Cani abbandonati (sui balconi), diamo i numeri?

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Io comprendo che d’estate certe testate debbano trovare un modo per riempire le pagine anche se la maggioranza dei giornalisti è sdraiata in spiaggia o impegnata in lunghe passeggiate montane. Ma questa storia dei numeri dei cani abbandonati ormai è ciclica (come quella dei gatti neri rapiti). Ogni anno qualcuno lancia numeri a casaccio, giusto per la gioia di apparire su un giornale e magari riuscire a raccattare donazioni.

Ne abbiamo già parlato, sapete benissimo a chi mi riferisco come fonte principale di questi dati, ma a questo giro eviteremo di nominare il “nostro amico”, ama la pubblicità e non è mia intenzione dargliene di più.

Quello che però è cambiato è che BUTAC nel corso degli anni è riuscito a raggiungere anche realtà che possono aiutarmi a smentire certe informazioni passate da alcune testate. Nel caso specifico il mio “gancio” è il Dr. Angelo Troi, del SIVELP, il sindacato veterinari che mi ha scritto proprio qualche giorno fa.

Vi riporto quanto mi ha scritto:

Come avviene quasi ogni anno da parte di conosciuti soggetti (es. AIDAA),  vorremmo segnalare il rischio di divulgazione di dati su animali abbandonati in corrispondenza di Ferragosto.

Si tratta di dati completamente inventati perché non ci sono strutture quali le anagrafi canine che possano disporre di elenchi immediati di abbandoni.

Si tratta dunque di complete invenzioni.

Non aveva torto il Dr. Troi a mandarmi questa comunicazione, perché basta cercare su Google per trovare subito una velina di pochissimi giorni fa da parte di un’agenzia di stampa, LaPresse:

Domenica 06 Agosto 2017 – 12:00

“Oltre 1700 cani abbandonati in balcone in un mese estivo”

L’articolo di la Presse riporta pari pari le parole del soggetto di cui non faremo il nome e conclude così:

Siamo riusciti a mettere in ordine le situazioni in circa il 75% dei casi,mentre un centinaio di casi sono ancora in attesa di intervento

Verifica di quanto riportato? Nessuna. Controllo della fonte? Neppure. Lasciamo stare la specificità della denuncia (abbandonati in balcone). Uno potrebbe pensare, ma dai sarà l’ennesimo blog che ancora pubblica notizie che hanno come fonte la già nota AIDAA, ma purtroppo non è così, LaPresse è un’agenzia di stampa, come riportano sul loro sito:

LaPresse è oggi la prima agenzia di stampa multimedia italiana a guida imprenditoriale. Produce notizie sotto forma di testi, immagini fotografiche e video, 7 giorni su 7 in tempo reale, 365 giorni l’anno, e fornisce i propri contenuti a oltre il 90% del mercato editoriale e broadcast in Italia.

e ancora

Con tre redazioni in Italia (Torino, Milano e Roma) e una squadra di oltre 80 giornalisti e corrispondenti, tuttora in espansione, l’agenzia di stampa guidata dal 2014 da Antonio Di Rosa produce un notiziario in lingua italiana di circa 1.300 lanci al giorno con aggiornamenti real time che include l’intera produzione di news dall’Italia generata dalla propria rete di redattori su tutto il territorio nazionale e la selezione delle più importanti notizie dal mondo di Reuters, Xinhua, EFE e Press Association, scelte dalla redazione, tradotte in italiano e inserite nel flusso in tempo reale.

Un’agenzia di stampa dovrebbe verificare le notizie che pubblica e invia ai giornali, e invece come potete vedere non lo fanno, perché è poco importante verificare se sono davvero 1700 o 3000 o 200, l’importante è dare un titolone che possa essere cliccato, e questo se ci si occupa di informazione a mio avviso è gravissimo.

Continuo a non comprendere perché l’Ordine nazionale dei giornalisti non intervenga in questi casi, ma ormai ho perso le speranze. L’unica regola che mi sembra essere seguita da troppi nel giornalismo italiano è quella di pubblicare subito, le verifiche se necessario le faremo (forse) dopo.

Il debunking è stato detto su questi stessi giornali che non serve a nulla, ma forse qualcuno dovrebbe spiegare ai giornalisti che non sono a scuola dove il professore ha dato loro un tema libero da scrivere, sono giornalisti e dovrebbero informare i propri lettori, facendo prima di tutto le dovute verifiche.

Ma a te che te frega?

Perché me la prendo tanto con questo modo cialtrone di informare i propri lettori? Ma perché può essere dannoso.

Per capirci parliamo sempre di animali, e facciamo un salto indietro nel tempo, al 2009 per essere precisi, così titolava il Corriere della Sera nella sezione Scienza/Animali:

I MEDICI SARANNO A DISPOSIZIONE DELLE ASSOCIAZIONI CHE GESTISCONO ANIMALI SENZATETTO

Anche i randagi avranno il loro ospedale

L’idea di un gruppo di veterinari di Ancona: sarà un punto di riferimento per i trovatelli a livello nazionale

L’articolo raccontava di una raccolta fondi per un progetto per una clinica veterinaria dedicata ai randagi, progetto che a distanza di anni sembra essere svanito nel nulla, però sono tanti quelli che hanno donato, merito degli articoli che le testate, senza fare alcuna verifica sulla solidità della questione, avevano pubblicato. Oltre al Corriere altri avevano pubblicizzato la raccolta fondi, ma sarebbe bastata una veloce ricerca online per scoprire che il soggetto dietro al progetto oggi si dedica ai cetacei (e all’osteopatia per animali), della clinica per cui venivano raccolti fondi nel 2009 non c’è traccia da nessuna parte. Chiunque abbia donato in seguito agli articoli comparsi sulle testate nazionali avrebbe ottime ragioni per arrabbiarsi e magari chiedere delucidazioni in merito, non solo agli autori della raccolta fondi, ma ai giornalisti che all’epoca dei fatti avevano pubblicizzato la cosa senza verificare alcunché.

Concludendo

In Italia è pieno di associazioni che campano di donazioni, moltissime sono serie e accreditate, ma sono tantissime (specie nel campo animalista) che raccolgono solo soldi, senza alle spalle solidi progetti che tutelino davvero gli animali, dare spazio a tutti indiscriminatamente è sbagliatissimo e denota pochissima professionalità da parte delle redazioni.

Non credo serva aggiungere altro.

maicolengel at butac punto it

 

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