Blue whale”- una ragazza di Fiumicino è stata soccorsa da un’amica di chat

Attualità & Cronaca

Di

E NON ERA L’UNICA: ALTRE CINQUE SUE AMICHE ERANO COINVOLTE NEL “GIOCO AL SUICIDIO” 

SOLO A ROMA ALTRI DUE EPISODI IN UNA SETTIMANA

IL VIDEO-SERVIZIO DE “LE IENE”

Rinaldo Frignani per www.corriere.it

L’allarme lanciato da alcuni dirigenti scolastici di Fiumicino potrebbe aver evitato una tragedia. Il suicidio di una quindicenne della cittadina costiera pronta a farla finita seguendo le indicazioni del tutor che la seguiva da cinquanta giorni e l’aveva fatta avanzare senza pietà nel Blue Whale, il gioco virtuale che porta i ragazzi, per lo più adolescenti, a uccidersi al termine di una serie di prove di coraggio anche con atti di autolesionismo.

Solo in Russia i morti sarebbero più di 150 e in Italia il fenomeno sta purtroppo prendendo piede fra tentativi di suicidio ed episodi di emulazione, finora fra Pescara, Salerno, Ravenna, Udine, ma anche Roma, con un paio di episodi nei giorni scorsi a Montesacro e a San Paolo, e decine di segnalazioni ora al centro dell’attenzione della polizia.

I dirigenti scolastici di Fiumicino si sarebbero accorti però che alcuni studenti avevano degli strani segni sulle braccia, delle ferite che sono state interpretate come il primo segnale del coinvolgimento nel gioco della «Balena».

IL GIOCO SUICIDA BLUE WHALE

Decisiva nel salvataggio della quindicenne anche una sua amica di chat che avrebbe chiamato la polizia. Gli agenti, a loro volta, sarebbero intervenuti informando la madre della giovane.

Ma sulla vicenda gli accertamenti sono ancora in corso, non si esclude che possa trattarsi di un falso allarme o di un episodio che conferma la psicosi in atto da qualche settimana in tutta Italia. Sulla storia ci sono massimo riserbo e massima cautela da parte di chi indaga vista anche l’età delle persone coinvolte.

«MI TAGLIO, FA TANTO MALE!»

«Mi sto tagliando, non sai che male che fa!», avrebbe detto la giovane all’amica, che agli investigatori ha riferito in una drammatica comunicazione: «Non avete molto tempo. Dovete intervenire subito perché mi ha detto che fra poche ore si ucciderà come una delle prime vittime della Balena Blu.

E mi ha anche detto che le dispiaceva essere arrivata solo a metà percorso ma che non sopportava più di vivere. E che il gioco lo avrebbe terminato suicidandosi sui binari del treno».

L’ordine del tutor sarebbe stato quello di appoggiare la testa sui binari e attendere l’arrivo del treno ascoltando una musica da funerale.

LA MADRE: «MIA FIGLIA È BRAVA A SCUOLA E SORRIDE SEMPRE»

 

IL GIOCO SUICIDA BLUE WHALE

«Il telefono ha squillato all’alba – dice all’agenzia AdnKronos la mamma della ragazzina –. Ho risposto col cuore in gola perché ho pensato fosse successo qualcosa. Era un poliziotto che mi informava che mia figlia era nel gioco della Blue Whale e che rispondeva alle sollecitazioni di un curatore che, di giorno in giorno, le ordinava le regole della sfida.

Mentre aspettavo che la polizia arrivasse a sequestrare il telefonino e il computer di mia figlia – prosegue la donna – senza essere vista ho preso il suo cellulare per accertarmi che quanto mi avevano appena raccontato fosse vero. Non sapevo neanche l’esistenza di questa Balena Blu, che invece è subito apparsa sullo schermo. Insieme a lei anche quattro sue amiche facevano lo stesso gioco e avevano già superato il ventesimo giorno di sfida.

IL GIOCO SUICIDA BLUE WHALE

Mi ha impressionato – continua la mamma di Sara- come, malgrado si fossero procurate i tagli sulla pelle, tutte e quattro si mostrassero sorridenti». «Mi sono ripetuta più volte che mia figlia avesse paura del dolore e che mai si sarebbe auto lesionata. E invece non era così. Ho dovuto ingoiare un altro boccone amaro perché quando le ho raccontato che sapevo ormai tutto e che sarebbe arrivata la polizia postale a sequestrare le chat, lei è scoppiata a piangere e mi ha fatto vedere un taglio sull’addome. Un taglio puntellato come se si fosse incisa con un oggetto appuntito. Era una delle tappe previste, mi ha poi spiegato».

«PROBLEMI A CASA, NON ABBIAMO PRESTATO ATTENZIONE»

Quello che è successo a mia figlia può accadere a chiunque. Lei è sicuramente fragile ed è quindi stata adescata in maniera più violenta – conclude la mamma -. Non mi aveva mai detto nulla perché nel gioco il curatore le ordinava di far finta di niente. Credo che provasse una eccitazione mista a paura e quindi viveva nel silenzio.

Così ha passato tre mesi senza uscire di casa. Andava soltanto a scuola, dove peraltro è molto brava. Io inizialmente ho pensato dipendesse dai conflitti che ci sono in famiglia e che sono rimasti inascoltati alle orecchie delle autorità informate dei fatti. Solo con i giorni mi sono accorta che invece era diventava triste e cupa».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Traduci
Facebook
Twitter
Instagram
YouTube