Assunta con 8 anni di ritardo: la Regione Sicilia dovrà risarcirla

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Una biologa ha dovuto attendere a lungo sebbene avesse vinto un concorso pubblico. E ora ha ottenuto giustizia.

© AGF – Palermo, Palazzo dei Normanni, sede della Regione Sicilia

AGI – La Regione Siciliana è stata condannata dal Tar di Palermo a risarcire una biologa che ha dovuto attendere quasi otto anni per essere assunta, sebbene avesse superato un concorso pubblico. Anche la causa per ottenere il riconoscimento dei suoi diritti, tra l’altro, durò così a lungo (poco meno di dodici anni) che ora gli avvocati Girolamo Rubino e Giuseppe Impiduglia, i difensori di Anna Maria Di Sclafani, potranno fare ricorso alla legge Pinto per avere un risarcimento collegato alla lunghezza del giudizio amministrativo.

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Per adesso la Regione, con l’assessorato alla Salute, dovrà rifondere i danni corrispondenti al ritardo accertato, quantificato dal Tar nel 50% delle retribuzioni che avrebbero dovuto essere corrisposte alla biologa dal 27 gennaio 1999 fino al mese di novembre 2006. Previsto anche il pagamento delle spese di giudizio, per duemila euro.

La vicenda comincia nel 1993: la dottoressa Di Sclafani partecipò a un concorso a 9 posti di collaboratore biologo, bandito ed espletato dall’ormai disciolta Unità sanitaria locale 58 di Palermo, oggi trasformata in azienda ospedaliera Civico. La donna fu giudicata idonea e collocata al 21 posto della graduatoria. Con una successiva deliberazione, poi, l’allora Usl 58 fece scorrere la graduatoria, assumendo altri 13 collaboratori biologi, tra cui la Di Sclafani, che sarebbe dovuta andare a lavorare al Policlinico.

Lo scorrimento venne però revocato dalla stessa amministrazione, i posti non vennero assegnati e a quel punto si aprì un lungo contenzioso giudiziario, vinto dopo oltre dieci anni dai biologi, prima assunti e poi esclusi. I biologi entrarono in servizio così con notevole ritardo, perdendo quasi otto anni di retribuzione e subendo un “danno ingiusto”, anche di tipo non patrimoniale: l’ingiusta esclusione aveva infatti ingiustamente privato la dottoressa della possibilità di realizzarsi professionalmente e di accrescere la propria capacità lavorativa, con evidenti ripercussioni anche in termini di immagine professionale.

Il Tar ha quindi condannato l’assessorato regionale alla Salute della Sicilia al risarcimento del danno scaturito dall’illegittimo comportamento tenuto dalle amministrazioni sanitarie. Per gli 11 anni e 9 mesi della durata del giudizio che sancì il pieno diritto all’assunzione, inoltre, i legali punteranno a un ulteriore indennizzo patrimoniale.

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