Berlusconi e Renzi, le origini. Lo zio del premier in affari con Fininvest

Teocrazia e Cristianità oltre Tevere

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A rivelare il tutto è Davide Vecchi, nel libro  “L’intoccabile, Matteo Renzi”, edito da Chiarelettere.

In esso, il giornalista del Fatto Quotidiano (giornale, in cui, tra l’altro, sono state pubblicate in anteprima alcune pagine) ripercorre anche le origini del legame che pare unire Silvio Berlusconi e l’attuale presidente del Consiglio, partendo proprio dalla famiglia di quest’ultimo.

Vecchi ricorda infatti come, tra i parenti di Renzi, vi fosse niente meno che Nicola Bovoli: è suo zio, fratello della madre, la professoressa Laura. Il padre, Tiziano, si occupa invece prevalentemente di pubblicità e distribuzione editoriale. “Zio Nicola” è il vero e proprio modello di famiglia: è lui a creare la società Speedy, di cui detiene il 50% delle quote, poi rivendute al cognato, spingendo la famiglia Renzi a lanciarsi nell’avventura. Lui vive a Milano 2, il quartiere berlusconiano per eccellenza.

Vecchi non si limita a questo. Ricorda anche come, “nella seconda metà degli anni Ottanta, lo zio di Matteo lavora anche per le riviste Mondadori distribuendo il Bingo e legandolo alle trasmissioni di Mike Bongiorno, con cui aveva iniziato a collaborare nel 1987″, mentre, nei primi anni Novanta, crea per la Mediaset (con un contratto da “7 miliardi di lire”) il “Quizzy“, che permette ai telespettatori di partecipare ai concorsi di diverse trasmissioni televisive. Lo si può acquistare alla Standa e può essere utilizzato anche nella trasmissione la Ruota della Fortuna.

Non dura tanto, però: nell’aprile del ’94, dopo appena 7 mesi, viene abolito. I telespettatori, ricorda ancora il giornalista, si sono scatenati nelle lamentele: non solo vi sono scarse probabilità di vincere, non solo vi è poca trasparenza, ma inoltre le telefonate al 144 costano troppo. Chiamarlo il 144 comporta un sovrapprezzo di 635 lire al minuto. “Quella somma viene poi così spartita: 307 lire alla compagnia Sip, 164 alla Edifin di Nicola Bovoli, le restanti 164 lire alla Audio 5, la società della Fininvest che gestisce gli introiti per conto di Berlusconi, ceduta all’inizio del ’94 alla neonata Diakron incaricata di svolgere sondaggi per la nascente Forza Italia. Parte del ricavato viene utilizzato per finanziare i circoli che devono diffondere il verbo berlusconiano”, scrive Vecchi.

Il 30 settembre dello stesso anno, un perito dell’ufficio tecnico del ministero delle Poste e telecomunicazioni, accusato di aver avvisato i dirigenti Fininvest che ci sarebbe stato un controllo sulle frequenze utilizzate da Italia1 per la trasmissione del Giro d’Italia viene arrestato. E’ Giuseppe Mazzocchi. Secondo gli inquirenti, in cambio della soffiata avrebbe ricevuto la possibilità di partecipare, nel marzo precedente, alla Ruota della Fortuna e vincere 30 milioni di lire. Intanto, sempre nel ’94, tra gennaio e febbraio, un altro concorrente aveva sbancato al gioco di Mike Bongiorno. Era Matteo Renzi, che vinse 48 milioni di lire. Ad accompagnarlo, lo zio Nicola.“Ha partecipato perché lo segnalai io”, riporta Vecchi.
La vicenda di Mazzocchi si concluse infine nel 2002, con la sua assoluzione.

E il feeling con Verdini? Pochi anni dopo, nel 2008, Renzi dovette resistere anche all’assalto del fedelissimo di Berlusconi. “Renzi è uno in grado di rompere gli schemi”, dichiarò egli. “Certo, oggi è un candidato del Pd: ma se poi di là saltasse tutto e si facesse un percorso insieme, non escludo nulla”. Nello stesso anno, fa sì di incontrarsi più volte con Renzi: due, le volte emblematiche. Una ad una festa per i dieci anni del suo Giornale della Toscana, Verdini, dove l’attuale premier era ospite d’onore, circondato da parlamentari toscani. Un’altra, al meeting di Cl, a Rimini, dove Verdini e Renzi, ricorda Vecchi, salirono assieme sul palco per parlare, assieme, di Graziano Grazzini, ex democristiano.

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