Breve dialogo col Signore
“Mio Amore… è bastato mi guardassi”
“Figlia mia, ti sei espressa male”
“Perché, Signore?”
“Perché rischi d’essere fraintesa. Avresti dovuto dire: «Mio Amore, è bastato che un giorno mi accorgessi del tuo sguardo».
“Non è la stessa cosa?”
“No, non è la stessa cosa. Se tu dici ad una persona: «E’ bastato che mi facessi una carezza, è bastato che tu mi parlassi», significa che prima non ti faceva carezze, non ti parlava. Capisci la differenza? Io da sempre guardo tutti, e tutti alla stessa maniera. Tu non sei una privilegiata”.
“Signore, siamo tutti privilegiati”
“No. Tutti privilegiati è una contraddizione in termini. Si potrebbe dire degli uomini solo nel confronto con le altre creature della terra. Se avessero coscienza, le altre creature della terra avrebbero tutto il diritto di risentirsi.
“Perché, Signore, mi fai queste osservazioni?”
“Perché non vorrei ti montassi la testa e facessi come quelle teste matte che vanno in giro dicendo d’essere state miracolate. Io non faccio miracoli per nessuno”
“Ma io, Signore, non mi monto la testa. Solo mi piace condividere la gioia d’essermi accorta del tuo sguardo”
“Sì, sì, ma vedi, figliola, bisogna andarci cauti nel mostrare agli altri la nostra fortuna. Potresti urtare la sensibilità di chi non sa neppure di che cosa stai parlando, di chi non ha la possibilità di capire di che cosa stai parlando, di chi non ha la possibilità di accorgersi del mio sguardo. C’è chi è fortunato sulla terra e chi è sfortunato.
Condividere la tua gioia con i tuoi familiari, con i tuoi amici è un conto, affacciarsi alla finestra per gridare a tutti la tua gioia è altra cosa. Occorre senso di opportunità e di misura”.
Renato Pierri