Come evitare il contagio dal virus cinese

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L’impossibilità di avere stime più accurate sul numero dei contagi ha reso difficile anche capire la reale contagiosità del coronavirus e la sua gravità. Sappiamo poco e nulla sui tempi di incubazione. Ecco le raccomandazioni dell’Oms​

coronavirus sintomi
NICOLAS ASFOURI / AFP

Le visite alla Città Proibita sono state sospese per contenere il contagio del coronavirus 

È stato ribattezzato 2019-nCoV e dal 20 gennaio sappiamo che può trasmettersi da uomo a uomo. Provoca sintomi molto simili a una normale influenza con raffreddore, febbre, difficoltà respiratorie, ecc. Ad oggi queste sono le uniche informazioni certe che abbiamo sul virus cinese. Il resto, infatti, sono solo ipotesi, informazioni parziali e confuse.

Incerta è l’origine di questo focolaio. Molti dei casi iniziali hanno riferito un’esposizione al Wuhan’s South China Seafood City market, il mercato del pesce cittadino dove erano comunque esposti altri animali vivi. Potrebbe aver avuto origine nei pipistrelli o nei serpenti.

Le teorie si basano sull’esame della sequenza del genoma del virus e due studi indicano il ruolo probabile dei pipistrelli nell’origine del virus. Ci potrebbe però essere stato un “ospite intermedio” e uno studio del Journal of Medical Virology identifica i serpenti come il possibile colpevole. Ma nessuno studio spiega ancora come il virus potrebbe essere stato trasmesso dagli animali all’uomo.

Pochissime sono le informazioni sul numero dei contagi. Le autorità segnalano 571 casi confermati in 25 regioni e altri 393 sono casi sospetti. Ma molti mettono in dubbio queste stime. Considerata la popolosità di Wuhan, che conta 11 milioni di abitanti circa, si ritiene difficile credere che i casi di infezione siano solo qualche centinaio. Uno studio britannico parla di almeno 1.700 casi.

Le persone decedute sono invece 17, tutte nella provincia di Hubei, in Cina centrale, e con un’età compresa tra i 48 e gli 89 anni. Sembra che la maggior parte dei pazienti deceduti avesse problemi di salute pregressi come la cirrosi, il diabete, l’ipertensione arteriosa e malattie coronariche.

Dopo il primo caso segnalato fuori la Cina, precisamente l’11 gennaio in Thailandia, oggi arrivata a quota tre contagi, è stato segnalato un singolo caso a Hong Kong, Macao, Taiwan, così come negli Stati Uniti, in Giappone e Repubblica di Corea.

L’impossibilità di avere stime più accurate sul numero dei contagi ha reso difficile anche capire la reale contagiosità del coronavirus e la sua gravità. Sappiamo poco e nulla sulla durata della contagiosità e sui tempi di incubazione. Incertezza, quest’ultima, che ha sollevato qualche timore sul possibile arrivo di 2019-nCoV anche nel nostro Paese.

Wuhan in questo momento è stata messa in quarantena e sono stati sospesi i viaggi. Tuttavia, giovedì mattina all’aeroporto di Fiumicino è atterrato l’ultimo volo da Wuhan. I passeggeri sono stati sottoposti ai controlli sanitari e sono state avviate tutte le misure per rendere tracciabili i loro movimenti. Ma non conoscendo il periodo di incubazione, i test in aeroporto sono ritenuti insufficienti a garantire che i passeggeri e l’equipaggio non siano stati contagiati.

Sulla base delle informazioni attualmente disponibili, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) non ha dichiarato lo stato di “emergenza pubblica sanitaria di rilevanza internazionale“. Pertanto non raccomanda alcuna restrizione a viaggi o a rotte commerciali. Ma ha diramato le seguenti raccomandazioni generali:

  1. Evitare il contatto stretto con soggetti affetti da infezioni respiratorie acute;
  2. Lavare frequentemente le mani, in particolare dopo contatto con persone malate o con il loro ambiente;
  3. Evitare contatti non protetti con animali di fattoria o selvatici;
  4. Persone con sintomi di infezione acuta delle vie aeree dovrebbero mantenersi a distanza;
  5. Coprire colpi di tosse o starnuti con fazzoletti usa e getta o con i vestiti;  
  6. Rafforzare, in particolare nei pronto soccorso e nei dipartimenti di medicina d’urgenza, le misure standard di prevenzione e controllo delle infezioni.

In Italia, il ministro della Salute ha riunito la task force per coordinare gli interventi nel nostro paese composta dalla Direzione generale per la prevenzione, dalle altre direzioni competenti, dai Carabinieri dei NAS, dall’Istituto Superiore di Sanità, dall’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” di Roma, dall’Usmaf (Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera), dall’Agenzia italiana del Farmaco, dall’Agenas e dal Consigliere diplomatico.

Si spera nei prossimi giorni di capire di più su 2019-nCoV. Sono pochi i precedenti di coronavirus noti, C’è la Sars, che si è originata sempre in Cina e che nel 2003 ha colpito diverse migliaia di persone, diffondendosi grazie agli spostamenti in aereo in diverse regioni del mondo e causando circa 800 vittime. Poi c’è il MERS-CoV, che nel 2012 è comparso nelle regioni del Medio Oriente e che al momento circola in 27 nazioni del mondo, sebbene l’80 per cento dei casi sia concentrato in Arabia Saudita. Si stima abbia causato circa 2500 casi di infezione con oltre 800 decessi. 

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