Appello di una madre: mio figlio a casa da un anno, ha il Crohn ma niente vaccino 

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Luca ha 17 anni ed è immunodepresso. “Non è un problema di forniture, ma burocratico” spiega la mamma, che si dice “disperata”

© Agf – Vaccini

Luca ha 17 anni, ha il morbo di Crohn e vive recluso in casa da oltre un anno a causa del Covid. Ha diritto a ricevere il vaccino anti-Sars-Cov-2, ma il siero che gli permetterebbe di uscire di casa più serenamente e di frequentare la scuola non arriva.

“Non è un problema di forniture, ma burocratico”, spiega all’AGI sua madre, la signora Grazia, che si dice “disperata”.

Luca e Grazia non sono i loro veri nomi, perché la minore età del ragazzo non lo permetterebbe, ma poco importa: “Voglio battermi non solo per mio figlio ma per tutti i Luca e Grazia d’Italia che si trovano nelle nostre stesse condizioni”.

 Il morbo di Crohn è una malattia autoimmune che causa problemi di grado diverso soprattutto all’intestino. La circolare del ministero della Salute “Raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti-Covid 19” e le tabelle delle categorie inseriscono le malattie autoimmuni tra le patologie che rendono chi ne soffre “estremamente fragile” con diritto alla priorità vaccinale.

Per trattare la sua malattia, Luca assume dei farmaci biologici immunosoppressori, che lo rendono ancora più esposto a un eventuale contagio. Le stesse tabelle definiscono “fragili” i malati autoimmuni con grave compromissione polmonare o marcata immunodeficienza e i pazienti con immunodepressione secondaria a trattamento terapeutico. Luca rientra, dunque, appieno nella categoria.

 “Nonostante la legge garantisca a mio figlio il diritto a ricevere il vaccino Pfizer/BioNTech o Moderna, sul sito della Regione Lazio il codice della malattia di Luca non c’è ancora. Questo significa che al momento non possiamo sperare di alleviare la nostra angoscia nemmeno tra due mesi, visti i tempi di attesa per le categorie appena inserite”, spiega Grazia.

 “La scuola sta per ricominciare in presenza e mio figlio, e quelli come lui, sono condannati ancora a restare tappati in casa”. Grazia, che è una dirigente scolastica, punta il dito contro la l’istituzione stessa: “Gran parte del personale scolastico ha già ricevuto la prima dose di vaccino. Io stessa sono stata vaccinata. Come si può aver dimenticato gli studenti fragili?”, chiede con rabbia, aggiungendo: “La scuola al primo posto è solo uno slogan”.

Per Luca la diagnosi di morbo di Crohn è arrivata a marzo dello scorso anno, proprio mentre l’Italia si svegliava sotto scacco del virus. “Dopo un calvario fatto di pareri contrastanti ed errati siamo arrivati alla diagnosi giusta in pieno lockdown – racconta Grazia – . Luca ha dovuto fare visite continue anche per i farmaci che stava assumendo. E in ospedale vedevo la tragedia del Covid che montava. La farmacia interna dove compro i farmaci si affaccia sugli ascensori delle barelle e vedevo di continuo bare trasportate da personale in tuta e maschera. Mentre tornavamo a casa, il raccordo anulare era quasi deserto. E spesso in strada c’eravamo solo noi e qualche carro funebre. A un dramma personale se ne aggiungeva un altro”.

Il morbo di Crohn è imprevedibile, il decorso varia da persona a persona, ma una cosa è stata chiara sin da subito: “”Appena il vaccino sarà disponibile, Luca dovrà farlo”, questo ci disse un anno fa la dottoressa che ha in cura mio figlio”, spiega Grazia. “Luca è immunodepresso e per questo motivo ha già fatto diverse profilassi e dovrà vaccinarsi ogni anno contro l’influenza stagionale. Va da sé che il Covid rappresenta un pericolo ancora maggiore”. I ragazzi fragili “hanno diritto a stare a casa, a studiare in dad, ma questa non è una soluzione. Non si può vivere reclusi. Non se un’alternativa c’è”, conclude Grazia.

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