Bari – Stasera che sera. Tra attesa e speranze

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“Stasera, che sera”, cantavano i Matia Bazar negli anni 70. E già perché questa sarà una sera in cui il Bari dovrà brillare come la luna e come le stelle nel cielo del deserto San Nicola. Fuori gli artigli, dunque. Il Bari, come la si pensi, è la squadra da battere, quella squadra, sulla carta, più forte della serie C, costruita per vincere e che, comunque la si pensi, ha rispettato le aspettative ottenendo ben 60 punti a otto giornate dal termine, non conoscendo sconfitte da quando è subentrato Vivarini, vale a dire per ben 25 gare, pur ottenendo qualche pareggio di troppo e determinante per rincorsa al primo posto: è la Reggina che, inaspettatamente, nonostante una rosa importante, è andata oltre le previsioni e, pertanto, il Bari si è trovato inaspettatamente a rincorrerla. Ma stasera non ci saranno più attenuanti. Il Bari ha il dovere di passare il turno evitando, possibilmente, di cullarsi sugli allori dei due risultati utili su tre perché da sempre la squadra ha manifestato palesi limiti nel gestire il risultato, allorquando le avversarie di turno hanno colpito la difesa lasciando loro punti fondamentali per l’economia della classifica. L’avversario più infido non sarà la Ternana, quantunque forte e pericoloso, e nemmeno le altre squadre che, si spera, incontrerà nel suo cammino fino alla fine, ma sarà proprio il Bari, una squadra messa su per vincere e basta ma che non sempre lo ha dimostrato.

Una tifoseria intera, ma anche una città intera, è in fermento manco si militasse in serie B, ma anche in serie A, per raggiungere specifici obiettivi. Ed invece si è in C e se lo stadio fosse aperto siamo certi che stasera ne sarebbero venuti non meno di 30 mila. Perché a Bari funziona così. Quando c’è il “priscio” non c’è target di partita che tenga, sia essa il Troina, sia la Juve di Ronaldo, quando c’è un obiettivo importante da raggiungere non c’è nulla che possa fermarli.

Per vincere al Bari non basterà manifestare superiorità tecnica e nemmeno correre di più dell’avversaria. Molto più semplicemente questi playoff hanno insegnato che è una questione psicologica, quasi di testa. E non è certo il blasone a determinare il risultato. I giocatori su cui il Bari può contare sono atleti di prima qualità, tutta gente che sa come si vince un campionato e che pure ne ha vinti, e pertanto occorre mettere in campo cuore senza manifestare timori, rasentando la perfezione, innestando, dunque, la sua nota qualità che pressoché nessuna squadra può permettersi, nemmeno la Ternana che pure è una squadra forte, una squadra messa su per, quanto meno, giocarsela ai playoff e che, durante l’anno, è incappata in qualche stop di troppo tale da dare l’addio alla promozione diretta. Non bisogna accontentarsi del pareggio, questo sarebbe un gravissimo errore, non sarebbe da Bari, da grande squadra, servirà una gara giocata con raziocinio cercando il gol del vantaggio in attesa del colpo di grazia, perché lasciare il pallino del gioco agli umbri potrebbe essere davvero un suicidio coi giocatori abili che si ritrovano.

La perdita di punti per strada durante il campionato si spera sia stata da lezione alla squadra. E vincere sarebbe un bel segnale alle concorrenti. Certo, non si può dimenticare la forma fisica dopo quattro mesi di stop differentemente dalla Ternana che gioca, ormai, da quattro turni anche se ravvicinati, pertanto potrebbe, sì, manifestarsi un calo di rendimento da parte dei rossoverdi a causa della stanchezza accumulata, ma potrebbe anche evidenziarsi una oggettiva difficoltà del Bari nel correre e nel proporre il proprio gioco per la carenza di minutaggio sulle gambe, e per la scarsa benzina nel corpo. Si spera che i preparatori atletici abbiano trovato il modo per sopperire a questo gap. E allora, coraggio Bari, mostraci quello che sei, ovvero la vecchia stella del sud che torna a brillare per una città intera. In attesa di sviluppi.

 

Massimo Longo

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