Attentati in Sri Lanka ed intelligence deviata

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E’ un fatto certo: in tutto il mondo, in misura minore o maggiore, molti componenti delle rispettive intelligence sono deviati. Significa che, lungi dal fare il proprio dovere, questi strani personaggi si avvalgono dei, quasi sempre potenti, mezzi messi a loro disposizione dallo Stato, che dovrebbero tutelare e difendere, per raggiungere obiettivi differenti, che vanno dal lucro e vantaggi  personali, al fiancheggiamento di potenti cosche malavitose, narcotrafficanti in primis, quando non si arriva a supportare terroristi.

Ed è quanto sembra sia accaduto, il condizionale è d’obbligo, in Ski Lanka, dove 9 terroristi, tra cui una donna, hanno mietuto negli attentati di Pasqua 359 vittime, speriamo il bilancio resti fermo, e ferito oltre 500 persone. Tra i morti ed i feriti, moltissimi gli stranieri, generalmente turisti e tanti anche i cristiani, essendo stata colpita anche una chiesa durante le celebrazioni della Pasqua.

Francamente, questo pensiero mi aveva sfiorato fin dal primo momento. Ho sempre seguito il fenomeno terrorismo con particolare attenzione ed interesse. E’ praticamente impossibile che una operazione terroristica così complessa ed articolata possa sfuggire del tutto all’attenzione dei servizi di sicurezza di uno stato. Oggi ne abbiamo la conferma. La Presidente del Paese ha chiesto al capo della Polizia ed al Segretario del Ministro della Difesa di dimettersi. La Presidente, riferendo alla Camera, ha dichiarato: ”Alcuni ufficiali di alto livello dell’intelligence hanno deliberatamente nascosto le informazioni dei servizi segreti”.

L’Isis ha rivendicato l’attentato, ma è evidente che il sedicente stato islamico, in totale disfatta, avrebbe tutto l’interesse ad attribuirsi azioni terroristiche di tale portata, anche se a queste non avesse in alcun modo o misura contribuito. Nello Sri Lanka c’è tra Presidenza e Governo guerra aperta. Sorge spontanea una domanda, che non mi è parso di leggere nei giornali o ascoltare in tv: “Ma l’attentato è frutto del terrorismo internazionale o, piuttosto, della lotta sanguinosa tra faide politiche e religiose fra gruppi di potere contrapposti”?

Potevo solo avanzare il legittimo e motivato dubbio e qui mi fermo non avendo certamente risposte attendibili, che spettano da un lato alla magistratura, dall’altro al giornalismo d’inchiesta di quel Paese.

Da barese, permettetemi di nutrire qualche dubbio sul fatto che la verità debba necessariamente venire a galla. Perché ho scritto “da barese”? E’ presto detto: è stata raggiunta una qualche verità giudiziale sull’incendio doloso del Teatro Petruzzelli a 28 anni dal fattaccio? Ancor oggi se ne ignorano cause, mandanti ed interessi sottostanti. Molti sanno, e molto di più di quanto non dicano, ma di una verità scritta dalla Giustizia neanche l’ombra. Rimarrà come una macchia indelebile sulla storia di Bari e della Puglia. E per ora stendiamo un velo pietoso sulla ricostruzione, che è un giallo a parte.

Sulla strage di Pasqua 2019 speriamo ci sia un’altro epilogo e si possa sapere con certezza quali motivazioni hanno spinto cittadini di famiglie benestanti ed altolocate del Paese a suicidarsi pur di compiere l’attentato e quali interessi hanno indotto gli alti papaveri dei servizi segreti a coprirli.

Gianvito Pugliese

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