Chernobyl 36 anni dopo, il nucleare ucraino fa ancora paura

Ambiente, Natura & Salute

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ROMA – Mai come quest’anno l’anniversario del disastro di Chernobyl,
avvenuto il 26 aprile del 1986, si lega a preoccupazioni così strettamente attuali. A poco
meno di 40 anni dall’incidente infatti la centrale di Prypiat, divenuta cittadina fantasma
dopo le esplosioni causate da un errore di procedura nel corso di un test di sicurezza sul
reattore nº 4 della centrale, Chernobyl è tornata a far paura per via della guerra in
corso in Ucraina, e il capo dell’Agenzia internazionale per l’Energia atomica Rafael
Grossi, proprio dalla centrale, ha ricordato quanto l’occupazione russa da parte della
centrale, con tanto di scontri a fuoco e durata circa un mese, abbia creato “una
situazione anormale e pericolosissima”. Ancora oggi, ha spiegato Grossi ai cronisti al
seguito, il livello di radiazioni nell’aria intorno alla centrale “è anormale”, una
situazione dovuta alla mancata corretta gestione durante l’occupazione dell’impianto, che
tuttora necessita del continuo funzionamento della vasca di raffreddamento di barre
combustibile nucleare.
Per almeno una settimana, invece, la corrente elettrica a Chernobyl
è rimasta staccata, con conseguenze ancora da verificare. Ma Chernobyl non è l’unica
centrale nucleare a far paura in questa guerra: si è spesso parlato di quella di
Zaporizhia, la più grande dell’Ucraina, già nei primi giorni di guerra teatro di azioni
militari e sorvolata proprio la scorsa notte da due missili cruise lanciati dall’esercito
russo: una situazione “potenzialmente catastrofica a livello mondiale, nel caso un
impianto venisse colpito”, ha avvisato il capo di Energoatom, Petro Kotin. Sono 15 in
tutto i reattori operativi del paese in quattro differenti centrali nucleari in tutta
l’Ucraina: secondo quanto riferito dalle autorità di Kiev all’Aiea, 7 sono attualmente
collegati alla rete, di cui due alla centrale nucleare di Zaporizhzhya controllata dalla
Russia, due alla centrale nucleare di Rivne, due alla centrale nucleare dell’Ucraina
meridionale e uno a Khmelnytskyy.
Gli altri otto reattori sono chiusi per manutenzione
regolare o tenuti di riserva. Kiev assicura che i sistemi di sicurezza rimangono operativi
presso le quattro centrali e continuano anche ad avere energia disponibile fuori sede. Ma,
come spiega il sindaco Yurii Fomichev, sindaco di Slavutych, la città più vicina a
Chernobyl “non possiamo sapere cosa c’è nella testa dei russi. Non potevamo aspettarci che
si impadronissero delle centrali nucleari. E fino ad allora la nostra regione sarà sempre
in pericolo”.

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