Birmania. Arrestata Aung San Suu Kyi. “Non accettate il golpe”

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Aung San Suu Kyi

Arrestata Aung San Suu Kyi, capo del governo birmano. Lo ha annunciato Myo Nyunt la portavoce del suo partito, la Lega nazionale per la democrazia (Lnd). “E’ detenuta a Naypyidaw, presumiamo che l’esercito stia organizzando un colpo di Stato”. La leader birmana lancia il suo appello alla popolazione: “Non accettate il golpe”. E arriva una ferma condanna dall’Unione europea che chiede “il rilascio immediato dei detenuti”.

Le notizie escono dalla Birmania, Myanmar, con grande difficoltà: nella notte sono state interrotte le trasmissioni della radiotelevisione pubblica e la rete internet ha subito gravi interruzioni. La mossa dell’esercito arriva nel giorno dell’insediamento del nuovo parlamento e dopo giorni di crescente tensione tra governo civile ed esercito. L’esercito birmano la scorsa settimana aveva rifiutato di escludere un colpo di stato per ribaltare il risultato elettorale dello scorso Novembre che aveva consegnato una larghissima vittoria alla Lega nazionale di Suu Kyi.

La scorsa settimana sono stati schierati i carri armati in alcune strade della capitale e in alcune città dove si sono svolte manifestazioni pro-militari. Aung San Suu Kyi ha chiesto alla popolazione del suo Paese di non cedere al golpe, in un disperato appello per rovesciare il tentativo delle forze armate di imporre una nuova dittatura. “Esorto la popolazione a non accettare, a rispondere e a protestare con tutto il loro cuore contro il colpo di Stato dei militari”, ha detto Aung San Suu Kyi in una dichiarazione rilasciata a suo nome. La televisione locale ha annunciato questa mattina che l’esercito ha preso il controllo del Paese, con il passaggio di tutti i poteri al comandante in capo, il generale Min Aung Hlaing, uno dei principali responsabili delle persecuzioni della minoranza musulmana Rohingya.

I militari hanno dichiarato lo stato d’emergenza per un anno ed hanno arrestato alti dirigenti del governo, in risposta a presunte “frodi” compiute dal partito di Aung San Suu Kyi per prevalere alle elezioni dello scorso anno. I servizi di telefonia e internet a Yangon sono stati disattivati, mentre la sede del municipio nella città è presidiata da stanotte da numerosi militari, arrivati con diversi camion. L’area intorno all’edificio è stata isolata con del filo spinato. La televisione di Stato MRTV, da parte sua, ha detto di non essere in grado di trasmettere. Gli istituti bancari sono rimasti chiusi.  Solo Ieri le forze armate avevano confermato l’impegno di fedeltà alla democrazia.

I militari “faranno tutto il possibile per aderire alle norme democratiche di elezioni libere ed eque, come stabilito dalla Costituzione del 2008, pace duratura e benessere e prosperità inclusivi per il popolo del Myanmar”, si legge nella dichiarazione, pubblicato su Facebook. Un gruppo di paesi occidentali, compresi gli Stati Uniti, ha rilasciato venerdì una dichiarazione congiunta in cui metteva in guardia contro “qualsiasi tentativo di alterare l’esito delle elezioni o impedire la transizione democratica del Myanmar”.

In risposta ieri i militari hanno accusato i diplomatici stranieri di fare “ipotesi ingiustificate”. In base alla costituzione del 2008, i militari hanno gradualmente ceduto il potere alle istituzioni democratiche. Ma conserva privilegi compreso il controllo delle forze di sicurezza e di alcuni ministeri. I ricorsi legali sulle elezioni sono pendenti presso la Corte Suprema. La commissione elettorale ha respinto le accuse dei militari di frode al voto, dicendo che non c’erano errori abbastanza grandi da influenzare la credibilità del voto.

 

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