Caso mensa

Puglia

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Il tribunale conferma che il comune di Nardo’ ha legittimamente risolto il servizio di mensa scolastica affidato alla fenice s.r.l., rigetta la richiesta risarcitoria di quest’ultima e la condanna a pagare le spese legali di due giudizi

Per il giudice è “chiaro ed inequivoco” il nesso causale tra pasto e malori dei bambini

Avv. Paolo Gaballo

Con la sentenza n. 932/2020, pubblicata dal Tribunale di Lecce nella giornata di ieri, si è conclusa la controversia promossa dalla S.r.l. La Fenice nei confronti del Comune di Nardò. Il Tribunale ha rigettato la richiesta risarcitoria avanzata dalla società in conseguenza della risoluzione di diritto del contratto relativo al servizio di preparazione, confezionamento, veicolazione e distribuzione dei pasti per le scuole dell’infanzia e primarie per il periodo 2015-2019, voluta dall’amministrazione comunale in conseguenza del verificarsi, il 18/10/2016, di alcuni casi di intossicazione alimentare presso diverse mense scolastiche, servite dalla stessa società.  

IL CASO

La Fenice s.r.l. era legata al Comune di Nardò da un contratto in forza del quale era tenuta a prestare il servizio di mensa scolastica per le scuole primarie e dell’infanzia per il quadriennio 2015-2019.

In data 18/10/2016 si verificavano presso diversi istituti scolastici, di diversi Comuni del Salento, 174 casi di malessere in danno prevalentemente dei bambini e di qualche adulto destinatari del servizio prestato dalla società in questione, tanto da portare il NAS dei Carabinieri e la ASL ad avviare delle verifiche ed accertamenti presso il centro cottura gestito dalla stessa.

L’amministrazione comunale di Nardò, ritenuto che il malessere accusato fosse riconducibile a intossicazione alimentare imputabile all’impresa affidataria del servizio di refezione scolastica, confortata dal parere pro veritate reso dall’avv. Vincenzo Candido Renna, decideva di avvalersi della clausola risolutiva espressa apposta in contratto, che consentiva la risoluzione dello stesso al verificarsi di casi di intossicazione alimentare. Avverso il provvedimento di risoluzione insorgeva la ditta appaltatrice, dapprima, con ricorso cautelare d’urgenza, tendente ad evitare gli effetti dell’intervenuta risoluzione di diritto del contratto e, successivamente, nonostante l’esito negativo della prima iniziativa, con atto di citazione al Tribunale di Lecce, al fine di vedersi riconoscere e liquidare in suo favore i danni subiti in conseguenza della asserita illegittima risoluzione del rapporto, quantificati in euro 850.764,67. L’Ente locale, in entrambi i casi, decideva di difendersi con gli Avv.ti Paolo Gaballo e Riccardo Renna. 

L’EPILOGO

Il Tribunale di Lecce respingeva sia il ricorso d’urgenza della Fenice s.r.l., che, con la sentenza pubblicata nella giornata di ieri, l’atto di citazione della stessa società, concludendoli favorevolmente in favore dell’amministrazione Comunale, avendo accolto in entrambi i casi le tesi degli Avv.ti Gaballo e Renna.

L’ente locale si è visto liquidare anche le spese processuali di entrambi i giudizi, pari complessivamente ad oltre euro 23.000,00 dei quali dovrà, pertanto, farsi carico la Fenice S.r.l..

La lite con la ditta appaltatrice, dunque, non ha comportato costi per la collettività.

L’operato dell’amministrazione è stato ritenuto pienamente legittimo.

La cessazione dei rapporti con la ditta responsabile dell’intossicazione ha sicuramente contribuito a ricostituire un clima di fiducia sulla capacità di gestione dei servizi pubblici da parte dell’amministrazione ed ha consentito, all’indomani dei fatti sopra narrati, la rapida ripresa dei servizi in una recuperata cornice di serenità di tutte le persone direttamente o indirettamente colpite dalla vicenda.

Soddisfazione per l’esito del giudizio è stato espresso dagli Avv.ti Paolo Gaballo e Riccardo Renna: “il Tribunale, correttamente, ha ritenuto che gli episodi di gastroenterite che hanno interessato n. 174 bambini, fruitori del pranzo servito alle mense scolastiche, gestite dalla La Fenice s.r.l., siano causalmente riconducibile ai pasti forniti da quest’ultima e, quindi, la legittima risoluzione del contratto disposta dal Comune di Nardò”.                     

 

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