Anna Macina e la presunta ingerenza nel processo che vede coinvolto il figlio di Grillo

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Al di là delle singole posizioni politiche di ciascuno di noi è da escludere qualsiasi ingerenza della sottosegretaria on. Anna Macina. L’intervento della sottosegretaria è stato generato dal dubbio che l’on. Giulia Bongiorno, avvocata che difende il senatore ed ex ministro Salvini, avesse comunicato al suo capo politico, notizie processuali ancora sottoposte a segreto istruttorio. Se fosse vero, il dovere di dimettersi sia da deputata sia da difensore del senatore Salvini, sarebbe da riferire all’on. Bongiorno.

L’on. Macina ha, comunque, espresso il suo dubbio dopo le supposte e improvvide dichiarazioni dello stesso Salvini che, sempre secondo la sottosegretaria, avrebbe fatto al giornale IL TEMPO: “qualcosina su come siano andate le cose mi ha detto il mio avvocato, dato che è lo stesso della ragazza che denuncia lo stupro, ovvero Giulia Bongiorno”. Il dubbio della Macina: “Non si capisce se Bongiorno parla da difensore (che ha quel video), o da senatrice che passa informazioni al suo capo di partito di cui è anche difensore”. Dunque, se così fosse, l’avvocata Bongiorno dovrebbe essere sottoposta a sanzioni da parte dell’Ordine Forense. Invece i leghisti chiedono a gran voce le dimissioni della sottosegretaria anziché della Bongiorno e/o di Salvini. Sempre che le dichiarazioni attribuite al capo della Lega corrispondano al vero.

 

La reazione della Bongiorno non si è fatta attendere: “Dopo la scelta di Grillo di formulare accuse alla famiglia della vittima e alla procura, oggi il sottosegretario alla Giustizia Macina si lancia in fantasiose, gravissime accuse a mio carico”. E minaccia querele: “Il sottosegretario Macina dovrà rispondere di queste affermazioni farneticanti in sede giudiziaria”.

Il problema, comunque, esiste. Una vicenda privata è diventata pubblica per l’incontrollata reazione di Beppe Grillo e per le improvvide dichiarazioni del capo della Lega. Un conflitto, quello apparso, che andrebbe superato con norme che vietino l’esercizio di professioni, qual è quella dell’avvocato, durante tutto il mandato parlamentare.

Nella specie la sottosegretaria ha dimostrato di essere ingenua. Avrebbe potuto richiedere a colleghi Pentastellati, non facenti parte del Governo, di esprimere i suoi stessi dubbi e formulare le opportune critiche.

Infine: la sottosegretaria ha espresso opinioni nell’esercizio delle sue funzioni di parlamentare. Pertanto gode dell’immunità prevista dall’art. 68 della Costituzione. Ergo, le minacce di querele nei suoi confronti non potrebbero avere un seguito giudiziario.

Raffaele Vairo

 

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