Assemblee condominiali in videoconferenza? Tanti Pro, molti Contro

La partecipazione del condomino in videoconferenza riduce fortemente i canali comunicativi e, soprattutto, rischia di falsare la comunicazione stessa

Noi e il Condominio

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Riflessione sulle assemblee in videoconferenza, argomento dibattuto e del quale si parla fin troppo, senza raggiungere una posizione chiara e definita.

Tutto nasce dall’art. 1 del DPCM 26 aprile 2020 il quale, ai fini del contenimento della diffusione dei contagi del COVID-19, ha confermato i già introdotti divieti di spostamento e di assembramento, oltre che il concetto di “distanza sociale”.

Gli scenari che si aprono sono indubbiamente inquietanti, se analizzati sotto la lente della prossemica, la scienza che studia e indica lo spazio che viene adottato dalle persone quando si relazionano.

In questo frangente, viene esclusa la “distanza personale, corrispondente allo spazio compreso tra 45 – 120 cm ritenuto ideale per buona parte delle interazioni, e coincide con la distanza necessaria per una stretta di mano e che indica l’esistenza – tra i due interlocutori – di amicizia e confidenza.

I rapporti intimi e personali vengono così degradati in favore della più ampia “distanza sociale”, compresa tra 120 – 300 cm, utilizzata quando gli interlocutori hanno un rapporto di tipo formale.

Questa circostanza impatta fortemente sull’attività di amministrazione condominiale, perché – com’è noto –le assemblee condominiali, considerate “assembramenti”, «sono vietate, a meno che non si svolgano con modalità a distanza, assicurando comunque il rispetto della normativa in materia di convocazioni e delibere» (http://www.governo.it/it/faq-iorestoacasa).

Ciò che più mi preoccupa, sotto questo profilo, è la perdita di rapporto umano tra l’Amministratore e il condomino.

Sebbene io stesso proponga un modello “aziendale” dello Studio di amministrazione, dove l’Amministratore, al pari del manager di un’azienda, non si propone come interfaccia diretta e immediata con il cliente/consumatore finale, non posso fare a meno di apprezzare (e valorizzare) i molti momenti di umanità che si vengono a creare.

Circostanza ben diversa dalla «solidarietà», il rapporto di fratellanza e di reciproco sostegno che collega i singoli componenti di una collettività nel sentimento di questa loro appartenenza a una società medesima e nella coscienza dei comuni interessi e delle comuni finalità.

L’«umanità» cui faccio riferimento riguarda la tipologia di rapporto che si instaura tra le persone, in particolare tra i condomini e l’Amministratore.

Sembra inspiegabile, ma in questo delicato momento storico, l’Amministratore non è più solo il collettore delle lamentele, colui il quale – operando come un “parafulmine” – riceve tutte le critiche e le problematiche del condominio. Ho potuto constatare personalmente che, molto spesso, i condòmini sanno guardare all’Amministratore come un vero professionista, il punto di riferimento che non solo gestisce i problemi, ma che sa (e deve) indicare il percorso da seguire per uscire dalla pandemia.

Innescare questi profili di umanità, implica l’innesco di profili e atteggiamenti rinnovati, che portano l’Amministratore a dover comunicare di più e meglio le proprie scelte.

In tal senso, non mi sto ponendo il problema dell’impossibilità di convocare l’assemblea, quanto piuttosto quello di comunicare correttamente che, pur non essendo possibile incontrarsi fisicamente, abbiamo lo Studio continua a lavorare e, per qualsiasi necessità, è sempre operativo.

Cosa c’entra questo con le assemblee in videoconferenza? Tutto.

La partecipazione del condomino in videoconferenza riduce fortemente i canali comunicativi e, soprattutto, rischia di falsare la comunicazione stessa.

Senza scendere nel dettaglio (che mi riservo per un’altra occasione), l’essere umano comunica attraverso le parole (comunicazione verbale, 7%), il tono della voce e le sue variazioni (ritmo e timbro: comunicazione paraverbale, 38%) e con le espressioni facciali e posturali (comunicazione non verbale, 55%). Vale a dire che più della metà di ciò che comunichiamo, non passa dalla nostra bocca (e dal nostro cervello conscio).

Come una madre capisce quando il figlio sta mentendo, ricorrendo ad innate capacità di analisi PNL (programmazione neuro-linguistica), anche un Amministratore “poco addestrato” riesce a percepire e comprendere se l’atteggiamento del condomino in assemblea nasconde altri significati.

L’attivazione dei “neuroni specchio”, il ricorso ad una comunicazione assertiva e a tecniche adeguate per la gestione di eventuali conflitti necessitano almeno di una distanza sociale, non di un monitor e una comunicazione – a tratti – altalenante.

Dopo il lockdown, il necessario rispetto della “distanza sociale” renderà impossibile decifrare il tipo di relazione che intercorre tra due esseri umani. Dovremo sviluppare nuovi segnali e nuovi strumenti di gestione delle relazioni.

Come ritiene la dr.ssa Erika Graci, psicologa e psicoterapeuta, «forse svilupperemo la capacità di mantenere dei contatti oculari più prolungati e in base alla loro durata sarà possibile decifrare il codice non verbale. Oppure impareremo a calibrare il volume della voce in base alla tipologia di legame con il destinatario della nostra comunicazione verbale».

Ancora di più, le nuove ed imprevedibili variabili comunicative imporranno all’Amministratore di acquisire competenze comunicative di altro livello, per essere in grado di gestire un’assemblea che preveda (unicamente ovvero in modo ibrido) la partecipazione in via telematica dei condomini.

I segnali del corpo e quei movimenti quasi impercettibili del viso, spesso percepiti più a livello inconscio che conscio, non potranno essere apprezzati durante un’assemblea con partecipazione in videoconferenza.

La relazione che si viene ad instaurare con l’assemblea ed i suoi singoli componenti non sarà più la stessa, se dovremo confrontarci con un monitor che mostra tanti piccoli volti connessi a distanza.

Ecco quindi che l’Amministratore di condominio, che stava iniziando a muovere i primi passi per acquisire competenze comunicative, dovrà sviluppare ben presto nuove ed imprevedibili variabili di comunicazione ed interpretazione.

Solo così, forse, sarà in grado di poter gestire un’assemblea cui i condomini partecipano in videoconferenza.

Mentre ci apprestiamo ad imparare i nuovi canoni comunicativi, ci diamo appuntamento alla prossima settimana per approfondire una questione più tecnica: la sicurezza nel trattamento dei dati personali da parte delle società che erogano i servizi utilizzati per la gestione delle videoconferenze.

Avv. Peter Lewis Geti (Fonte: www.libricondominio.it, 06/05/2020)

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