Castelli lascia, terremoto in Forza Italia  

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“Di fronte alla procurata eutanasia di Forza Italia ad Ascoli – denuncia ancora Castelli – rilevo che dal 9 giugno scorso nessuno all’interno di Forza Italia Marche ha ritenuto di stigmatizzare l’abbraccio mortale con il Pd di Ceriscioli o, anche più semplicemente, ha provato a coinvolgere chi per dieci anni ha governato Ascoli per riparare la disastrosa situazione venutasi a creare in città dopo il voto amministrativo . Lo scorso venerdì si è tenuta una riunione a livello regionale per parlare (anche) di Ascoli. Nessuno ha ritenuto utile ascoltare la mia opinione: ne prendo atto. Forza Italia Marche mi relega ai margini? È da parecchio che accade ma ne farò un ragione. Tutti sono necessari e nessuno è indispensabile”.

La notizia diventa lo spunto per l’attacco di Giovanni Toti, da tempo impegnato nella battaglia per una nuova leadership del partito: “Non possiamo consentire che l’entropia, o peggio, l’egoismo di qualcuno, distruggano tutto. Bisogna muoversi in fretta, azzerare tutto e ripartire con coloro che saranno scelti dal popolo di centrodestra di ogni luogo, le parole del forzista, che rincara la dose: “Un altro amico che ci saluta – esordisce -. Dopo dieci anni di ottimo lavoro come sindaco di Ascoli, dopo aver portato in una città difficile per noi la nostra coalizione al 60% durante il suo governo, oggi anche Guido Castelli ha deciso di uscire da Forza Italia. Lo ha fatto, comprensibilmente, dopo aver fatto campagna elettorale per il candidato del centro-destra, che ha vinto, nonostante Forza Italia non abbia presentato la lista a suo sostegno. Lo ha fatto dopo che gli esponenti riconducibili al nostro movimento in consiglio comunale ieri hanno preferito votare per il Presidente dell’Assemblea proposto dal Pd, invece che per quello proposto dal centrodestra, per altro anch’egli uscito da Forza italia. Ora, senza entrare nel merito della vicenda, dopo i precedenti addii del sindaco di Catania, del sindaco di Avola, di consiglieri regionali, di parlamentari, c’è ancora qualcuno che sostiene che non serva azzerare tutto al più presto? Che non serva andare a un confronto ovunque, città, regioni e Paese per far scegliere ai nostri sostenitori e militanti la linea politica e la classe dirigente?”.

Durissima la reazione di Mariastella Gelmini, presidente dei deputati di Forza Italia che in una nota si schiera in difesa del partito, tacciando Toti di “bullismo politico”: “Basta atti di prepotenza sui coordinatori regionali e in particolare su quello della Lombardia. Non è con questo bullismo politico che i numeri della Lombardia passano a Toti. Stiamo aspettando tutti di definire le regole che ci porteranno al congresso e alle primarie. Nel frattempo Il governatore Ligure si occupi della sua regione e prenda atto che esiste una maggioranza nel partito che sostiene Salini e che si riconosce in Berlusconi. A villa Torretta c’era chi oggi si lamenta dimenticandosi di come è arrivato in parlamento. La stragrande maggioranza degli amministratori di Fi era altrove e Toti lo sa. Li lasci lavorare come sanno fare e come fanno già. Forza Italia merita rispetto. In ogni grado e in ogni dove. È ora che Toti se lo metta in testa”. Così, in una nota, .

Ma perché la Gelmini, la Biancofiore e altri – la secca replica di Toti -hanno così paura del dibattito? Poca abitudine? Paura del giudizio dei nostri simpatizzanti e militanti? Già qualche nostalgia per i nominati, che ancora son tutti li? Dai dite la vostra invece di criticare chi dice la sua. La Democrazia che vogliamo è anche per voi!”.

A tentare di distendere gli animi, interviene il deputato Andrea Mandelli, che in una nota prova a rimettere al centro del dibattito i problemi del Paese, “anziché gli assetti interni che non interessano a nessuno”.

“I problemi del Paese – spiega – sono tanti e le risposte date dal governo troppo poche: i cittadini aspettano dalla politica soluzioni concrete. Ecco perché il rinnovamento di Forza Italia tracciato con grande generosità dal Presidente Berlusconi dovrebbe partire, per rispetto degli italiani, dai contenuti anziché dagli assetti interni che non interessano nessuno. Questo è quello che stiamo facendo in Lombardia con il commissario Salini e il capogruppo Gelmini”.. “Tornare a intercettare il consenso per risolvere i problemi dei cittadini è il modo migliore per raccogliere e onorare la sfida lanciata da Silvio Berlusconi”, conclude.

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