Chi ha rubato San Nicola? Il 6 dicembre a Ora Legale

Ora Legale per i Diritti UmaniPuglia

Di

di Maria Federica Dimantova

Tutelare San Nicola e la centralità di Bari nel suo culto

La traslazione delle spoglie di San Nicola a Bari

Al di là della religiosità, al di là del credo, San Nicola appartiene ai baresi e i baresi appartengono a lui.

Ma siamo sicuri di questo primato?

Tante, tantissime sono le rivendicazioni da parte di più paesi, circa la detenzione più o meno vetusta ed autentica delle sue ossa, dei suoi resti.

Venezia. Secondo la cronaca dell’anonimo benedettino conservata nella biblioteca marciana, le vere ossa di San Nicola sarebbero quelle custodite nella chiesa di San Niccolò del Lido.

Irlanda. Alcuni studi vedrebbero la presenza delle reali stele del santo a Kilkenny.

Turchia. La Turchia, come approfondiremo, sostiene di essere ancora in possesso dei veri resti del santo. All’epoca della traslazione, 1087, il luogo della vera tomba era già occultato dai detriti, tanto da indurre in inganno i marinai baresi prima, ed undici anni dopo i veneziani.

 Ma allora, quanti San Nicola esistono?

Andiamo per ordine e cerchiamo, come baresi, di tutelarci conoscendo ed informandoci.

Ora Legale festeggia il suo primo compleanno con San Nicola. Chi ha rubato il santo?

Se c’è qualcuno che ha rubato le ossa del nostro santo patrono, ci sarà qualcuno che le possiede e qualcun altro che, invece, non le ha.

Il team di Ora Legale il giorno 6 dicembre festeggia il suo primo anno di vita. L’anno scorso la prima puntata era intitolata “San Nicola salverà il Tribunale per i minorenni?”.

A distanza di un anno e a miracolo avvenuto, o forse no – sta di fatto che il tribunale per i minorenni esiste ancora – Ora Legale decide di dedicare la puntata ad una tematica sottile, per certi versi complessa, ma certamente non sottovalutabile, sia dalle istituzioni che dalla cittadinanza barese tutta.

Il primato di Bari è a rischio

Lo storico nicolaiano Enzo Varricchio con il planisfero Il mondo di San Nicola

Enzo Varricchio, scrittore e conduttore di Ora Legale assieme all’avvocato Saverio Regano, da anni porta avanti una tesi, un progetto: Bari non deve “perdere” San Nicola. Non ha fatto abbastanza per riaffermare il suo primato a fronte delle rivendicazioni turche. Dovrebbe costruire una grande statua e un parco tematico dedicato a San Nicola e al suo discendente consumistico Babbo Natale per ospitare tutti i bimbi del mondo”.

Esperto di storia nicolaiana, da anni, insieme ad altri studiosi baresi e non, Varricchio si occupa di tracciare le fila di una ricostruzione storiografica ed antropomorfica della storia di San Nicola e delle sue origini, ancora incerte e contese.

Assieme agli ospiti della puntata, il prof. Pasquale Corsi – già ordinario di storia medioevale all’università di Bari, il dott. Luigi Bramato della LB edizioni, l’avvocato penalista Giuseppe Fiorito e l’avvocato Nicola Dammacco, si cercherà di fare il punto della situazione.

Partendo dalle origini, per arrivare alle tradizioni, passando attraverso un’analisi di diritto penale ed internazionale sulla vicenda del “furto del santo”, i radioascoltatori potranno sentirsi protagonisti di una problematica o meglio di una situazione che non va sottovalutata.

La Turchia rivendica San Nicola. Coinvolta l’Unesco

San Nicola è nero. I baresi hanno rubato San Nicola. San Nicola è diventato dei baresi.

Questa “storiella” la conosciamo un pò tutti.

Ciò che non sappiamo è che, talvolta, facciamo finta di non sapere, è che esiste un luogo di pellegrinaggio in Turchia, precisamente a Myra, dove, secondo gli studiosi del posto, sarebbero conservate le vere ossa di San Nicola.

Oggi, chi si reca in Turchia a visitare la presunta patria del Santo, si imbatte nell’attuale chiesa di Demre-Myra, risalente alla prima metà dell’XI secolo ed eretta per mano dell’imperatore bizantino Costantino IX Monomarco.

La sepoltura di San Nicola, però, risale a molto tempo prima, al IV° secolo dopo Cristo.

C’è qualcosa che non quadra, verrebbe da dire. Ed è qui che spesso di fermano le ricerche.

Manca un gap fondamentale, però.

L’archeologa turca Yldiz Otuken, in contatto fin dal 2003 con lo storico Varricchio, ha chiarito che il ritrovamento delle vere spoglie del santo, così come rivendicato dai turchi, non è da collocarsi nella chiesa “nuova”, ma in una chiesa del VI° secolo – e qui cominciano le coincidenze temporali – che si trova esattamente dietro quella visitabile oggi.

Questa chiesa fu distrutta e sepolta sotto i detriti e calcinacci accumulatisi dopo i terremoti del 529 e dell’VIII secolo, le scorribande di Harun –al Rashid e il saccheggio saraceno del 1034.

Gli studiosi turchi sono all’opera con scavi ed analisi al radio carbonio e dna. Ormai da anni sostengono di avere le vere spoglie del santo. Vogliono coinvolgere l’Unesco al fine di ottenere il riconoscimento di patrimonio dell’umanità da attribuirsi alla chiesa e al sito archeologico.

Intanto, il dato percentuale dell’afflusso turistico nella città turca, sale anno per anno.

Cosa ne sarà di noi se, prima o poi, i Turchi dovessero “rubarci” – stavolta loro a noi – il primato?

San Nicola è a Bari, ma facciamo in modo che resti

Il rischio è che l’operazione turca, da un lato storiografico divulgativa, dall’altro di marketing e pubblicizzazione religiosa, possa d’un tratto impoverire la nostra storia, il nostro legame con San Nicola e soprattutto le potenzialità turistiche e di sviluppo della città di Bari.

L’unica ricostruzione tecnica e antropomorfica sulle ossa tutt ‘ora conservate nella cripta della Basilica di San Nicola a Bari, risale al 1956, ad opera professor Luigi Martino, il quale tracciò un identikit delle sembianze del santo. Successivamente ci fu lo studio in 3D dello studioso Onofrio Introna, ma non vi è nulla di scientifico che riguardi la datazione del corpo

Ed allora come arginare una eventuale e futura appropriazione turca?

Certamente ai baresi non importerebbe, da un punto di vista empatico. Ma dobbiamo in ogni caso tutelarci. Ed il modo migliore per farlo è rendere indispensabile la figura di San Nicola a Bari, molto più di come siamo abituati a far oggi.

Le proposte ci sono state. Da un parco tematico, alla creazione di una statua rappresentativa del santo che primeggi sulla città. Lo storico Varricchio ha raccontato di aver anche stimolato la cittadinanza e le istituzioni con una raccolta di 5.000 firme, operata nel 1999 dall’associazione “San Nicola per la pace”.

Non basta il credo, non basta la Basilica. La cripta deve essere solo il punto di partenza o di arrivo di un percorso non solo religioso, ma anche culturale.

La valenza di San Nicola è ovviamente anche turistico economica. San Nicola, come detto, è anche l’antesignano di Father Christmas, il buon vecchio che porta doni ai bimbi. Occorre riuscire a rinforzare il legame tra le due figure con iniziative culturali e di merchandising per creare maggior afflussi di pellegrini e famiglie e aumentare l’occupazione.

Allora sì che il santo farebbe l’ennesimo miracolo.

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