Biden giura da presidente. L’appello all’America: “senza unita’ c’e’ solo rabbia e caos”

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All’america: “senza unita’ c’e’ solo rabbia e caos”

Joe Biden ha giurato a Capitol Hill, e’ il 46mo presidente degli Stati Uniti. Con lui Kamala Harris, prima donna vicepresidente. Trump ha lasciato la Casa Bianca con la promessa di tornare ‘in qualche modo’. La svolta si vede gia’ nell’Inauguration day: gli Usa rientrano subito nell’Oms e nell’accordo sul clima di Parigi. ‘E’ il giorno dell’America, della democrazia, un giorno di storia e speranza. Chiedo a tutti gli americani di aiutarmi a unire il Paese’, ha detto Biden, promettendo: ‘Vinceremo sul suprematismo bianco e sui terroristi interni’.

Di seguito il testo del discorso pronunciato da Joe Biden subito dopo il giuramento da nuovo presidente Usa a Capitol Hill: “Giudice supremo Roberts, vicepresidente Harris, Speaker Pelosi, leader Schumer, leader McConnell, vicepresidente Pence, e miei illustri ospiti, miei connazionali americani, questo e’ il giorno dell’America. Questo e’ il giorno della democrazia, un giorno storico e di speranza, di rinnovamento e determinazione. Crogiolo per secoli, l’America e’ stata messa di nuovo alla prova. E l’America ha raccolto la sfida. Oggi celebriamo il trionfo non di un candidato, ma di una causa, la causa della democrazia. Il popolo, la volonta’ del popolo, e’ stata ascoltata, e la volonta’ del popolo e’ stata tenuta in conto. Abbiamo imparato ancora una volta che la democrazia e’ preziosa. La democrazia e’ fragile. E in questa ora, amici miei, la democrazia ha prevalso. Cosi’ adesso, su questo suolo sacro, dove appena pochi giorni fa la violenza ha cercato di scuotere il Campidoglio dalle fondamenta, noi ci riuniamo come una sola nazione sotto la protezione di Dio, indivisibile, per portare a termine la pacifica transizione di potere, come abbiamo fatto per oltre duecento anni. Mentre guardiamo avanti nel nostro modo unicamente americano, irrequieti, audaci, ottimisti e puntiamo alla nazione che sappiamo di poter essere e di dover essere.

Ringrazio i miei predecessori di entrambe le parti per la loro presenza qui oggi. Li ringrazio dal profondo del cuore. E so, e conosco la resilienza della nostra Costituzione e la forza, la forza della nostra nazione, cosi’ come il presidente Carter con cui ho parlato ieri sera, che non puo’ essere con noi oggi, a cui rendiamo onore. Ho appena fatto il sacro giuramento che ciascuno di quei patrioti ha fatto. Il primo giuramento prestato da George Washington. Ma la storia americana non dipende da nessuno di noi, non da alcuni di noi, ma da tutti noi, da noi popolo, che cerchiamo un’unione piu’ perfetta. Questa e’ una grande nazione. Siamo brave persone. E nel corso dei secoli, attraverso tempeste e conflitti, in pace e in guerra, siamo arrivati cosi’ lontano, ma abbiamo ancora molta strada da fare. Andremo avanti con velocita’ e urgenza, perche’ abbiamo molto da fare in questo inverno di pericoli e possibilita’ significative. Molto da riparare, molto da ripristinare, molto da curare, molto da costruire e molto da guadagnare. Poche persone nella storia della nostra nazione sono state piu’ sfidate o hanno trovato un momento piu’ impegnativo o difficile di quello in cui ci troviamo ora. Un virus mai capitato in un secolo insegue silenziosamente il Paese. Si e’ preso tante vite in un anno quante ne ha perse l’America durante la seconda guerra mondiale. Sono andati persi milioni di posti di lavoro, centinaia di migliaia le attivita’ commerciali sono state chiuse. Un’urgenza di giustizia razziale da 400 anni ci assale. Il sogno di giustizia per tutti non sara’ piu’ rinviato. Un grido di sopravvivenza viene dal pianeta stesso. Un grido che non puo’ essere piu’ disperato o piu’ chiaro, e ora c’e’ un aumento dell’estremismo politico, della supremazia bianca, del terrorismo interno che dobbiamo affrontare e sconfiggeremo. Per superare queste sfide, per ripristinare l’anima e garantire il futuro dell’America, serve molto di piu’ delle parole. Serve la piu’ sfuggente di tutte le cose in una democrazia, l’unita’. Unita’. 

In un altro gennaio, il giorno di Capodanno del 1863, Abramo Lincoln firmo’ la Proclamazione di emancipazione. Quando ha messo nero su bianco, il presidente ha detto, e cito, “se il mio nome passera’ mai alla storia, sara’ per questo atto, e tutta la mia anima e’ li’ dentro”. “Tutta la mia anima e’ li’ dentro.” Oggi, in questo giorno di gennaio, tutta la mia anima e’ in questo: riunire l’America, unire il nostro popolo, unire la nostra nazione. E chiedo a ogni americano di unirsi a me in questa causa. Unirsi per combattere i nemici che affrontiamo, rabbia, risentimento e odio, estremismo, illegalita’, violenza, malattie, disoccupazione e disperazione. Con l’unita’ possiamo fare grandi cose, cose importanti. Possiamo correggere gli errori. Possiamo dare un buon lavoro alle persone. Possiamo far studiare i nostri figli in scuole sicure. Possiamo sconfiggere il virus mortale. Possiamo premiare – premiare il lavoro e ricostruire la classe media e rendere l’assistenza sanitaria sicura per tutti. Possiamo fornire giustizia razziale e possiamo rendere l’America ancora una volta la forza trainante del bene nel mondo. So che parlare di unita’ puo’ suonare ad alcuni come una stupida fantasia di questi tempi. So che le forze che ci dividono sono profonde e reali. Ma so anche che non sono nuove. La nostra storia e’ stata una lotta costante tra l’ideale americano secondo cui siamo tutti uguali e la dura e brutta realta’ che il razzismo, il nativismo, la paura, la demonizzazione ci hanno a lungo separati. La battaglia e’ perenne e la vittoria non e’ mai assicurata. Attraverso la Guerra civile, la Grande depressione, le guerre mondiali, l’11 Settembre, la lotta, i sacrifici e le battute d’arresto, i nostri angeli migliori hanno sempre prevalso. In ciascuno di questi momenti, un numero sufficiente di noi – un numero sufficiente di noi – si e’ riunito per portare avanti tutti noi, e possiamo farlo ora. 

 La storia, la fede e la ragione mostrano la via, la via dell’unita’. Possiamo vederci, non come avversari, ma come vicini. Possiamo trattarci a vicenda con dignita’ e rispetto. Possiamo unire le forze, fermare le urla e abbassare la temperatura. Perche’ senza unita’ non c’e’ pace, solo amarezza e furore. Nessun progresso, solo estenuante indignazione. Nessuna nazione, solo uno stato di caos. Questo e’ il nostro momento storico di crisi e sfida e l’unita’ e’ la strada da percorrere. E dobbiamo incontrare questo momento come gli Stati Uniti d’America. Se lo facciamo, ve lo garantisco, non falliremo. Non abbiamo mai, mai, mai, mai fallito in America quando abbiamo agito insieme. E cosi’ oggi, in questo momento, in questo luogo, ricominciamo da capo, tutti noi. Cominciamo ad ascoltarci di nuovo. Ascoltiamo l’un l’altro. Vediamoci l’un l’altro. Mostriamo rispetto gli uni per gli altri. La politica non deve essere un fuoco ardente, che distrugge tutto cio’ che incontra. Ogni disaccordo non deve essere motivo di guerra totale. E dobbiamo rifiutare la cultura in cui i fatti stessi vengono manipolati e persino fabbricati. Miei concittadini americani, dobbiamo essere diversi da questo. L’America deve essere migliore di cosi’, e credo che l’America sia molto meglio di cosi’. Guardatevi intorno. Ci troviamo qui, all’ombra della cupola del Campidoglio, come si e’ detto prima, completata durante la guerra civile, quando l’unione stessa era letteralmente in bilico. Eppure abbiamo resistito. Abbiamo vinto. Eccoci qui, a guardare il grande Mall dove il dottor King ha parlato del suo sogno. Siamo qui dove, 108 anni fa, in un’altra inaugurazione, migliaia di manifestanti cercarono di bloccare le donne coraggiose che marciavano per il diritto di voto. E oggi celebriamo il giuramento della prima donna nella storia americana eletta a una carica nazionale, la vicepresidente Kamala Harris. Non ditemi che le cose non possono cambiare! Qui ci troviamo, dall’altra parte del Potomac, dal cimitero di Arlington, dove gli eroi che hanno donato l’estremo atto di devozione, riposano in pace eterna. Ed eccoci qui, pochi giorni dopo che una folla ribelle pensava di poter usare la violenza per mettere a tacere la volonta’ del popolo, per fermare il lavoro della nostra democrazia, per allontanarci da questo terreno sacro. Non e’ successo. Non succedera’ mai. Non oggi. Non domani. Mai. Mai.

A tutti coloro che hanno sostenuto la nostra campagna, sono onorato dalla fiducia che avete riposto in noi. A tutti coloro che non ci hanno sostenuto, lasciatemi dire questo. Ascoltatemi mentre andiamo avanti. Concedetemi una possibilita’. Se ancora non sarete d’accordo, cosi’ sia. Questa e’ la democrazia. Questa e’ l’America. Il diritto di dissentire pacificamente. All’interno dei confini della nostra repubblica, e’ forse la piu’ grande forza di questa nazione

Eppure ascoltatemi chiaramente, il disaccordo non deve portare alla divisione. E ve lo prometto, saro’ un presidente per tutti gli americani, tutti gli americani. E vi prometto che combattero’ duramente per coloro che non mi hanno sostenuto come per quelli che l’hanno fatto. Molti secoli fa sant’Agostino, un santo della mia chiesa, scrisse che un popolo era una moltitudine definita dagli oggetti comuni del loro amore. Definiti dagli oggetti comuni del loro amore. Quali sono gli oggetti comuni che amiamo noi americani, che ci definiscono americani? Penso che lo sappiamo. Opportunita’, sicurezza, liberta’, dignita’, rispetto, onore e, si’, la verita’. Le ultime settimane e mesi ci hanno insegnato una lezione dolorosa. C’e’ verita’ e ci sono bugie, bugie raccontate per il potere e per il profitto. E ognuno di noi ha un dovere e una responsabilita’ come cittadini, come americani, e soprattutto come leader, leader che si sono impegnati a onorare la nostra Costituzione e proteggere la nostra nazione, a difendere la verita’ e a sconfiggere le bugie. Sentite, capisco che molti dei miei connazionali americani guardano al futuro con paura e trepidazione. Capisco che si preoccupino del loro lavoro. Capisco che sdraiati a letto si chiedono posso mantenere la mia assistenza sanitaria? Posso pagare il mutuo? Pensando alle loro famiglie, a quello che verra’ dopo. Ve lo prometto, ho capito. Ma la risposta non e’ voltarsi verso noi stessi, ritirarsi in fazioni in competizione, diffidando di coloro che non assomigliano a voi o non si informano dalle stesse vostre fonti. Dobbiamo porre fine a questa guerra incivile che mette il rosso contro il blu, campagna contro citta’, conservatore contro liberale. Possiamo farlo se apriamo le nostre anime invece di indurire i nostri cuori. Se mostriamo un po’ di tolleranza e umilta’, e se siamo disposti a stare nei panni dell’altra persona – come direbbe mia madre – solo per un momento, mettiamoci nei suoi panni. Perche’ ecco il punto della vita: non sappiamo cosa il destino ha in serbo per noi. Alcuni giorni hai bisogno di una mano. Altri in cui sei chiamato a darla. E’ cosi’ che deve essere. Questo e’ quello che facciamo l’uno per l’altro. E se siamo cosi’, il nostro Paese sara’ piu’ forte, piu’ prospero, piu’ pronto per il futuro. E possiamo ancora non essere d’accordo. Miei concittadini americani, nel lavoro che ci aspetta avremo bisogno l’uno dell’altro. Abbiamo bisogno di conservare tutta la nostra forza e di resistere in questo inverno buio. Stiamo entrando in quello che potrebbe essere il periodo piu’ duro e mortale del virus. Dobbiamo mettere da parte la politica e affrontare finalmente questa pandemia come una nazione, una nazione.

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