Auguri a Guccini per il suo compleanno

Cinema

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Francesco Guccini oggi compie gli anni. Sono 81.

E’ entrato nel mondo della musica prima come autore, per Caterina Caselli, Equipe 84 e Nomadi, che hanno cantato  “Auschwitz”, “Per fare un uomo”, “Dio è morto”, “Noi non ci saremo”. Guccini prima del successo ha fatto anche il cronista. Per celebrare i suoi 80 anni è uscito “Note di Viaggio – capitolo 2”, raccolta di canzoni di Francesco Guccini, interpretate da Zucchero (“Dio è morto”), Fiorella Mannoia (“Signora Bovary”), Emma e Roberto Vecchioni (“Autunno”), Vinicio Capossela (“Vedi cara”), Gianna Nannini (“Quello che non”), Jack Savoretti (“Farewell”), Levante (“Culodritto”), Mahmood (“Luna fortuna”), Petra Magoni (“Canzone di notte n.2”), Ermal Meta (“Acque”), Fabio Ilacqua e Mauro Pagani (“Canzone delle domande consuete”) e I Musici (“Migranti”). 

Il cantautore si è dimostrato longevo per uno che per molto tempo ha fumato due pacchetti di sigarette al giorno, come cantava in “Ho ancora la forza”. Più leggendario e poco corrispondente al vero il fatto che si ubriacasse molto. Non è mai stato un alcolizzato. Diciamo che in gioventù è stato a tratti un forte bevitore, un frequentatore come tanti delle osterie di fuori porta.

Ad onor del vero in quelle osterie bolognesi negli anni sessanta facevano anche molta cultura. Guccini frequentò assiduamente l’osteria delle Dame, ideata addirittura da un frate domenicano, e poi anche l’osteria dei Poeti, a cui dedicò anche una canzone leggera, breve ma significativa.

Come non ricordare poi l’osteria da Vito, frequentata anche da Gaber, De André, Red Ronnie, Ron, Lucio Dalla? Guccini lì si divertiva ad improvvisare ottave con Roberto Benigni e Umberto Eco. In queste osterie ed anche nella sua casa bolognese in via Paolo Fabbri 43 passava il tempo con gli amici, conversando amabilmente e facendo “due canzoni alla leggera”.

Guccini frequentò anche alcuni poeti contemporanei come Adriano Spatola e Giulia Niccolai. I due poeti del gruppo 63 stavano assieme e sulla fine del loro amore il cantautore scrisse la bellissima “Scirocco” . Guccini è stato anche un talent scout.

Il duo comico Gigi ed Andrea ha iniziato a lavorare grazie a lui. Il maestrone è stato anche attore nei film di Pieraccioni. Posso affermare con certezza che in una prefazione di un libro su Camus a proposito dell’incidente stradale fatale, che costò la vita al Nobel francese, erano citati i versi di “Canzone per una amica”. Lo stesso Tondelli in un libro cult come Weekend postmoderno riporta fedelmente alcune strofe gucciniane.

Dirò di più: negli anni ’90 vendevano le maglie con Jim Morrison ritratto ma anche quelle con Guccini. Io sono un estimatore ed un affezionato di Guccini da tempo immemorabile. Ricordo che già a quattordici anni mi scervellavo con i suoi testi, anche se Guccini in una intervista dichiarò che le sue canzoni erano per i trentenni, se non mi ricordo male. Forse era questo il suo target ideale ed era uno svantaggio in una industria discografica fatta ad uso e consumo dei quindicenni e delle loro effemeridi.

Il cantautore bolognese è sempre stato un personaggio atipico nel panorama della musica leggera italiana. Non è mai sceso a compromessi ed è sempre uno che è sempre stato coerente alle sue idee. Se ne è sempre infischiato di Sanremo, delle rime amore e cuore, dei ritornelli. Non è mai stato commerciale e non ha mai avuto i pregiudizi di chi si sente artista, come cantava in Keaton.

È sempre stato critico nei confronti del mondo dello spettacolo, come quando ad esempio narrava la storia di Fantoni Cesira. Il  pubblico lo ha sempre seguito ed i critici musicali lo hanno sempre osannato, tranne Bertoncelli che criticò l’album “Stanze di vita quotidiana” e perciò venne menzionato ne “L’avvelenata”. Nonostante ciò i due dopo si riappacificarono e divennero amici.

Da un certo punto di vista, nonostante il suo merito  indiscusso, è stato anche fortunato perché non sempre in Italia il talento è riconosciuto, come dimostrano i casi di Piero Ciampi, Claudio Lolli, Mario Castelnuovo. Umberto Eco comunque sosteneva che era il più colto dei cantautori. Gaber sosteneva che i  bolognesi dovevano tenere stretto un artista come Guccini. Così Gaber dichiarò: “Bolognesi! Ricordatevi: Sting è molto bravo, però tenetevi il vostro Guccini. Uno che è riuscito a scrivere 13 strofe su una locomotiva, può scrivere davvero di tutto”. 

Il celebre italianista e professore Ezio Raimondi lo stimava molto. D’altronde il cantautore è rinomato per la bellezza e la complessità poetica dei suoi testi, alcuni dei quali sono finiti nelle antologie scolastiche di scuola media inferiore. Parla di drammi collettivi senza essere mai retorico, parla d’amore senza mai essere sentimentale. È al tempo stesso politico e privato, esistenziale e metafisico, così completo e versatile come pochi autori di canzoni sanno essere. Guccini non ha mai rinunciato all’impegno, alla dignità letteraria, al diritto di non scadere in semplificazioni e ovvietà. Nelle sue canzoni troviamo citazioni colte ed archetipi letterari e mitologici.

Mi ricordo che da quindicenne mi colpivano molto alcuni suoi versi, che allo stesso tempo risuonavano nella mia mente profetici ed oscuri. Come in “Canzone della bambina portoghese”, quando canta “tutti chiusi in tante celle fanno a chi parla più forte per non dir che stelle e morte fan paura”. Guccini è sempre stato impegnato politicamente, anche se come scrive in “Don Chisciotte” ha sempre riconosciuto che “l’ingiustizia non è il solo male che divora il mondo, anche l’anima dell’uomo ha toccato spesso il fondo”. La canzone che mi emoziona di più è “Piccola città” perché riesce ad evocare in me sensazioni, pensieri e ricordi. In quella canzone tratta magistralmente della noia del vivere in provincia ma anche dell’amore ed odio, del rapporto conflittuale che molti provano nei confronti dei propri borghi. Guccini mi ricorda anche uno dei miei più grandi innamoramenti non ricambiati.

Avevo 20 anni e spasimavo per una ragazza carina, che allo stesso tempo conosceva come me a memoria molte canzoni di Guccini. Comunque mi disse di no. Si è sposata con un altro ed ha fatto un figlio. Guccini mi ricorda i miei venti anni persi dietro ad una che non ne voleva proprio sapere: ingenuità ed incoscienza giovanili! La stima incondizionata per il famoso cantautore però è rimasta. Guccini ha ricevuto molti consensi perché è stato il compagno di molte generazioni di giovani. Ha cantato la contestazione con “Dio è morto”, con “Eskimo”. Ha cantato l’anarchia con “La locomotiva”, storia dell’attentato di un ferroviere estremista. Ha cantato con grande sensibilità ed umanità gli orrori nazisti con il brano “Auschwitz”.

Ha cantato l’emigrazione con “Amerigo”. Ha cantato l’amore con “Cirano”, “Vorrei”, “Farewell”, “Vedi Cara”, “Autogrill”, “Ti ricordi quei giorni”. Ha cantato l’amicizia con i brani “Gli amici”, “Canzone per Piero”, “Incontro” . Guccini ha partecipato molto spesso al premio Tenco. Cantava con Vecchioni, con Ligabue. Il primo gli ha dedicato la bella “Canzone per Francesco” .

Il secondo più recentemente gli ha dedicato la ballata “Caro il mio Francesco”. Ma si perderebbe il conto di tutte le canzoni che ha scritto Guccini e quelle che ha ispirato e fatto scrivere. Il cantautore ha ricevuto due lauree ad honoris causa ed è stato fatto Ufficiale della Repubblica: non è poi male per uno che è sempre stato contro!

Nell’adolescenza e nella prima giovinezza ha vissuto a Modena, poi è vissuto a Bologna (dove ha anche insegnato all’università per stranieri) ed ora si è ritirato a Pavana, un paesino ridente nell’Appenino tosco-emiliano, vicino a Porretta Terme. Giornalmente vengono a trovarlo i suoi fan.

Ha rinunciato da alcuni anni a tenere concerti. Aveva dei piccoli malori quando teneva un concerto, ma poi dalle visite mediche non risultava niente.  Gode ancora di ottima salute e si è dedicato da anni con successo alla scrittura di romanzi.

È uno studioso di lessicografia. Ha scritto anche alcuni gialli con Loriano Macchiavelli. Ha dimostrato facilità di scrittura e stile anche con i libri.

Riesce ad essere in forma. Insomma lunga vita al maestrone!

Davide Morelli

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