Centro Porsche Nardò, M5S: “Dall’azienda una chiusura al dialogo che non giova”

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“Siamo delusi dalle mancate risposte dei vertici Porsche. L’azienda non può rifiutarsi di fornire chiarimenti in merito alla posizione dei 15 lavoratori licenziati dopo oltre 20 anni di precariato, adducendo come scusante l’esistenza di alcuni contenziosi. La domanda è semplice: perché questi collaudatori vengono mandati a casa mentre negli ultimi due anni sono stati stabilizzati altri 40 lavoratori con molta meno anzianità di servizio? Ad oggi ancora non ci è stata data alcuna valida risposta”. Lo dichiarano i consiglieri del M5S Cristian Casili e Antonio Trevisi a margine dell’audizione da loro richiesta in VI Commissione dei dirigenti della Nardò Technical Center, dal 2012 di proprietà della Porsche Engineering, e degli assessori al lavoro Sebastiano Leo e allo sviluppo economico Loredana Capone. I rappresentanti del gruppo tedesco hanno affermato che forniranno spiegazioni sulle posizioni dei lavoratori nel corso della prossima task force per l’occupazione in programma il 29 maggio.

“Auspichiamo che in quella occasione partecipino al tavolo a differenza di quanto accaduto le ultime volte. Il nostro intento è quello di dialogare con l’azienda nell’interesse di tutti, ma è necessario che i vertici della stessa ci comunichino finalmente il numero di lavoratori ad oggi con contratto di somministrazione e quanti gli stabilizzati. Numeri che non abbiamo mai ricevuto nonostante richieste fatte da mesi.
Facciamo appello al buonsenso dei vertici aziendali – aggiungono – affinché tengano conto nelle stabilizzazioni, dell’anzianità di servizio. I lavoratori sono ormai allo stremo dopo mesi di presidio permanente e le loro famiglie disperate. La vertenza va avanti a fasi alterne dal 2012 e, nonostante i diversi accordi sottoscritti, continuano a non avere certezze per il futuro. È inconcepibile che il management locale qui abbia un atteggiamento diverso rispetto al resto d’Italia, dove i lavoratori sono giustamente tutelati – incalzano Casili e Trevisi – e a questo punto chiederemo con forza di sapere cosa è successo in questi anni nel circuito neretino che, tra l’altro, si trova in un’area naturale di pregio ed è stato oggetto di cospicui finanziamenti regionali.
Non vorremmo che la politica in Puglia avesse alterato le dinamiche occupazionali a causa dei soliti atteggiamenti clientelari a danno di collaudatori che hanno prestato servizio per quasi vent’anni. Continueremo a seguire la vertenza da vicino – concludono – e a chiedere con forza di tutelare i diritti dei lavoratori”.

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