliore gestione fiscale degli Stati Uniti e il miglior clima per il business. Il Green Deal di Biden-Harris non è per il Tennessee. 

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Moderatrice una giornalista della Nbc

Nashville “subisce” il dibattito Trump-Biden, l’arrivo della carovana che segue il presidente e il suo sfidante. Aereo della United per il trasferimento da Washington DC a Nashville pieno – come tutti i voli interni che abbiamo preso finora in questo tour elettorale – a bordo un po’ di giornalisti, consulenti e qualche star della politica americana, con noi sul volo che parte dal Dulles Airport c’è Donna Brazile, stratega elettorale, opinionista di Fox News, fu manager della campagna di Al Gore nel 2000 e presidente del Partito democratico. Il confronto della Belmont University è il secondo degli ultimi 12 anni che si tiene a Nashville, nel 2008 si scontrarono in un townhall Barack Obama e John McCain, altri tempi, altri candidati, altro stile, storia di un’era archeologica fa.

Diretta alle 20:00 locali (siamo sul fuso del Central time, sette ore di differenza con l’Italia), moderatrice Kristen Welker, giornalista di NBC News, corrispondente alla Casa Bianca, dunque più che nota al presidente. Tanto che Trump ha aperto nei giorni scorsi il fuoco preventivo contro di lei: “È una democratica radicale, è sempre stata terribile e ingiusta, proprio come la maggioranza dei reporter delle Fake News, ma io giocherò lo stesso”. Stesso trattamento che aveva riservato a Chris Wallace, il non-moderatore del primo disastroso dibattito tra Trump e Biden. Rispetto al crash dell’esordio, sono cambiate alcune regole, i microfoni saranno spenti nei primi due minuti dopo la domanda del moderatore, così da evitare interruzioni e sentire una risposta completa sul tema, sono regole per evitare il sottosopra del dibattito. Non piacciono a Trump, ça va sans dire, ieri uscendo dalla Casa Bianca per andare a Nashville lo ha ribadito: “Penso che il microfono spento sia molto ingiusto”. Trump ha anche contestato il fatto che la politica estera sia stata esclusa dai temi del confronto, “avremmo dovuto parlare di affari esteri, è molto negativo, e penso che l’anchor sia una persona molto di parte… ma that’s my life , è la mia vita”. 

E non solo la sua, di vita, ma quella di tutti coloro che gli stanno vicino o hanno a che fare con la sua campagna. Biden da un paio di giorni non partecipa a nessun evento, si è chiuso di nuovo in casa (metafora della campagna, il “basement” di Joe) a studiare possibili domande e risposte. Finora ha goduto di un trattamento in guanti bianchi da parte dei media. Townhall felpati, con l’ammorbidente, definito “infomercial” per Biden quello di Lester Holt su Nbc news, mentre quello di Anderson Cooper su Cnn era così sbilanciato da avere su 16 partecipanti all’evento con le domande, di cui 13 democratici e solo 3 repubblicani. Come andrà il dibattito con Kristen Welker al timone? Novanta minuti, c’è in gioco la presidenza degli Stati Uniti d’America.

Trump cercherà di portare sul palcoscenico della Belmont University i temi dei suoi Maga rally e un argomento che non trova spazio sui media (sono quasi tutti di orientamento dem): il caso delle email di Hunter Biden e gli affari con la Cina. Il dossier è reale, solleva domande (e finora zero risposte sul punto) e naturalmente Fox News ci inzuppa il biscotto perché si è saputo che il computer di Hunter Biden era stato sequestrato dall’Fbi e poi la storia si è dileguata nelle nebbie dell’establishment di Washington DC. La cosa è talmente delicata per Biden che l’editorial board del Wall Street Journal ha messo in guardia: se Biden vince la corsa, il caso diventerà ancora più serio e se i repubblicani manterranno la maggioranza in Senato saranno guai per il presidente dem. Siamo nel campo delle ipotesi sul chi vince, chi perde e cosa accadrà dopo, ma il caso Hunter è là, come un pezzo di Kryptonite dimenticata che pulsa davanti alla porta di casa Biden.

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Le risposte di Biden

Scrive l’editorial board del Wall Street Journal: “Joe Biden ha l’obbligo di rispondere alle domande sulle influenze e gli accordi del figlio che riguardano la Cina”, perché “il silenzio di quasi tutti i media non significa che la vicenda non sia una notizia”. Le email sono vere – la famiglia Biden non ha mai detto che non lo sono – l’intelligence americana ha negato che ci sia dietro una campagna di disinformazione della Russia, tema sollevato dai democratici e subito smentito. Scrive il Wall Street Journal: “Biden era un privato cittadino nel 2017, ma stava prendendo in considerazione la corsa presidenziale. Una transazione che lo avrebbe reso – o suo figlio – partner di un’entità legata al governo cinese solleva interrogativi sul giudizio e su come avrebbe gestito la Cina come presidente”. Il caso è aperto e lo sarà ancor di più con una vittoria di Biden. 

Riuscirà Trump a portare il caso Hunter nel dibattito? Il colpo di scena potrebbe arrivare da qui, con una risposta incerta o una non-risposta di Biden. Ma attenzione: perché in questo gioco dove vale tutto, colpi alti e bassi, il New York Times ha rivelato che Trump ha un conto corrente in Cina e naturalmente i dem dicono che questo è “un problema di sicurezza nazionale”. Dunque, negli allenamenti che i candidati fanno con gli strateghi elettorali per il dibattito c’è il seguente scenario: tu, Donald Trump, fai l’attacco sulle email di Hunter, ma devi stare attento – e preparare una risposta efficace – alla replica di Biden che potrebbe usare la storia del tuo conto in Cina. Azione, reazione. Non vediamo l’ora di gustare la scena qui a Nashville con il taccuino squadernato.

La battaglia per la Corte suprema

La musica di Nashville s’incrocia con il rumore di spade di Washington. Trump arriverà sul palco della Belmont University con in tasca il primo voto in Commissione Giustizia sulla nomina di Amy Coney Barrett al posto di Ruth Bader Ginsburg. Il via libera è arrivato la mattina, i democratici hanno boicottato la votazione segnalando “i danni che la conferma della Barrett porterebbe alla Sanita’, ai diritti alla vita, alla possibilità di votare e ad altri diritti fondamentali americani, oltre che al fatto siano in corso le elezioni presidenziali”. La nomina in commissione è passata con 12 sì dei repubblicani e 10 astensioni dei democratici. Il presidente del panel, Lindsay Graham, ha negato la necessità di avere la presenza di almeno due esponenti della minoranza per considerare il voto valido. “Il giudice Barrett va in aula, l’abbiamo fatto”, ha commentato Graham. Dunque la parola passa all’aula del Senato che, dopo una serie di procedure, dovrebbe dare il via libera definitivo alla nomina di Barrett lunedì prossimo. Se confermata, sarà la terza nomina di Trump alla Corte Suprema (un record) e quella più veloce della storia. La nomina di Barrett per la Casa Bianca e la rielezione di Trump è fondamentale, The Donald punta ai consensi dell’elettorato più conservatore che con la scelta dell’allieva del giudice Antonin Scalia, riceve un segnale chiaro da parte dell’amministrazione repubblicana. 

La caccia agli indecisi

Il problema è sempre quello, la caccia al voto, convincere gli americani a scegliere chi governerà il paese. “Get out and vote”, andate a votare ripetono i due candidati. A chi parleranno stasera Trump e Biden? A una piccola porzione dell’elettorato, quella degli indecisi. Il voto è polarizzato, il 90% degli elettori ha già una sua idea solida, gli altri sono allo stato gassoso. Gli argomenti sui quali i candidati dovranno rispondere sono sei: il contrasto al coronavirus; la politica sulla famiglia; la questione della razzismo; il cambiamento climatico; sicurezza nazionale e leadership. Messa così, sembra una cosa destinata alla noia, ma questa è America 2020, una storia unica, una campagna irripetibile, un presidente sopra e sotto le righe, uno sfidante in incognito, due partiti in crisi, una nazione divisa, il cuore della democrazia che batte al ritmo della musica di Nashville. 

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